“Viva l’Italia, presa a tradimento,
l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l’Italia, l’Italia che non ha paura”
(De Gregori)
Una celebre canzone di Francesco De Gregori. Una strofa illuminante per comprendere la portata del sacrificio che alcuni uomini compiono per permettere alle idee di libertà, uguaglianza e giustizia sociale, care a valorosi uomini di Stato, di continuare a camminare spazzando via quel puzzo di compromesso morale che rappresenta un cappio alla gola del “Bel Paese”.
“Viva l’Italia, presa a tradimento” da quei politici collusi che avrebbero – pur di salvare la loro vita ipotecata da promesse non onorate – trattato con le belve corleonesi, autrici di tremendi eccidi di uomini dello Stato. In particolare, il riferimento è all’ex Ministro democristiano, Calogero Mannino, che, secondo l’accusa del processo Trattativa Stato-Mafia, consapevole di essere finito nella black-list di politici e magistrati condannati a morte da Riina, si sarebbe attivato per salvare la propria vita dando il via al dialogo dello Stato con Cosa Nostra. A tal proposito giova ricordare le parole pronunciate, nell’Ottobre 2009, dall’attuale Presidente del Senato, Pietro Grasso, il quale asseriva: “La trattativa ha salvato la vita a molti ministri”.
“Viva l’Italia assassinata dai giornali” troppo spesso silenti con riferimento a notizie “scomode”. Mi riferisco, in particolare, all’assordante silenzio riservato alla terribile notizia riguardante l’altissimo rischio di attentato per il Magistrato più in pericolo d’Italia, Nino Di Matteo, “colpevole” secondo Riina di non essersi fermato e quindi di aver continuato a “scoperchiare “ pentole che non andavano scoperchiate (per usare un’espressione molto utilizzata ai tempi del pool antimafia di Chinnici, Falcone e Borsellino)
“L’Italia con gli occhi asciutti nella notte scura”: la notte successiva alle stragi di “Capaci” e “Via D’Amelio” nelle quali persero la vita: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’alba del 24 Maggio e quella del 20 Luglio 1992 fecero registrare una grande ribellione del popolo italiano, purtroppo conclusasi poco dopo… Riecheggia ancora nella mente di tanti Italiani la frase: “Fuori la mafia dallo Stato”, pronunciata, da tanti palermitani, durante i funerali di Stato degli uomini della scorta di Borsellino.
“Viva l’Italia, l’Italia che non ha paura”: l’Italia dei Di Matteo, dei Masi, dei Ciancimino e dei tanti cittadini che nelle piazze e nel web si schierano al fianco di chi vuole illuminare quelle stanze buie del potere, nelle quali sono stati stipulati indicibili accordi. Nino Di Matteo, pubblico ministero della Procura di Palermo, che nonostante le minacce e la vita blindata, a cui è sottoposto da 21 anni, continua, senza tentennamenti, a svolgere il proprio dovere anteponendo i suoi valori alla carriera. Saverio Masi, Maresciallo dei Carabinieri, considerato, dagli onesti, il vero “Ultimo”, dolosamente isolato per aver osato provare, disattendendo ordini dall’alto, a catturare latitati, apparentemente imprendibili, come Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro. Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito, politico al servizio dei Corleonesi, un uomo in cerca di riscatto che, per donare al proprio figlio un’esistenza libera dagli effetti nefasti di un cognome ingombrante, ha deciso di collaborare con l’autorità giudiziaria, o meglio con la parte di essa disposta ad ascoltarlo senza pregiudizi.
In seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti, i quali hanno confermato che il tritolo per il dott. Di Matteo è pronto ed è sicuro a Palermo, pochi Italiani svegli e liberi da servilismi carrieristici, oggi, si pongono delle domande: chi vuole morto questo magistrato atipico che, nel paese dei qualunquisti, ama il suo lavoro e compie il suo dovere fino in fondo? Chi ha intenzione, come avvenuto nel 1992, di riportare il terrore nelle strade e nei palazzi del potere? Qual è la posta in gioco?
Cosa Nostra ha cambiato volto: ora siede nei salotti buoni frequentati dai colletti bianchi, dagli ufficiali, dai banchieri e più in generale dagli eredi di quella classe politico-mafiosa-massonica che ha pianificato e attuato la strategia del terrore. Non saranno mica gli stessi soggetti che Di Matteo, Masi e Ciancimino, pur con ruoli diversi, cercano di combattere tirandoli fuori dal cono d’ombra dove si nascondono?
Rispetto al 1992 l’evoluzione tecnologica, in particolare internet, ha permesso di conoscere nomi e quindi informazioni scomode. Oggi è cieco chi non vuole vedere ed informarsi. Oggi è schiavo chi continua a sostenere uomini collusi. Oggi è realmente libero chi si riconosce in uomini disposti a tutto pur di donare un futuro degno, di essere vissuto, alle giovani generazioni.