Dopo La lista di Bergoglio (EMI 2013), un’inchiesta che ha liberato papa Francesco dall’infamante accusa di essere stato, tra il 1976 e il 1983, un silente spettatore dei crimini del dittatore argentino Jorge Videla, ecco il nuovo libro del giornalista di “Avvenire”, Nello Scavo: I nemici di Francesco. Chi vuole screditare il Papa. Chi vuole farlo tacere. Chi lo vuole morto (Piemme 2015), di recentissima pubblicazione.

Nello, il titolo del tuo nuovo libro è già un indice ben definito e inquietante. Subito tre domande in una: chi sono i nemici del papa? sono di più quelli “dentro” o quelli “fuori” della Chiesa? i più pericolosi sono forse in Vaticano?

C’è un vecchio detto: “dai nemici mi guardo io; dagli amici mi guardi Iddio”. Nel caso di Francesco, sebbene non manchino le insidie interne, credo però che le spinte dall’esterno siano particolarmente aggressive. Il Papa è consapevole delle difficoltà che il suo passo può incontrare e non credo sia un caso se, chiudendo il Sinodo, non abbia nascosto che non tutti gli interventi fossero stati improntati alla benevolenza.

Lo stile di vita e le parole del “papa argentino” mettono in imbarazzo più di un prelato: è per questo che lo si vuol far tacere? Falcone diceva che la mafia uccide un uomo solo “extrema ratio”, perché trova molto più utile screditarlo: esiste forse una “mafia vaticana” che intende fare la stessa cosa con Francesco? Tra l’altro è di questi giorni la notizia di un “Vatileaks 2” …

Non esiste alcuna mafia vaticana e neanche la fantasia perversa di un giallista mitomane potrebbe immaginarla. Meno che mai adesso. Al contrario credo che frustrazioni personali e difesa di privilegi e spazi di potere minacciati, se non del tutto eliminati, dall’opera di Francesco possano avere suscitato volontà di rivalsa che potrebbero essere alla base della fuoriuscita di documenti. Far passare l’idea di un papa volenteroso, ma in fondo incapace di risanare la curia, è quello che serve sia ai nemici interni che a quelli esterni del Papa. Un modo per screditarlo, in apparenza senza essere offensivi.

Sin da quando papa Francesco comunicò la sua intenzione di vivere e assumere i pasti a Santa Marta, insieme a tutti gli altri ospiti della Casa, qualche osservatore disse che non si trattava solo di una scelta di povertà, ma di una precauzione contro possibili avvelenamenti: eccesso di dietrologia o davvero qualcuno vuole morto papa Francesco?

Eccesso di dietrologia, senza dubbio. Il papa viveva in questo modo già a Buenos Aires. Una normalità che non ha niente a che vedere con la sicurezza, ma semmai vuole essere da esempio. Immaginare scenari da thriller, appartiene alla fantasia degli sceneggiatori hollywoodiani, non alla realtà dei fatti. Pensare il contrario denota un’overdose di fiction.

Concentriamoci un attimo sui nemici “esterni”: giudicheresti più temibili i terroristi dell’Isis, i trafficanti di droga e armi o i colletti bianchi che gli battevano le mani durante il suo discorso al Congresso USA?

Quello che sta accadendo intorno a Francesco, anzi direi intorno alla Chiesa di Francesco, è il tentativo di separare nell’immaginario collettivo il pastore dal gregge, come a suggerire che Francesco è una cosa e la Chiesa un’altra. Come se si dicesse: “Il papa ci piace, la Chiesa no”. Contemporaneamente, si tenta di dividere la comunità ecclesiale dall’interno, adombrando faide tra ordini religiosi, tra congregazioni, tra vescovi. Lo scopo è quello di indebolire la spinta di Francesco, minando al carisma personale del papa e alla sua grande opera di riforma. Una Chiesa divisa e un papa che si vorrebbe far apparire logorato dalle diatribe interne, sono la migliore assicurazione per quei poteri globali che vogliono continuare a prosperare indisturbati. E in questo la grande finanza, come scrivo e documento nel libro, non è meno aggressiva dell’Is.

Prima il coming out di mons. Charamsa, poi la lettera dei 13 cardinali, infine la subito smentita notizia della malattia del papa, notizia che lo stesso “Osservatore romano” ha definito di “chiaro intento manipolatorio”: oltre a Francesco si voleva mettere a tacere il Sinodo?

La falsa notizia di una malattia del papa e, prima, il caso Charamsa sembrano non avere dirottato il Sinodo, al contrario di quanto è capitato di leggere su alcuni giornali, italiani e stranieri. A credere a certe versioni sembrerebbe che i padri sinodali non abbiano parlato d’altro. Anche voler calcare la mano sulla notizia secondo la quale alcuni paragrafi del documento finale siano stati approvati “con un solo voto di scarto”, lasciando in secondo piano che si trattasse di una maggioranza qualificata dei due terzi, mi è parso voler alimentare il corto circuito informativo che vedrebbe il Papa come “un uomo solo”. Le resistenze, naturalmente, non sono mancate e per primo proprio Francesco non le ha nascoste, ma l’idea di un papa “in minoranza”, costretto a compromessi pur di non venire “sfiduciato” dal Sinodo, neanche un fumettista ubriaco potrebbe sostenerlo.