Con l’infelice trovata di censire i rom, il ministro Salvini e il “governo del cambiamento” già puzzano di ventennio

Piuttosto che governare, vogliono censire, schedare!

Di Maio vorrebbe “censire i raccomandati nella pubblica amministrazione”, come se c’hanno scritto Jo Condor sulla fronte. Con un solo dubbio: saranno da comprendere i sodali capitolini?

Salvini vuole schedare i rom, distinguendo tra rom “stranieri”, da respingere decisamente, e rom “italiani”, “che purtroppo te li devi tenere a casa” perché regolari… Con un “purtroppo” in eccesso, che la dice lunga sulla volontà razzista di fare di ogni erba un fascio, sognando la “pulizia etnica” vera e propria!

Se così è, il meno che si possa affermare è che il “governo del cambiamento” già puzza di ventennio. E manca di originalità. L’antecedente storico è del regime fascista: dai proclami degli albori (1921) all’identificazione e successivo fermo di polizia della “minoranza pericolosa” (1926), fino alla deportazione dei rom nei campi di concentramento (1940-43).

E l’efficacia delle leggi razziali, non fu forse preparata dal censimento degli ebrei? Basta andare indietro agli eventi del 1938. Li ricorda opportunamente Liliana Segre, senatrice a vita con il numero di prigionia ad Auschwitz marchiato sulla pelle.

Poi la stoccata rientra, perché il censimento dei rom non è nel “contratto”, dunque “non è priorità di governo”. Solo per questo! Intanto la minaccia del ministro dell’Interno si abbatte proficua sull’opinione pubblica. Domani è un altro giorno… si vedrà. Tra un porto da chiudere e l’altro da aprire, nuove idee d’odio… e d’incremento del consenso spunteranno all’orizzonte! Di quelle che solleticano la pancia degli italiani e ne infuocano la mente. Offrendo quote di potere aggiuntivo a chi specula sulla diversità.

Per esempio: perché non censire gli stranieri che frequentano le mense Caritas? Non sarebbe meglio schedarli per disciplinarne l’affluenza? Insomma: “prima gli italiani”, ovvero gli affamati di casa nostra, poi i reduci dalle “crociere” nel Mediterraneo, che ora fanno la sponda e la “pacchia” tra gli assolati campi di pomodori da cogliere e bidonville calabresi in cui ristorarsi! Gli uni e non gli altri, magari per salvaguardare gli scarti umani di nazionalità italiana che sostano distesi nei pressi delle stazioni come mastelli in attesa della differenziata!

Oppure: perché non censire chi ha effettivamente bisogno di un’arma da impugnare per “legittima difesa”? Il soldato Salvini ne vorrebbe mettere in circolazione alcune decine di migliaia. A vantaggio dell’incolumità personale, naturalmente, e degli industriali made in Italy. Selezionando secondo necessità, naturalmente.

Ecco: un tweet al giorno per lanciare proclami che non servono a nulla, se non a esasperare e arroventare il clima sociale. Tweet come comunicazione velenosa per sostenere istinti bestiali; come espressione di bullismo per incrementare il carisma della risolutezza; come scorciatoia per salvaguardare gli “interessi nazionali”, laddove “il caso Regeni è un problema di famiglia” anziché un delitto di Stato.

Grandi assenti l’azione di governo a tutto tondo, la cultura della responsabilità, la civiltà giuridica, i progetti di segno democratico, il senso di umanità, il volto dell’altro.

Rimane il culturismo muscolare e il populismo con i “do di pancia”. A significare che i valori, allo stesso modo della cultura, non si mangiano.

Né si mangiavano con Brunetta, né si mangiano con Salvini. Politicamente della stessa pasta, “purtroppo” separati in casa. Al momento. Domani è un altro giorno, si vedrà… fin dove si eleva l’asticella delle dichiarazioni di voto.


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Renato Brucoli (Terlizzi, 1954) è editore e giornalista pubblicista. Attivo in ambito ecclesiale, ha collaborato con don Tonino Bello dirigendo il settimanale d’informazione religiosa della diocesi di Molfetta e il Settore emerge della Caritas, in coincidenza con il primo e secondo esodo dall’Albania in Italia (marzo-agosto 1991) e per alcune microrealizzazioni di ambito sanitario nel “Paese delle Aquile”. Nella sfera civile ha espresso particolare attenzione al mancato sviluppo delle periferie urbane e fondato un’associazione politica di cittadinanza attiva. Ha anche operato nella Murgia barese per la demilitarizzazione del territorio. Autore e curatore di saggi biografici su don Tonino Bello e altre personalità del Novecento pugliese, dirige la collana Alfabeti per le Edizioni Messaggero Padova. Direttore responsabile della rivista Tracce, collabora mensilmente con il periodico La Nuova Città. È addetto stampa per l’associazione Accoglienza Senza Confini Terlizzi che favorisce l’ospitalità di minori bielorussi in Italia nel dopo Chernobyl. L’Università Cattolica del Sacro Cuore, per la quale ha pubblicato una collana di Quaderni a carattere pedagogico sul rapporto adulto-adolescente, gli ha conferito la Medaglia d’oro al merito culturale. L’Ordine dei Giornalisti di Puglia gli ha attribuito il Premio “Michele Campione”: nel 2013 per l’inchiesta sul danno ambientale procurato da un’industria di laterizi; nel 2015 per la narrazione della vicenda umana e sportiva di Luca Mazzone, campione del mondo di paraciclismo.

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