Liberi riflessioni a partire dagli affreschi di Giotto, nella cappella degli Scrovegni, a Padova

A Padova, nella cappella degli Scrovegni, è conservato un famoso ciclo di Giotto che parla della vita di Maria e di Gesù. È questa un’opera di capitale importanza sulla quale sono stati versati fiumi di inchiostro.

Un elemento della cappella a cui si pone poca attenzione è la sfilata dei Vizi e delle Virtù, posti a confronto sulle pareti laterali. Il rapporto si presenta dunque tra Stoltezza e Prudenza, Incostanza e Fortezza, Temperanza e Ira, Ingiustizia e Giustizia, Infedeltà e Fede, Carità e Invidia, Disperazione e Speranza.

Se i Vizi terminano il loro sviluppo nell’Inferno, le virtù giungono al Paradiso. Personalmente, a colpirmi maggiormente, è stato il Vizio dell’Invidia, anche se a suscitare un’attenzione meritevole sono tutte le rappresentazioni attraverso le raffigurazioni antropologiche.

L’invidia è rappresentata da una vecchia che ha una lingua velenosa, visualizzata attraverso l’immagine di un serpente che si ritorce, dopo essere uscita dalla bocca della vecchia. Tale serpente copre la vista rendendo la vecchia, oltre che orribile, anche cieca. Poiché l’invidia è sempre pronta a captare ogni discorso, attenta ad ascoltare tutto, per poter successivamente criticare, è rappresentata con orecchie lunghissime. L’invidia è sempre pronta a ferire e dunque, al posto di unghie normali, ha mani adatte a far soffrire la carne altrui. Invidia per il fatto che è focosa di rabbia, per l’emozione negativa da cui è abitata, si trova in un cerchio di fiamme, restando a sua volta bruciata.

Sappiamo che nell’affresco dei Vizi, al posto di Invidia, nella dottrina tradizionale, doveva trovarsi Avarizia, essendo opposta a Carità. Troviamo Invidia per il fatto che lo Scrovegni, nella sua cappella, voleva allontanare l’attenzione dal suo passato da strozzino, in quanto uomo avido di denaro.

La rappresentazione di Invidia mi ha fatto venire in mente una immagine di papa Francesco. Alcuni pettegoli, a dire del Vescovo di Roma, avrebbero la lingua tanto lunga da poter fare la comunione semplicemente allungandola dalla finestra della loro casa…

Al di là delle ironie, credo che l’immagine di Giotto possa aiutare anche i contemporanei a riflettere sulle conseguenze funeste di chi è invidioso. Il parlare male è segno di cecità, di cattiveria, di bruttura, di fuochi interiori che si rivolgono contro sé stessi. Il veleno che si porta dentro si rivolge contro la propria salute, porta al buio, mentre siamo fatti per la luce e per la pace. Ogni persona è un progetto di bellezza e bontà, mentre l’invidia, oltre a rendere cattivi, imbruttisce.

Invidia, nell’immagine di Giotto, stringe tra le mani un piccolo sacco di monete che desidera tenere per sé. Chi si chiude in sé stesso, per invidia, diventa egoista fino a distruggersi, implodendo nel proprio male.

Allontaniamo dunque l’invidia per custodire la bellezza, non prestiamoci ad ascoltare il male perché, come insegnavano i padri del deserto, prima di peccare con la bocca si pecca con le orecchie. Ciò che si oppone a Invidia, per Giotto, è Carità. Se l’invidia porta e fa già sperimentare l’Inferno, basta scegliere l’Amore per profumare di Paradiso.