Albairate – Gibilterra in 500: un viaggio della speranza o, forse, semplicemente, di pura felicità.

Se Peppe e Jacopo decidessero di mettere all’asta, su Ebay, la loro Fiat 500 del 1961,probabilmente i possibili acquirenti scarseggerebbero, ma se alla foto allegassero il loro singolare diario di viaggio, bè, state pur certi che di feedback positivi ne pioverebbero copiosi. Già, perchè i due ragazzi, partiti da Albairate, piccola frazione milanese, hanno raggiunto, fra mille traversìe, il punto più lontano di Gibilterra. Un viaggio della speranza o, forse, semplicemente, dell’allegria, della voglia di condividere ogni istante di questa ipotetica scalata autostradale. Poco importavano le asfittiche pareti di una carrozzeria vintage, la strada era lì per essere attraversata, i chilometri scorrevano veloci come il tempo piacevole che divorano due amici. Attraverso la sua pagina facebook “Missione 500”, Peppe Fracchiolla ha documentato con video e foto l’incredibile avventura on the road, emozioni indescrivibili che proviamo ad estorcergli in questa intervista.

Ciao Peppe, da dove nasce l’idea di percorrere il tragitto Albairate-Gibilterra in macchina?

Più che un’idea è sempre stato un desiderio che mi portavo dentro da qualche anno ormai. Sarà stata la mia passione per i classici e la mitologia greca, i viaggi assolutamente fuori dal normale e la storia delle avventure di Ulisse, viaggiatore per antonomasia, che mi hanno fatto sognare e pensare a luoghi come Gibilterra. Famosissima per la Rocca inglese e la piccola popolazione di scimmie che la abitano, era anche altro per me. Un luogo importante perchè segnava i confini del mondo allora conosciuto. Una sfida da superare quindi. Il solo pensiero di percorrere tutta la costa del Sud della Spagna continentale e andare oltre le “Colonne d’Ercole” mi rendeva euforico. E’ stato un viaggio soprattutto interiore.

Come mai tu e il tuo compagno di viaggio, Jacopo, avete scelto, per questa traversata, proprio una Fiat 500 del ’61?

Era un giorno come altri di studio e disperazione per l’esame incombente. Parlai al mio compagno Jacopo, che ho conosciuto all’Università, di questo mio desiderio. Gli mostrai il tragitto su una mappa e man mano che scorrevo il dito lungo quelle coste, ci rendevamo conto di quanto effettivamente ci fosse da vedere. Paesini dell’Andalusia mai nominati da nessuno, ma che in confronto a città più famose come Barcellona o Valencia, sembravano essere molto più caratteristiche e autentiche, ricche di storia. Luoghi che con mezzi comodi e  veloci si tendevano a trascurare. Volevamo viaggiare a bordo di un mezzo che fosse soprattutto lento. Un mezzo che ci permettesse di viaggiare ma che ci concedesse anche il tempo di osservare e capire. Mi vennero in mente le giornate estive in Puglia, quando andavo al mare con una delle bianchine che mi ha lasciato mio nonno prima di andarsene. Una Fiat ‘500 del 1961. La macchina per eccellenza, L’automobile italiana, Al giorno d’oggi, basta prendere un semplice volo, giungere nelle classiche città turistiche, passare qualche giorno e tornare comodamente a casa. Il viaggio vero, però, non è questo. E’ tutto quello che c’è nel mezzo, tutti quei luoghi che dovremmo attraversare, esplorare e invece ci limitiamo a sorvolare in aereo. La decisione ormai era presa.

La vostra pagina facebook “Missione 500” conta quasi mille iscritti. Credi che la vostra incredibile avventura possa fungere da sprone per coloro che desiderino intraprendere un percorso di vita introiettato in un’esperienza spirituale di crescita e nuova conoscenza di sè?

Come ho già detto, questo tipo di viaggio è stato sicuramente un piacere per gli occhi, che tanto hanno visto in quei giorni, ma soprattutto un piacere per l’animo. Un viaggio interiore che ha fatto crescere entrambi. I libri sono importantissimi ma a volte le esperienze ancor di più. Volevamo comunicare questo messaggio e coinvolgere più persone possibili in questa causa. E’ stato bello vedere le reazioni di tutta la gente che ci ha seguito e ha deciso di partecipare alla campagna di Crowdfunding per aiutarci con il progetto.

Nonostante, a 60 km da Barcellona, la 500 vi abbia abbandonato, siete tornati su strada con più tenacia e determinazione. Dove finisce, secondo te, il confine della rinuncia e inizia, invece, l’ingresso nell’ignoto, ma per questo affascinante, mondo della scoperta?

Prima di partire, più volte la gente ci ha preso per matti e ci ha sconsigliato di fare qualcosa del genere perchè troppo pericoloso. Non nascondo che i miei genitori erano molto preoccupati. Noi però eravamo convinti fosse un’avventura che valesse la pena di vivere con tutti i pro e i contro del caso. Eravamo pronti, quindi, all’eventualità che El Coche – così chiamato dagli spagnoli andalusi – potesse darci dei problemi. La nostra 500 si è fermata ben quattro volte. Dopo la prima volta sull’autostrada francese, a soli dieci minuti dal confine spagnolo, non abbiamo avuto più paura. Neanche quando l’auto in panne ci ha abbandonato nel bel mezzo del Desierto de Tabernas con 45 gradi sulla pelle. Un soluzione si trova sempre. L’importante è buttarsi e vivere. Ecco, è stato quello il momento di rinuncia, rinuncia alla preoccupazione e ingresso nell’ignoto mondo della scoperta. Ci importava soltanto di andare avanti e vedere il più possibile. L’imprevisto ci ha spaventati ma ha reso unica questa esperienza.

Giunti a Civitavecchia, quale sensazione vi ha suscitato il ritorno a casa?

E’ stato uno dei viaggi più importanti per me a livello di crescita personale ma, dopo un mese lontano da casa, in precarie condizioni di comfort e igiene, la voglia di tornare era tanta. Anche qui l’imprevisto si è fatto avanti. Non essendo sicuri di quando saremmo riusciti a giungere a Barcellona e imbarcarci per l’Italia, non prenotammo assolutamente nulla. Unico traghetto disponibile Barcellona – Civitavecchia, molto meno comodo rispetto a quello per Genova. Abbiamo dovuto percorrere così, mezza Italia per giungere in Lombardia e concludere l’impresa. Una volta giunti a Siena, dove dovevamo passare la notte, mi resi conto di quanto fosse bello il nostro Paese. Avevo già passaggiato per quelle viuzze e Piazza del Campo ma ne rimasi sconvolto dalla bellezza. Ero andato così lontano per imparare ad apprezzare ed amare ancor di più il mio Paese. Mi mancava la mia vera casa però, la Puglia.

La vostra prossima meta?

Abbiamo pensato a parecchi altri tragitti da percorrere a bordo della nostra amata 500. Entrambi vorremmo tanto percorrere tutti i fiordi norvegesi e giungere a Capo Nord. Sarebbe un sogno che diventa realtà. Nel frattempo contuiamo a viaggiare con la mente per rimanere in forma…