natale

“Dio stesso cambia la propria forma in quella umana,

affinché ogni persona non diventi Dio,

ma si scopra degna della sua umanità”

(D. Bonhoeffer)

Solo alcune settimane ci separano dal Natale e i preparativi per i vari eventi natalizi non mancano. Di fronte alla natività mi domando: se Gesù tornasse oggi in questo mondo dove potremmo trovarlo e riconoscerlo?

I pastori hanno ricevuto dagli angeli l’annuncio di andare a cercarlo e di adorarlo a Betlemme. E noi pastori di oggi, di questo mondo ferito e sofferente, forti di quell’annuncio sempre attuale, dove possiamo trovarlo?

Se Gesù oggi tornasse non lo troveremmo a Betlemme, ma in un barcone di immigrati alla ricerca di libertà, di lavoro e di dignità.

Impaurito e ferito sotto le bombe di qualche guerra senza fine.

Recluso in uno dei tanti ghetti delle periferie delle grandi città.

Nel volto dell’anziano abbandonato, di un disoccupato, di un senza casa, di una donna abbandonata con i figli, ragazze madri, uomini abbandonati dalla famiglia o di un povero impossibilitato a curarsi, di un senza dimora che muore al freddo tra l’indifferenza comune.

E tornando tra noi Gesù continuerebbe a parlarci di amore, di luce, di gioia, di giustizia, di dono di sé, di carità verso i poveri

Il Natale è il coinvolgimento totale di Dio nella storia degli uomini perché Dio ama l’uomo e per questo da Dio si è fatto uomo, Gesù. A Natale riconosciamo innanzitutto che la storia degli uomini non è estranea all’amore di Dio.

Il Dio con Noi l’Onnipotente, in cui i tre monoteismi credono, si è fatto vicino all’umanità, come un Bambino, per entrare nelle nostre miserie umane e trasformarle in strade e feritoie di incontri e dialoghi concreti per una umanità riconciliata, con parole di pace, di amore, di speranza, di giustizia, di verità… non di guerre, di armamenti nucleari, addestramenti fondamentalisti, che uccidono l’umanità, la sacrificano al Dio dell’odio, della separazione, del terrore, della paura.

Dio come ogni genitore per il bene dell’Umanità ha fatto un passo indietro per stare accanto all’uomo, alla donna al bambino ad ogni persona, così è necessario che ogni capo religioso e ogni capo di Stato disarmi il cuore dall’odio e dalla vendetta, per armarli di arsenali che concepiscono nuova umanità.

Ma è anche vero che non passa giorno che non ci sia qualche uomo che non compia un solo gesto umano, solidale e morale, capace di compensare ogni atto e comportamento miserabile messo in atto da una umanità imbruttita senza scrupoli, senza cuore, che pensa di agire in nome di un: Dio è grande – Allah Akbar è seminano terrore.

Dio nel Natale sempre ci riconosce fratelli e sorelle per come siamo, per la nostra carne, ci stringe e ci mette a rischio, nudi nel bisogno di un legame, vero, orizzontale, uguale per guardare e orientarci a Lui con differenti prospettive, in rivolta con lo spirito, che attende la nascita della foglia appena nata ossia quella fresca incarnazione che porta con sé il mistero mai banale dell’amore e della vita.

Il vero Natale, non la magia del natale, ci chiede di prendere posizione, di trovare il coraggio di curvarci sulle sofferenze degli uomini che incontriamo, di fermarci, di abbracciare.

Natale non è tanto avere Dio nel cuore, ma sentirsi nel cuore di Dio. Non è mettere Dio dalla nostra parte, ma metterci dalla parte di quel Dio che ci chiede di amare come lui ha amato, di sperare contro ogni speranza e di osare anche l’impossibile.

È facile cadere nell’equivoco “siamo buoni perché è Natale”: invece la proposta del Natale è sfida, è scommessa, è invito a non accontentarci di restare spettatori, o di lasciare svuotare le nostre scorte di speranza.

La prossimità con il povero, con il diverso, l’ emarginato ci fa scoprire di essere in debito verso di lui e tante azioni che definiamo atti di amore, in realtà sono soltanto gesti di restituzione di giustizia.

Il giorno della nascita di Gesù, il suo amore per gli uomini illumini ogni giorno della nostra vita e ci insegni ad osare l’impossibile!