Formare cittadini attivi, investire nella solidarietà, nello sviluppo del senso di comunità, nella cultura della vita

Ogni tragedia, individuale o collettiva, naturale o umana procura privazioni, devastazioni, sofferenze, pianti e lutti. Il fascismo è stato una immensa tragedia umana che per oltre un ventennio ha tenuto in ostaggio un intero Paese, impoverendolo culturalmente, devastandolo materialmente, privandolo di elementari libertà, gettandolo in forsennate avventure coloniali e in una tremenda guerra mondiale.

Un grande contributo nel contrasto e nella lotta al Fascismo è venuto dalla Resistenza, che non è stato da subito un fenomeno di popolo (parte della società che non è borghesia), una manifestazione collettiva altrimenti il regime autoritario non sarebbe neppure sorto o sarebbe stato sconfitto molto prima.

L’esistenza e la permanenza della dittatura convenivano soprattutto ai ceti, alle classi sociali abbienti, ai latifondisti, alla malavita. Era consentita dall’indifferenza, dalla diffusa ignoranza, dalla vita di fatiche e di stenti, dalla pavidità di molti. Dov’erano gli intellettuali, se solo dodici degli oltre duemila docenti universitari si rifiutarono di inginocchiarsi davanti al dittatore? Dov’era la Chiesa istituzionale?

Solo in prossimità e durante lo svolgimento del conflitto, s’infoltirono le schiere di partigiani, di semplici donne e uomini del popolo, di intellettuali dissidenti, di preti disobbedienti, che anche senza imbracciare armi e montare in trincea combatterono in silenzio contro il regime.

Con la liberazione di Milano si decretava ufficialmente la fine del Fascismo, e nasceva la Repubblica Italiana dotata di una Costituzione veramente democratica. Veniva alla luce, finalmente, uno stato democratico? Il fascismo era morto definitivamente?

Per nulla. La Costituzione? Subito disattesa in molti dei suoi articoli. In tanti si sono limitati a cambiare casacca, persino a rifarsi una verginità antifascista. Hanno mantenuto privilegi, conservato costumi ed abitudini del vecchio regime, continuato a opprimere.

I più deboli? Costretti ad emigrare. Il suolo? Stravolto dalle colate di cemento e di asfalto, dal diffuso abusivismo edilizio, dal saccheggio dei beni collettivi, dall’inquinamento. A beneficiarne sempre i soliti, possidenti, cialtroni, malavitosi e soggetti contigui al potere politico.

Citando con orgoglio Pasolini: “La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratiche-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline.”

Siamo a festeggiare un altro 25 aprile. Ha senso? Certo! Sarebbe, però, ben minima cosa se nostalgicamente si volessero solo commemorare coloro che si sono impegnati strenuamente, anche col proprio sacrificio, per abbattere il vecchio regime.

Sarebbe, invece, una grande occasione di riscatto e rigenerazione umana e politica, se maturasse la convinzione di ….offrire opportunità di vita dignitosa a tutti gli italiani assieme a chi chiede asilo per ragioni climatiche, belliche, politiche ed economiche, …fermare l’esodo di tanti giovani, prospettando opportunità, ….offrire  adeguate condizioni economiche e sanitarie alla gente, ….formare cittadini attivi, …investire nella solidarietà, nello sviluppo del senso di comunità, nella cultura della vita, nella tutela e salvaguardia del territorio.

Per farlo occorre una rielaborazione, una rivisitazione, un aggiornamento, un’attualizzazione dell’antifascismo…. che diventi  un atteggiamento mentale, un carisma di animo e di cuore, uno stile di vita, una bussola capace di indicare immancabilmente il rispetto della dignità di tutti gli esseri viventi e di ogni cosa. …che viva tutti i giorni dell’anno. Maestosamente e con umiltà.

I partigiani di oggi, cioè tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti di se stessi, dei congiunti, delle generazioni future, si devono impegnare con tutte le energie per la difesa e l’attuazione della Costituzione, nata in un fecondo momento della storia democratica dell’Italia. Non devono lasciarsi incantare e fuorviare da legulei che pontificano facendo leva sulla paura, in gran parte volutamente indotta, della gente comune.

Non si può essere antifascisti alla bisogna, secondo le convenienze. Né esistono mezze misure nella sua espressione.  L’essere veramente antifascisti, cioè democratici, esige radicalità, sacrifici, e ognuno deve fare la sua parte. Tutti devono rimboccarsi le maniche e partecipare attivamente alla vita sociale e politica con alto senso di responsabilità.

Deve …sparire completamente la figura dell’evasore fiscale, che opprime con la sua immorale ed incivile condotta chi esercita scrupolosamente il proprio dovere di finanziare i servizi sociali, sanitari, culturali. …Cambiare il comportamento di tutte le figure professionali che mirano esclusivamente al conseguimento del profitto, modificarsi il costume dei politici, che progettano il loro operato in funzione del proprio tornaconto e di quello dei sodali.

Se non si abbandona l’indifferenza, se non si assumono impegni rigorosi con se stessi, il fascismo, regime di oppressione e sfruttamento, sarà molto più vitale di quanto già sia adesso, in tante manifestazioni ed aspetti della vita associata, pur non indossando il fez e la camicia nera.  E saranno guai seri, terribilmente seri, soprattutto per il ceto medio, per le fasce sociali più deboli e per l’ambiente.

 

 

 


Fontehttps://commons.wikimedia.org/wiki/File:Manifesto_Festa_della_Liberazione.jpg
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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.