Mastroianni recitò fino a poco prima che la sua malattia glielo impedisse nel dramma “Le ultime Lune”, di Furio Bordon. Fu il dramma in cui diventò se stesso

Vorrei poter ricordare Marcello Mastroianni (Fontana Liri, 28 settembre 1924 – Parigi, 19 dicembre 1996) senza la sua divisa di attore, senza la sua maschera, senza il nascondiglio umano di una parte.

Mastroianni recita, fino a poco prima che la sua malattia glielo impedisca, nel dramma “Le ultime Lune”, di Furio Bordon. Impersona un vecchio professore universitario chiamato semplicemente “il Padre”, che decide di lasciare la casa in cui vive con suo figlio – l’attore Giorgio Locuratolo – a sua nuora e ai suoi nipoti: si sente di troppo, un peso.

Mastroianni scopre di essere malato di cancro nel 1996 e deve sospendere, rinviare delle date programmate fra novembre 1995 e novembre 1996, a causa di un malore. Il grande attore è abituato a mantenere un distacco morale da ogni suo personaggio, ma in questo caso sa di essere alla fine della sua vita e si commuove, partecipa emotivamente alla finzione teatrale.

Lo spettacolo va in scena per la prima volta il 10 novembre 1995 al Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni, con la regia di Giulio Bossetti. Il testo vince nel 1993 il premio teatrale dell’Istituto del Dramma Italiano “IDI” per la migliore novità teatrale dell’anno.

Lo spettacolo comincia col personaggio del “Padre” che suona “La Messa in Si minore di Bach” e intanto parla con sua moglie (l’attrice Erika Blanc) morta giovane, prima di compiere cinquant’anni, nella stanza che andrà all’ultimo dei suoi nipoti. Mastroianni è fisicamente provato, ha i capelli ingrigiti e indossa gli occhiali e un abito che sembra troppo grande per lui. I due parlano di quello che non hanno potuto vivere e provare come coppia, di musica, del tempo che rimane, del rapporto con il figlio che hanno in comune.

Alla moglie cui parla idealmente, guardando dei poster appesi alla parete che raffigurano Pluto e i tre Paperino dice: «lo sai che da bambino io sognavo di essere uno dei tre Paperino? I miei compagni avrebbero voluto essere Batman, Superman, io no… a me piaceva la famiglia di Paperino: il salotto di casa sua con quella vecchia poltrona sfondata e la sua automobile a forma di pagnotta dietro cui portava i suoi nipotini».

Nel secondo atto, Mastroianni, solo in una stanza della casa di riposo Villa Delizia – vere lacrime che solcano il suo viso – poco prima del buio scenico spiega: «io vorrei morire a Natale… con il grande albero illuminato in mezzo alla piazza… mentre la neve cade lenta su tutta Paperopoli… e io la guardo volteggiare nell’aria in compagnia di Qui e Quo, i miei due fratellini… e mi sento a casa, al caldo e al sicuro… con le zampe infilate nei miei scarponcini gialli e il copriorecchie a batuffolo che mi stringe delicatamente le tempie come la carezza di un figlio bambino».

Il pubblico e la critica accolsero favorevolmente “Le ultime lune”, in gran parte proprio grazie a Marcello Mastroianni che quella volta smise di essere attore per diventare se stesso, recitando l’ultimo atto della sua vita.