7 maggio 2017, sulla SP 231, all’altezza di Corato, un tragico incidente. Muoiono 4 andriesi: Emanuele Fasciano di 52 anni, Antonio Lorusso di 45, Mariella Visitato di 44 e Michele Tattolo di 43. Pubblichiamo la lettera di Miriam, la figlia di Antonio e Mariella.

Era il sette maggio 2017, avevo appena terminato il pranzo e all’improvviso il suono del campanello deflagra come una bomba ad alto potenziale: mi appare mio zio, fratello di mio padre. Uno sguardo smarrito su cui io leggevo un presagio. La mia ansia cresceva dinanzi alla evidente incapacità di mio zio di proferire parola. Dopo tanta insistenza la terribile verità: non avrei mai più rivisto mia madre e mio padre. Un tragico incidente me li aveva sottratti per sempre. Tante domande nella mia mente: Dio mio, perché hai permesso ciò? Perché a me? Perché la vita mi impone un prezzo così alto? Come farò senza di loro?

Con il passare dei giorni la disperazione, come la marea, mi travolgeva e i ricordi del loro amore, della loro tenerezza, rendevano il dolore più acuto, ma non potevo e non volevo scacciarli via. Era tutto ciò che mi rimaneva di loro.

La morte di una persona cara annienta, distrugge, stravolge la vita in un secondo, al suono del campanello.

Sono rimasta sola, sola con mio fratello di soli 17 anni e di cui da quel momento mi sono sentita pienamente responsabile. Senso di abbandono e di rinuncia alla VITA, di pianti, di preghiere e di disperazione riempiono i miei giorni.

Vedo il buio, nient’altro.

Nondimeno, pian piano, una luce comincia a diradare il buio: sento la presenza dei miei genitori che mi infondono coraggio e forza: la vita deve continuare per me e per mio fratello. Ma chi può davvero anche solo immaginare cosa significhi convivere con un dolore che lacera il petto? Essere forte non è un vantaggio, ma l’unico atteggiamento necessario per affrontare una situazione drammatica. Io e mio fratello non eravamo pronti per questa separazione devastante; nessuno mai può esserlo.

Con la morte dei miei genitori ho perso una parte essenziale di me. Ho pregato e continuo a farlo sperando irrazionalmente che loro possano tornare; li aspetto pur con la consapevolezza che non torneranno mai più.

Ora vivono dentro me e riempiono in qualche modo il vuoto incolmabile della loro assenza, mi guidano con il loro esempio e con gli insegnamenti che mi hanno trasmesso. Rifletto su quanto sono stata fortunata ad avere due genitori come loro. Adesso con difficoltà, fra alti e bassi, fra rabbia e speranza, voglio guardare oltre e riprendere le redini della mia vita e di quella di mio fratello.

Con il coraggio del dolore voglio ricominciare il cammino contando sull’affetto dei miei nonni, delle persone che mi sono accanto e di mio fratello, un cammino illuminato da due fari luminosissimi: mamma e papà.

Miriam Lorusso