Carissimi compagni chiamatela provvidenza, caso, fortuna. Certo è che mai avrei pensato di scrivere degli articoli di questo genere. Nella vita mi hanno insegnato a “seminare” senza stancarsi mai, nonostante la doxa (la gente) ti dica che non vale la pena, che è tempo perso…
Ho sempre seguito quella “vocina” che Socrate chiama “Demone”. È una vocina che prima o poi si risveglia dentro di noi; dorme, dorme, ma c’è un punto della nostra vita in cui avviene un cambiamento. Ti rendi conto che la vita è un cammino come quello di Santiago de Compostela. Sai solo che devi camminare e superare le tappe. Una cara amica mi ripeteva: «Se ti fermi, sei perduto. Se uno vuole scalare, non può portare con sé troppe cose, perché rischia di cadere o di rallentare o di non giungere mai a destinazione. È necessario liberarsi delle “ricchezze”: nel nostro zaino poche cose, l’essenziale»
Dimenticavo: ho 23 anni, sono uno studente universitario e per essere autonomo e per aiutare la famiglia lavoro come cuoco in un ristorantino della mia città. Sono felicissimo della mia vita e dopo diverse esperienze ho stretto amicizia con questa vocina che mi dice cosa devo fare, proprio quella che di cui ci parla Socrate: Tommaso d’Aquino la chiamava coscienza. Basta mettersi in ascolto e il gioco è fatto!
Capita allora di scoprire che la vita è una continua meraviglia, nonostante le mille difficoltà e i sacrifici. La vita è un dono che va custodito e non c’è modo migliore per custodirlo che ridonarlo a chi incontriamo.
Dopo la terza media, ho sottovalutato me stesso e le mie capacità tanto da iscrivermi ad un professionale. Mi dicevo che così non avrei avuto problemi di lavoro, anche perché vedevo lontanissima la vita universitaria. All’età di 14 anni, ero pendolare e partivo tutte le mattine alle 7, quando non perdevo il bus o, con i miei amici, marinavo la scuola. Sono volati ben 5 anni. L’estate e la si passava a fare esperienza nei ristoranti del Nord e lì ti rendevi conto che tra la teoria e la pratica c’è un abisso. La scuola è un mondo perfetto, poi nel mondo del lavoro devi “lavorare” con te stesso, con i colleghi, con i costi fissi, con i fornitori, con i clienti.
Ho lavorato i primi due anni in due pasticcerie, poi la vita ti mette davanti a dei treni che passano e bisogna essere lungimiranti. Occorre salirci su e cercare di capire dove ti condurranno. Sono treni su cui sali conoscendo il luogo di partenza, le tue sicurezze, le certezze che devi lasciare: non conosci, invece, il tragitto né la destinazione finale. Hai una valigia piena solo di accessori, è un’altra pienissima di paura, ma con tanta speranza. In Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, Luis Sepùlveda scrive: «Vola solo chi osa farlo”. Se tu vuoi, puoi fare della tua vita una vera e propria opera d’arte. Se tu vuoi, puoi fare della tua vita un’ottima ricetta. Gli ingredienti ci sono, basta conoscere le proprie qualità e caratteristiche per lavorarci su.
Sbaglieremo, ci scotteremo, ma basta non arrendersi davanti agli ostacoli. Volete un esempio? Il nostro oro andriese. Siamo circondati di oro, soprattutto quando ci dirigiamo verso Castel del Monte. Quanto lavoro, i nostri agricoltori devono mettere in campo perché giunga sulle nostre tavole un profluvio di aromi e di antiossidanti!
Così è la nostra vita: dobbiamo lavorare, se vogliamo avere un ottimo piatto gustoso e ricco di emozioni. Io ci sto. Tu?
A proposito: nel viaggio che qui comincia, mi è stato affidato un “menù speciale”, abbinare gastronomia e … filosofia.
Speriamo che giunga in porto. Nel frattempo, gustiamoci un piatto di bruschette con il nostro olio EVO, accompagnato da un bel bicchiere di vino rosso. .
P.S.: mi raccomando, mettetevelo bene in mente: più l’olio “pizzica”, migliore è!