Le elezioni si avvicinano per molti Comuni e Regioni d’Italia e molti elettori dovranno decidere a chi dare il proprio voto. Si sa che i politici cercano di offrire di tutto pur di salire al potere, ma come si fa a sapere se il programma del politico di turno non è solo un modo per accaparrarsi il potere invece che proporre soluzioni alla comunità? Serve un buon senso critico e magari la lettura di qualche libro.

Perché le nazioni falliscono”, un saggio uscito negli Stati Uniti nel 2012, può fornire alcune risposte a questo dilemma e aiutare l’elettore a capire a chi dare il proprio voto. I due autori, Daron Acemoglu, professore di economia al MIT di Boston, e James A. Robinson, scienziato politico e professore ad Harvard, arrivano a teorizzare come le istituzioni facciano la differenza nel corso del tempo tra una società evoluta e una regredita.

I due autori formulano una teoria con cui cercano di spiegare perché in certe nazioni i loro abitanti diventano più poveri, le istituzioni crollano e scoppiano rivolte e guerre civili mentre altre continuano a prosperare sul lungo periodo, la pace sociale si mantiene, la violenza si riduce e il benessere economico degli abitanti aumenta. Questa teoria può essere ovviamente applicata a livello di comunità più piccole come i Comuni.

La risposta è, apparentemente, molto semplice e risiede nel tipo di istituzioni politiche ed economiche che una società si dà. Gli autori raggruppano tutte le istituzioni possibili in due grandi categorie: quelle inclusive (o pluraliste) e quelle estrattive. Le economie più evolute hanno istituzioni inclusive e pluraliste, quelle regredite hanno istituzioni esclusive.

Le istituzioni “esclusive”, servono a ristrette élite per assicurarsi il reddito e le ricchezze prodotte nel paese, escludendo così la maggior parte della popolazione. Al contrario, le istituzioni “inclusive” sono quelle che consentono ad ampie fasce di popolazione di accedere alla ricchezza o al potere. Sotto il profilo economico, incoraggiano per esempio gli individui a prendere parte alle attività produttive, mettendo a frutto le loro abilità.

Le istituzioni politiche pluralistiche permettono che nei luoghi dove si prendono le decisioni convivano i rappresentanti di numerosi e diversificati interessi – e non soltanto quelli di una precisa élite.

Ora pensiamo alle prossime votazione e chiediamoci:

Un’altra conclusione, per quanto possa sembrare banale, a cui gli autori arrivano è la seguente: non aspettatevi che le élite al potere cedano parte dei loro privilegi anche se in realtà loro dicono che lo faranno!

Gli autori dimostrano questa semplice constatazione in tanti eventi storici come la rivoluzione francese. Le élite dominanti preferiranno sempre difendere i propri privilegi ed estrarre risorse dalla società piuttosto che avviare un percorso di benessere per tutti.

L’unica maniera per scardinare il potere è fare una rivoluzione o più semplicemente votare le persone giuste e non in base al grado di parentela o a una particolare amicizia. Le istituzioni politiche ed economiche le decide la comunità al momento del voto.


Articolo precedente31 maggio, festa della democrazia: buon voto a tutti!
Articolo successivoBORDERLINE
Ingegnere Ambientale di formazione, durante la tesi di laurea ho la fortuna di passare un periodo di studio in Svezia. È li che vengo affascinato dalla cultura scandinava e dalla ricerca scientifica. Dopo aver lavorato in Italia presso l’Università di Perugia, mi trasferisco infine ad  Aalborg, ridente città al Nord della Danimarca. Alborg in Danimarca si scrive con la Å(:Ålborg) e si pronuncia Oolborg con voce un po’ baritonale. All’Università di Aalborg frequento un dottorato in Ingegneria Industriale sulle celle a combustibile (motori a idrogeno, per i non addetti ai lavori) dopo aver passato un periodo di soggiorno a Londra all’Imperial College. Sono attualmente docente ad Aalborg. Insomma, ho conosciuto tante persone straordinarie e visitato dei posti fantastici e spero che il viaggio duri ancora a lungo.

1 COMMENTO

  1. A distanza di pochi giorni dalle elezioni comunali, in qualità di giovane cittadino mi permetto di formulare una riflessione.

    Sarà difficile per me porre una croce su un simbolo e scrivere il nome di un candidato, non riesco a percepire quale partito o quale persona mi potrebbe rappresentare.

    La mia difficoltà è conseguenza di una campagna elettorale basata solo da insulti e da una guerra mediatica consumata soprattutto sui social network con spesso parole pesanti e offensive, una guerra tra centinaia di candidati al consiglio comunale, candidati che hanno riempito liste elettorali solo per portare una manciata di voti alla lista.

    Dov’è la politica? Dove sono i politici?

    Una campagna elettorale scarna di contenuti, di riflessioni e di proposte vere e fattibili. Una campagna elettorale senza risposte ma solo con cinque candidati sindaci con rispettive liste che illudono i cittadini ad un futuro migliore.

    Liste elettorali costruite all’ultimo minuto senza un minimo di formazione e informazione.

    Non sono un politico, non sono un esperto in materia, ma se prendo in considerazione quanto emanato dalla Corte dei Conti non riesco a vedere un futuro migliore, anzi, vedo un futuro fatto di ulteriori sacrifici che i cittadini dovranno incaricarsi. A me non interessa quanto scritto in quelle trenta pagine, a me interessa sapere e conoscere le soluzioni e le azioni da perseguire in seguito a quella sentenza.

    Fino ad ora nessuno è stato in grado di illustrare una serie di possibili soluzioni a tale sentenza ma si sono consumati ulteriori insulti, proteste e addirittura una richiesta di dimissioni all’attuale amministrazione a pochi giorni prima di recarci alle urne.

    Se è vero che l’attuale amministrazione non ha saputo gestire come un “buon padre di famiglia” perché non sono state chieste le dimissioni nei giusti tempi? Dov’era l’opposizione?

    Ho visto un centro sinistra all’opposizione completamente assente quasi complice di questo disastro.

    Un opposizione che ha atteso l’ultima seduta del Consiglio Comunale per inveire contro la maggioranza.

    Non sono un giudice e non mi permetto di giudicare fatti e persone, ma non dimentico le vicende giudiziaria che hanno colpito l’attuale amministrazione. Dov’è la verità? Chi pagherà?

    Basta con questo scempio, i cittadini hanno fame di sapere e di verità.

    Le grandi opere, l’economia la ricchezza sono frutto di una comunità ricca di verità, onestà e cultura.

    Domenica prossima affolliamo le urne in piena libertà sentendoci per primi amministratori di questa grande città.

    Un giovane cittadino.

Comments are closed.