Il paradosso è che molti cercano e agognano al tuttora inesistente Reddito di cittadinanza senza sapere che è attivo già il Rei (Reddito di inclusione)

In Italia il 1 gennaio 2018 è entrato in vigore il Rei (Reddito di inclusione), varato dal Governo Gentiloni, che è un beneficio  economico erogato ogni mese su di una card elettronica alle famiglie in condizioni disagiate con più di cinque componenti: in sostanza un assegno che va dai 177 euro ai 300. Il reddito di cittadinanza proposto dai Cinque Stelle in campagna elettorale prevede un assegno di 780 euro mensili per il singolo ai 3 mila euro al mese per una famiglia con 7 componenti: il requisito è uno stato di povertà relativa, assoluta o di deprivazione massima che abbraccia circa 9 milioni di persone. Il reddito di cittadinanza qualora diventasse legge e fosse dispensato, esigerebbe a priori l’iscrizione ai Centri per l’impiego e lo si perderebbe dopo tre proposte rifiutate di occupazione o lavoro. Il Rei ha una durata di 18 mesi mentre il Reddito di cittadinanza avrebbe  come termine la ritrovata serenità economica della famiglia. Il Rei costerebbe oggi 2,5 miliardi, su circa 100 mila domande presentate, mentre il Reddito di cittadinanza più 30 miliardi: si tratta di previsioni e stime.

Il paradosso è che molti cercano e agognano al tuttora inesistente Reddito di cittadinanza senza sapere che è attivo già il Rei.

Inoltre in Emilia Romagna c’è il Res (Reddito di solidarietà), in Puglia il Red (Reddito di dignità regionale), in Sardegna il Reis (Reddito di inclusione), in Friuli Venezia Giulia il Mia (Misura attiva di sostegno al reddito).

Il Red pugliese è uno strumento dedicato alle famiglie con un reddito inferiore ai 3 mila euro annui e posso accedervi tutti coloro che risiedono in Puglia da almeno 12 mesi dalla data di presentazione della domanda: attivo dal 26 luglio 2016.

Ora, la domanda che molti si pongono è: come si potranno garantire i 780 euro al mese e una riduzione del 40% del rapporto debito/pil? Ma chi è disperato probabilmente non se lo chiede.

Antonio Tabucchi, lo scrittore, ripeteva: “Bisogna parlare, parlare finché è possibile perché poi un bel giorno avremo la bocca piena di terra”.

L’Italia, capace di carezze che tolgono il fiato e di pugni di che fanno altrettanto: la bellezza e l’ingenuità.

Auguriamoci un tempo in cui abiti il rispetto tra chi ha fame e chi vende il pane.

In realtà, il voto politico dello scorso 4 marzo sa di silenzio, di vuoto, di disobbedienza all’intelligenza.

Forse sarebbe il caso di dire a noi stessi: è giunto il momento di aprire gli occhi e mettere in discussione la nostra vita, prima, e poi la sorte del Paese che abitiamo.