“Ti racconterò tutte le storie che potrò”
Una giornata che ognuno di noi si porta dentro come un marchio a fuoco, come una ferita rimarginata i cui contorni ci riportano alla memoria eventi impastati con impegno, tenacia e sangue.
Tra le pagine del libro “Ti racconteró tutte le storie che potrò” si legge il “cuore” della signora Agnese e viene fuori la dolce e determinata grandezza unica e inimitabile del compianto magistrato.
“Era un uomo che cercava la verità. Mi disse: dove non c’è verità non c’è giustizia. E poi aggiunse: La giustizia lenta è un’ingiustizia per la società.”
“È un rituale che gli ho visto fare parecchie volte in quegli anni. Vestirsi di corsa e andare da solo sul luogo dell’ultima tragedia. Senza dire una parola. Non tanto per iniziare le prime indagini, piuttosto perché sperava sempre che l’amico, il collega, si fosse salvato dai colpi terribili della mafia.”
Nel racconto, voluto fortemente dalla moglie che ha voluto utilizzare gli ultimi mesi della sua vita per lasciare dietro di sé ricordi indelebili di una vita trascorsa accanto al suo e nostro “eroe”, pian piano impariamo a conoscere l’uomo, marito e padre affettuoso, attento, generoso e indimenticabile.
“È in quei giorni che Paolo mi ripete: È’ normale che ci sia la paura in ogni uomo. Ma l’importante è che la paura sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna mai farsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti.”
Un libro delicato che ci accompagna nella quotidianità non sempre facile di un uomo che ha saputo rendere grandi valori quali: coraggio, responsabilità del proprio ruolo, generosità nel darsi, impegno profuso con entusiasmo e amore incondizionato.
* 19 luglio 1992 la strage di Via d’Amelio.
Paolo Borsellino, il giudice antimafia, si era recato in visita alla madre quando nel breve tratto tra le auto della scorta ed il portone una vecchia Fiat 126 imbottita di esplosivo, innescata a distanza, cancellava la vita del giudice palermitano e della sua scorta.