Quell’ultimo film di un gigantesco Massimo Troisi…

Passa il tempo, le stagioni, i ricordi e ti ritrovi in una sera di pioggia a rivedere un film, non un film qualsiasi, ma il film che ti scuote il cuore e ti fa vibrare l’anima: Il postino.

In molti conoscono la trama, la piccola isola dei pescatori, dove nessuno o pochi sanno leggere e scrivere diventa un mondo che si apre proprio a quel postino che mai aveva conosciuto l’universo sublime e profondo della poesia. Sì, perché proprio su quell’isola arriva il poeta Pablo Neruda, quel poeta che ti sfiora e percuote solo con le parole. Le lettere che quel postino, interpretato da un grande Massimo Troisi, gli consegna diventano il pretesto per “imparare a fare poesia”.

“Io non so dire quello che hai letto con parole diverse da quelle che ho usato. Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può spiegare la poesia a un animo che è disposto a comprenderla”: è così che Neruda, interpretato da un grande Philippe Noiret, parla a quel postino così semplice e puro di cuore.

Queste parole mi rimbombano dentro, penso a tutte le volte che il solo fruscio del mare, il caldo sole, il vento tra i capelli mi hanno resa felice e tutto questo diventa poesia.

Il postino, mai sazio di quelle parole, s’innamora di Beatrice, che però non idealizza come ha fatto Dante, la cerca tra le spiagge lunghe dell’isola, la guarda, le dedica parole che suonano come una musica soave e poi la sposa.

Le vita di Pablo Neruda e di Mario Ruoppolo si intrecciano, come se non esistessero differenze sociali, come se quell’isola così lontana nel tempo e nello spazio li avesse messi uno di fronte all’altro a fermarsi, scovarsi dentro, a chiedersi della propria esistenza e a rispondere davanti al mare infinito e alla natura sconfinata.

Neruda, esiliato dal suo amato Cile, ha trovato un amico semplice e Mario ha trovato un senso alla sua vita, perché lui ha scelto di non essere un pescatore, come tutti gli altri isolani, ha avuto il coraggio di interrogarsi, di scegliere, di parlare alla donna di cui si era innamorato. Pablo e Mario hanno avuto, in maniera diversa, il coraggio di vivere le proprie emozioni.

Pablo, però deve andar via, torna nel suo Paese, e Mario lo aspetta per tanto tempo, ma Pablo torna troppo tardi. Mario è ormai morto perché colpito dalla fazione politica opposta, durante un incontro in cui avrebbe dovuto leggere una poesia dedicata proprio a Pablo Neruda.

Neruda torna dopo cinque anni su quell’isola e trova il piccolo Pablito, figlio di Mario e Beatrice. In una scena commuovente sembra si intreccino passato e futuro in uno sguardo sorridente. Tragico intreccio tra fantasia e realtà: Il postino è l’ultimo film di un gigantesco Massimo, morto quarantunenne, a sole 12 ore dal termine delle riprese…

Ho pensato a lungo a come spiegare le mie emozioni, magari Neruda mi avrebbe detto di viverle e basta, perché è questa la poesia della vita.

Se solo tutti imparassimo a fermarci, a prenderci il tempo del nostro cuore, a non accontentarci delle cose più facili, ma di quelle che ci rendono felici, diventeremmo tutti dei piccoli o grandi postini che cercano ogni giorno delle metafore per spiegare le grandi cose semplici eppure della vita di tutti i giorni.


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Nata ad Andria il 28 agosto 1985. Laureata in lettere moderne con indirizzo filologia moderna presso l'Università degli studi di Bari il 21 luglio 2011, abilitata all'insegnamento presso l'Università degli studi di Bari il 21 luglio 2015. Docente di lettere presso scuola secondaria di 1^ grado. Amante del teatro, di cinema, delle letture interiori e profonde che ti arricchiscono. A scuola cerca di essere una professoressa moderna ed aperta al dialogo costruttivo con i suoi ragazzi, non dimenticando mai l'importanza dell'educazione ed istruzione per una società migliore.