bamboccioni

Chi li definisce “bamboccioni” e chi dice che sono un tantino “choosy”. Una cosa, però, è certa: col passare degli anni, è aumentano quanti i 18 anni li hanno festeggiati da un pezzo eppure vivono ancora a casa…

Sarà per colpa della tanto famigerata crisi, sarà che sono mutate le condizioni socio-economiche, sarà che ci si sposa sempre meno e sempre più tardi, ma resta il fatto che il numero dei trentenni e degli over 30 che vivono a casa coi loro genitori è in costante crescita.

Finché la convivenza è pacifica, nulla quaestio. Il problema si pone quando la convivenza si fa difficile e quando l’ex “cocco di mamma” o “principessina di papà” non ha ancora raggiunto l’indipendenza economica.

Come regolarsi in tali casi? I genitori possono rifiutarsi di continuare a provvedere alle necessità economiche dei propri figli? E questi ultimi possono ambire ad andar via da casa pur continuando a percepire un assegno di mantenimento parentale?

La questione non è di lana caprina e si potrebbe così formulare: “Ho 35 anni, sono senza lavoro e i miei non mi vogliono più passare dei soldi: possono rifiutarsi? E se vado via da casa, posso ancora pretendere che mi mantengano?”

Ora, in realtà, il quesito è duplice e dunque è bene scindere la risposta.

Quanto al primo punto, ci sono pochi dubbi. La legge prevede che i genitori provvedano al mantenimento dei figli finché questi non siano economicamente indipendenti e questo anche se sono maggiorenni. Se un padre o una madre o entrambi i genitori si rifiutassero di corrispondere al figlio un assegno di mantenimento, quest’ultimo può risolversi ad agire giudizialmente e ci sono ben pochi dubbi sul fatto che il giudice gli darà ragione. Nota bene: il raggiungimento dell’indipendenza economica deve essere “pieno”, non parziale né precario.

Quanto al secondo punto di domanda, la risposta è più complessa. Ovvio, un figlio maggiorenne può decidere come e quando vuole di allontanarsi da casa, ma sul fatto che conservi il diritto a farsi mantenere la giurisprudenza è divisa e, come è noto, in continua evoluzione, non solo perché lasciare il tetto familiare per formarsene uno nuovo causerebbe un aggravio di spese a danno dei genitori, ma anche perché, in qualche modo, comporterebbe la scelta di costituirsi in un nuovo e indipendente nucleo familiare, sia pur composto da una sola persona. Certo, anche in questo caso il figlio in questione potrebbe decidere di agire giudizialmente nei confronti dei genitori e potrebbe spuntarla, ma non è detto.

Perciò, il fantomatico trentacinquenne in bolletta che decidesse di andar via da casa dovrebbe pensarci due volte e forse più: salvo rischiare di trovarsi davvero sul lastrico.