L’intervista-libro “Mi chiamo Sabrine. Un’italiana di seconda generazione” (Ed. Radici Future Produzioni soc.coop.), apparsa sul sito Culturmedia Lega Coop. Coop. è la prima ad una ragazza diciannovenne di seconda generazione

Sabrine, nata in Italia, precisamente a Barletta, da genitori tunisini. Le risposte di Sabrine Aouni alle domande dell’intervistatore, pur nella loro essenzialità e linearità, ripercorrono le tappe più significative che hanno scandito la sua giovane vita e che si sono tradotte, nonostante le difficoltà, in momenti di crescita umana, in occasioni di maturazione psicologica e di consapevolezza identitaria, in opportunità di approfondimento delle istanze, tendenze e idee che attraversano, come correnti spesso vorticose talvolta sotterranee, la nostra società e, in particolare, il “pianeta giovani”.

Sabrine, all’interlocutore che le chiede il motivo per cui ha accettato l’intervista, precisa che desidera vivamente comunicare il suo punto di vista offrendo, nel contempo, lo spaccato sociale di quanti si collocano nell’area, dai più ignorata, della seconda generazione, generalmente giovani nati in Italia da genitori stranieri e sempre vissuti nel nostro paese. Il viaggio metaforico, focalizzato sull’analisi del “doppio”, in lei coesistente, e dei rapporti con i familiari, (genitori e fratello), con le compagne e i compagni di scuola, con le amiche e gli amici delle associazioni studentesche, culturali e di volontariato, con cui attualmente condivide aspirazioni, speranze e impegno sociale, è funzionale a sgomberare il campo dai luoghi comuni, dai preconcetti e pregiudizi, dalle ovvietà che spesso e volentieri si colorano di sfumature di intolleranza o, peggio, si accendono di sinistri bagliori razzistici.

Battute, atteggiamenti e comportamenti malevoli, alternati ad altri di maggiore apertura, punteggiano la sua infanzia e adolescenza durante le elementari, le medie e il liceo, benché le maestre e i professori si siano sforzati di creare in classe un clima di inclusione, evitandole il rischio di marginalità socio-ambientale ed educativa; né sono stati e sono idilliaci i rapporti con le coetanee tunisine, che le rimproverano l’eccessiva autostima, la fierezza, la capacità di esprimere, senza peli sulla lingua, le sue convinzioni. Oggi, grazie alle contrarietà ed agli sgarbi ricevuti, accetta se stessa anche fisicamente, con i capelli crespi, qualche chilo di troppo e l’abbronzatura permanente, anzi è in grado di ironizzare sugli inestetismi che, alla luce dei canoni vigenti di bellezza, la caratterizzano.

Sabrine, in virtù del suo back ground, della volontà tenace di aprirsi al mondo, di riflettere sulle sfaccettature della realtà contemporanea e di giungere ad una valutazione personale dei fatti, riesce, durante l’intervista, a spaziare attraverso i temi più disparati. Ritiene, per esempio, che la scuola italiana sia palestra di cultura; che l’Italia sia uno scrigno di bellezze, ma anche un concentrato di drammatici problemi irrisolti, (criminalità, disoccupazione, assenza di diritti); che la sanità e l’istruzione stiano diventando un privilegio; che opinioni largamente diffuse alimentino la paura nei confronti dell’altro da sé; che il futuro dell’Europa, a cui si sente estranea, sarà andar dietro agli USA.

Traumatico per lei è il fenomeno del fondamentalismo islamico, le cui schegge impazzite hanno provocato morte e terrore non solo in Europa, (Charlie Hebdo e Bataclan), ma anche, con l’attacco al museo del Bardo, in Tunisia, che Sabrine ritiene pronta alla piena democrazia, dopo la dittatura ventennale di Ben Alì e nonostante i frequenti interventi repressivi dell’attuale governo. Il suo Islam “è una religione d’amore, di rispetto reciproco, di perdono e di misericordia…..Io invito tutti a leggere il Corano, perché penso che racchiuda in sé molto più di quanto venga detto dalla stampa. Partire dalle nostre diversità per trovare ciò che ci accomuna, questo dobbiamo fare!”. Di conseguenza il fondamentalismo cozza con l’Islam; esso, tuttavia, non va eliminato con la guerra, bensì con politiche inclusive che bandiscano l’odio e conducano all’amore. Di qui la sua gratitudine verso quanti ha conosciuto al circolo Cafiero che l’hanno aiutata e continuano a sostenerla quando ha bisogno di loro.

Dal mosaico di persuasioni, stati d’animo, impressioni, valutazioni emerge una ragazza pacificata con se stessa e con gli altri, capace di cogliere in ogni circostanza le luci e le ombre, molto legata ai genitori e alla famiglia, profondamente religiosa, impegnata nello sforzo di superare la dicotomia, ancora in lei operante, Italia/Tunisia: d’altro canto è una giovane donna “che è nata in Italia e digiuna durante il Ramadan mentre mangia frittelle per la festa dell’Immacolata”.

In ogni caso non cesserà di battersi per ottenere la cittadinanza italiana per diritto di nascita: a tale proposito ha presentato domanda, dietro pagamento di più di duecento euro di tasse, corredandola di tutti i certificati, compresi quelli di frequenza dall’asilo al liceo e persino quelli relativi ai vaccini, nonché di tutti i documenti, da cui risulta inequivocabilmente la sua residenza ininterrotta in Italia. A distanza di mesi la cittadinanza non è stata concessa; per lo stato italiano è ancora tunisina e immigrata, sicché non ha potuto esercitare il diritto di voto nelle consultazioni elettorali, né usufruire del bonus/giovani.

Ad maiora, Sabrine! Per quanto ci riguarda, meriti di poter godere della pienezza dei diritti.

Postilla

Il libro di Sabrine Aouni sarà presentato ad Andria, mercoledì 21 dicembre, ore 18.30, presso la sede del Museo Diocesano, in via de Anellis, 46. Converserà con lei il prof. Vincenzo Caricati, referente del Punto di Pace “Pax Christi” di Andria.


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Sono Rosa Del Giudice, già docente di italiano e latino presso il Liceo Scientifico "R. Nuzzi" di Andria dal 1969/70 al 1998/99 e, ancor prima, docente di italiano e storia presso l'ITIS "Sen. Jannuzzi" di Andria. Attualmente sono la rappresentante legale del Centro di Orientamento "don Bosco", che dal 1994 è un'Agenzia Educativa molto presente sul territorio andriese in quanto si occupa di temi pedagogici ad ampio spettro, promuovendo ed organizzando, prioritariamente, attività in due ambiti: l'orientamento scolastico nelle ultime classi delle secondarie di 1° grado, finalizzato a ridurre il fenomeno della dispersione; la formazione dei docenti, che la L.107 su "La Buona Scuola" opportunamente considera come obbligatoria, permanente e strutturale. Non lesino il mio contributo all'interno di Associazioni che si battono per il perseguimento del bene comune ed il riconoscimento dei diritti a quanti vivono nelle periferie esistenziali del mondo.