paneduzze

R paneduzz… Come se non bastasse la diuturna penitenza della fame, per aggiunta il 7 dicembre, vigilia dell’Immacolata, si digiunava.

Un digiuno sacro e silenzioso accompagnato dal fruscio fioco dei rosari per vegliare la Vergine che, nel giro d’una quindicina di giorni a venire, sarebbe diventata la Madre del Redentore.

Fa sempre freddo la vigilia dell’Immacolata a Minervino Murge. Una diaccia caliginosa, impenetrabile nella luce del crepuscolo, che contrae i muscoli e intorpidisce l’anima. Le donne, fedeli conoscitrici dell’inedia degli uomini di casa, chine sulla spianatoia “trombano”, fin dalla sera precedente, acqua, farina, sale e olio per plasmare pagnottelle aromatizzate al finocchietto selvatico che, immerse in attimi di bollore, schiereranno in bell’ordine sulle tortiere da avviare al forno l’indomani mattina. Crescono e s’increspano le pagnottelle nella notte, turgide come seni ansanti nell’attesa.

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E ancora buio quando mani gentili stigmatizzano di bionde mandorle dolci la pasta ancora tenera delle rosette di pane. Annunciato dal suo richiamo salmodiante, passa il fornaio nella bruma a ritirarle. Le riconsegnerà, nel sole pallido di mezzogiorno, fumanti, odorose delle fragranze del grano, calde e invitanti come labbra rosse socchiuse. I primi ad addentarle saranno gli scolaretti di ritorno dalle lezioni in fredde aule scolastiche, liberi e schiamazzanti nei loro grembiulini neri con i fiocchi azzurri che sfarfallano gualciti al vento.

Poi, nella sera incipiente, incontreranno le gagliarde mascelle, degli uomini che rimpatriano dai campi su traini carichi di ciocchi e fascine da ardere.

Nel tramonto ferrigno di nebbia si affastella la legna per i falò. Nelle strade, nei vicoli, negli slarghi. Nella piazza grande, la gloriosa pira raggiunge l’altezza di cinquanta metri. I vecchi narrano storie tenebrose d’altri tempi, di briganti, di fantasmi, di fattucchiere. Le vegliarde, invece, distribuiscono paneduzz e raccontano ai ragazzini incantati, accucciati tutt’intorno ai roghi, che il fuoco serve ad asciugare il corredino del Bambinello, sciorinato dalla Madonna in attesa dell’imminente parto.

E mentre i più ardimentosi tra i fanciulli, gettando grani di sale grosso tra le fiamme, accrescono il crepitante tripudio delle faville, in bocca le mandorle delle panedduzz crocchiano festose.


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Pinuccio Pomo ovvero Giuseppe Pomo. Giornalista, copywriter, blogger, food&wine writer’s. Implacabile adescatore di giovani e belle signore, ha imparato a sostituire le caramelle con le parole. Incoraggiato dai successi, ha deciso di mettere a profitto la sua facoltà di parolaio impenitente nella comunicazione d’impresa dove gli succede, per contrappasso, di sostituire intere frasi con manciate di caramelle. Insaziabile gola profonda di manufatti culinari e di alchimie alcoliche, è assillato dai giochi verbali. Ha coniato l’anagramma del suo nome “Geme su pioppo” a cui preferisce “I! Gemo su poppe”. Ha pubblicato la trilogia Cremolate Tremolanti - Imeneo - Lettere a Malena (Sveva Editrice) Cura il blog vinocucinapiaceri.wordpress.com È segretario regionale AGAP (Associazione Giornalisti Agroalimentari di Puglia).