Il bello va cercato

È un adattamento cinematografico diretto da Christian Rivers del romanzo fantasy di Philip Reeve, Macchine Mortali, scritto da Peter Jackson assieme agli inseparabili e fidati Philippa Boyens e Fran Walsh.
Molti anni dopo la “Guerra dei Sessanta Minuti”, è il 3020 circa, la Terra purtroppo è diventata una sterminata landa desertica. In una porzione di essa chiamata la “grande terra”, sopravvivono le “città trazioniste”, città mobili: la più grande è “Londra”, in cui una sorta di dittatore camuffato da profeta ed esteta, Valentine (Hugo Weaving), ingegnere e archeologo, ha inventato la filosofia del “darwinismo urbano”, un sistema di classi che vede in vetta gli “evoluti” ovvero la classe dirigente e sotto di essa la “bassa forza”, operai.
Londra è una città predatrice che vive catturando e razziando le altre città mobili più piccole, qualora abbiano risorse ghiotte.
Il nemico, ce n’è sempre uno, sono gli stazionisti che vivono in Asia al riparo di un’immensa muraglia, pacifici ma ben armati.
Magnifici gli effetti speciali, portentose le scene di inseguimento e battaglia tra le città mobili e nel mezzo una love story tumultuosa ma profonda, tra Tom (Robert Sheehan) impiegato al Museo della Città come esperto di reperti storici ed Hester (Hera Hilmar), ribelle e nomade, che vuole uccidere Valentine per vendicare la morte della madre. Tutto già visto però.
A stupire è il rapporto tra Hester e una specie di robot dallo scheletro di acciaio, Shrike (Stephen Lang), un po’ Terminator, che l’ha trovata stanca e ferita da piccola e cresciuta, un mostro un tempo umano, morto e riportato in vita: ha continui ricordi della sua precedente esistenza e una foto assieme a suo padre conservata in una delle tante teste di bambola che colleziona.
È Shrike la magia del film, sono lui ed Hester a brillare come diamanti nel fango dei combattimenti e delle barbarie commesse nel nome di un bene supremo personale e sproporzionato, quello di uno spregiudicato Valentine che come ogni cattivo vuole conquistare chissà cosa.
È nell’amore speciale tra quei due personaggi che il film è stato costruito, una bella ed una bestia, una guerra e una pace, il buio e la luce.
Sul finale del film, Shrike, dopo aver inseguito Hester perché mantenga una promessa oscura a lui fatta anni prima, sta per uccidere Tom cui lei è affezionata ma prima di farlo le chiede con la sua voce cavernosa e metallica: “Tu lo ami?”.
Hester, ha le lacrime agli occhi, sa cosa significa amare ma l’amore le è stato strappato violentemente, ha paura di confessarlo ma lo fa e Shrike arretra, si ferma e le dice: “Allora io ti libero dal giuramento, dalla promessa, sei libera”.
Hester troverà suo padre quello umano che cercherà di ucciderla per la seconda volta. Invece riceverà in dono la continuità da una macchina che sogna prima di morire la mano di suo padre.
È un film perfetto, un gioiellino. E ricordo come sempre che il bello ama sempre nascondersi, camuffandosi. Cercatelo.