“Ovest di Tahiti” ovvero la band composta da Luigi Lafiandra, Francesco Porro, Vincenzo Carbutti e Lorenzo Coratella e che si è occupata dell’intera colonna sonora del film “Ferita di Parola”. Giovani Cicco, uno dei ragazzi frequentanti il corso di cinema, li ha intervistati in esclusiva per Odysseo.

Ciao Luigi, tu, come cantante della band, come ti sei sentito quando hai saputo di dover scrivere dal nulla una canzone per un film?

Richiedeva un lavoro diverso rispetto a quello che siamo soliti fare. Io ho deciso di partire dal testo, perché in questo caso, vista la tematica del film, volevo che venisse valorizzato il significato delle parole. In base a quello poi abbiamo lavorato su accordi, armonie varie e ritmo da dare al brano. Abbiamo accolto con gioia la proposta di Riccardo Cannone; all’inizio abbiamo iniziato ad avvertire un sacco di responsabilità ma poi, pian piano che il tutto prendeva forma, ci accorgevamo che poteva venir fuori qualcosa di bello. E così è stato. Mi auguro lo sarà anche per chi ascolterà poi il brano e tutto il resto della colonna sonora.

A cosa ti sei ispirato per il testo?

Essenzialmente a Rimbaud. Ho letto molte poesie, visto qualche film e indagato su quella che è stata la sua vita. Poi dopo ho iniziato a capire cosa queste poesie c’entrassero con il problema della violenza. E tutto iniziava a schiarirsi. Al centro di tutto c’era l’educazione. L’unico vero rimedio alla violenza, una educazione che guida, che accompagna colui che viene educato e che mostra quali sono, direbbe Rimbaud, “i segreti che cambiano la vita”. Perché tramite l’educazione vera (non quella di chi insegna e basta, come fanno molti professori…) si può mostrare all’uomo violento che c’è una bellezza nella realtà tutta da scoprire, per la quale non serve fare violenza.

Per concludere, il titolo della canzone è “Arancione”: ci potresti spiegare, in linea generale, perché questo titolo?

Arancione è come il colore del sole (tanto desiderato da Rimbaud) che quando tramonta dona se stesso al cielo, e, soprattutto in autunno, il cielo stesso si colora tutto di arancione che per “inchinarsi al suo re che cade” (dice la canzone). E il sole (come metafora della verità) è per Rimbaud il desiderio più grande. Mi piace molto come Cristopher Hampton (sceneggiatore) conclude il film, su Rimbaud e Verlaine, “Poeti dall’inferno” dicendo: “Ed eccola l’eternità, il sole in comunione con il mare”.

Francesco, tu ci vuoi raccontare come è stato chiedo creare musica per un film? Come vi siete sentiti? Spiazzati, sorpresi…

Creare musica per un film è stato sorprendente. La composizione dei brani, dovendo lavorare con parti del tutto strumentali, è stata diversa dal solito e le idee sono partite da ognuno di noi. Unendole e discutendole, modifica dopo modifica, siamo riusciti a raggiungere il traguardo.

Lorenzo, è stato facile trovare la giusta ispirazione o ci sono stati dei momenti di difficoltà?

Per comporre da zero una colonna sonora di difficoltà ne abbiamo avute e non poche, la più grossa è stata cercare di intuire il senso del film ben prima che si iniziassero a girare le scene con i ragazzi. Inoltre non è da mettere in secondo piano il fatto di aver scritto le tracce a distanza e averle riviste e completate poco prima di entrare in studio. Tuttavia scrivere un’intera colonna sonora è stato divertente e molto stimolante per la nostra attività musicale. Abbiamo provato ad esplorare sonorità nuove e ad approfondire l’approccio puramente strumentale, questo ci dà tanta soddisfazione. Il fatto che in questo lavoro ognuno sia riuscito a dare le proprie giuste idee senza imporsi troppo è stato il passo che ci ha sbloccato nella composizione. Ci sentiamo di ringraziare il sound designer Dario Tatoli per l’enorme ed efficiente lavoro che ha compiuto in studio a Terlizzi, per il supporto morale e i generosi consigli. Aspettiamo ansiosi la proiezione!

E infine Vincenzo… ecco, fare musica significa sicuramente passione, impegno. Nel momento in cui, Riccardo Cannone, regista del film, vi ha chiesto di comporre musica per il film, a cosa avete pensato?

Ci siamo sentiti onorati perché significa che il lavoro, la dedizione e l’impegno perseguiti fino a quel punto sono stati apprezzati, tanto da permettere a Riccardo di proporci questa nuova e inattesa sfida. Questa sfida ci ha messo alla prova sotto diversi aspetti e crediamo di aver imparato qualcosa. L’8 giugno è oramai giunto, attendiamo con trepidazione la prima proiezione. A presto!


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Chi siamo? Gente assetata di conoscenza. La nostra sete affonda le radici nella propria terra, ma stende il proprio orizzonte oltre le Colonne d’Ercole. Perché Odysseo? Perché siamo stanchi dei luoghi comuni, di chi si piange addosso, di chi dice che tanto non succede mai niente. Come? I nostri “marinai/autori” sono viaggiatori. Navigano in internet ed esplorano il mondo. Sono navigatori d’esperienza ed esperti navigatori. Non ci parlano degli USA, della Cina, dell’Europa che hanno imparato dai libri. Ci parlano dell’Europa, della Cina, degli USA in cui vivono. Ci portano la loro esperienza e la loro professionalità. Sono espressioni d’eccellenza del nostro territorio e lo interconnettono con il mondo. A chi ci rivolgiamo? Ci interessa tutto ciò che è scoperta. Ciò che ci parla dell’uomo e della sua terra. I nostri lettori sono persone curiose, proprio come noi. Pensano positivo e agiscono come pensano. Amano la loro terra, ma non la vivono come una prigione. Amano la loro terra, ma preferiscono quella di Nessuno, che l’Ulisse di Saba insegna a solcare…