Si chiama “Ero straniero – L’umanità che fa bene”, ed è una campagna promossa da Radicali Italiani assieme ad altri enti e associazioni. Potrebbe rappresentare una svolta nel modo di gestire i flussi migratori

Sono consapevole dell’intollerabilità della situazione che il nostro Paese sta da tempo sperimentando con lo sbarco quotidiano di migliaia di disperati sulle coste delle regioni meridionali. C’è la resistenza dei sindaci, spesso impossibilitati ad assicurare un’ospitalità decorosa; la rabbia delle popolazioni, timorose di ulteriori decurtazioni di diritti a loro danno; la propaganda strumentale di alcuni movimenti e partiti politici; nonché la sciovinistica, miope ed egoistica posizione dei paesi dell’UE,

Convengo che risulta complicato, di fronte a necessità stringenti ed al congelamento, si spera temporaneo, dello ius soli, far leva, presso l’opinione pubblica, sui risvolti  multi/interculturali come opportunità di arricchimento sociale e sulla considerazione dell’immigrato come risorsa, anche economica, per la nazione che lo ospita.

Eppure esiste una prospettiva altra da cui quanti vantano apertura mentale, sensibilità alle tematiche sociali e capacità di proiezione nel futuro, possono e devono valutare il fenomeno dei migranti. Ad offrire una chiave di lettura ed una linea di operatività alternativa alle prevalenti scuole di pensiero, sono una campagna di sensibilizzazione culturale e una legge di iniziativa popolare, finalizzate a cambiare il racconto, a superare la legge Bossi-Fini e a vincere la sfida dell’immigrazione puntando su accoglienza, lavoro ed inclusione.

“Ero straniero – L’umanità che fa bene” è una campagna promossa da Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, CILD, con il sostegno di numerosi sindaci e organizzazioni impegnate sul fronte dell’immigrazione, tra cui Caritas Italiana, Fondazione Migrantes e Pax Christi.

La proposta di legge è composta di otto articoli ed il primo ne contempla tre nuovi  all’interno del Titolo III, artt.21-27, del testo unico sull’immigrazione (D. L. 25/07/1998), che contiene le disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e le norme sulla condizione degli stranieri, in particolare la disciplina del lavoro subordinato, a tempo determinato ed indeterminato: gli articoli 22-bis, 22-ter, 22-quater.

Il 22-bis introduce il permesso di soggiorno temporaneo, della durata di 12 mesi, per lavoratori stranieri non comunitari. Il numero degli ingressi non è stabilito aprioristicamente attraverso la determinazione di quote, ma è la risultante dell’incrocio tra la domanda da parte degli imprenditori italiani e l’offerta da parte di lavoratori stranieri. Il compito di intermediazione dovrà essere svolto da soggetti pubblici e/o privati, quali  Centri per l’impiego, Agenzie private per il lavoro, Università, cui si aggiungono le Rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero, i Fondi interprofessionali, le Camere di commercio, le Onlus, le Associazioni e gli Enti impegnati nell’ambito dell’immigrazione e iscritti nell’apposito registro. Il soggetto intermediario garantirà la disponibilità dell’immigrato a sostenere le spese di soggiorno in Italia e,  nel caso di mancata assunzione, di rientro nel paese di origine,  (salvo che se ne faccia carico personalmente), oltre che l’attestato di conoscenza dell’italiano.

L’osservanza di una normativa ben precisa favorisce il rapporto equilibrato domanda/offerta, specie in determinati settori, ed elimina il vergognoso fenomeno di sfruttamento del capitale umano.

L’articolo 22-ter ripristina il sistema dello sponsor, già previsto dalla legge Turco-Napolitano, cosicché un  soggetto privato garantisce supporto economico ed alloggio al lavoratore per il periodo di permanenza in Italia, privilegiando chi, avendo già lavorato nel nostro paese, conosce la lingua.

L’articolo 22-quater, con la concessione del permesso di soggiorno per comprovata integrazione, prevede “la regolarizzazione dei migranti stranieri, compresi i richiedenti asilo ai quali è stata respinta la protezione internazionale, che dimostrino di essere radicati nel territorio ed integrati nel tessuto civile, sociale e ordinamentale  del nostro Paese. Questa condizione è desumibile da elementi quali l’immediata disponibilità al lavoro, il grado di conoscenza della lingua italiana, la frequentazione di corsi di formazione professionale, i legami familiari e altre circostanze di fatto e comportamentali idonei a dimostrare un legame stabile con il territorio sul quale vive”.

A questi articoli, che costituiscono l’ossatura della proposta di legge popolare, si aggiungono altri risvolti, illustrati nei rimanenti 7 articoli della suddetta  proposta, ugualmente degni di attenta lettura e di riflessione.

Alle donne ed agli uomini di buona volontà non rimane che condividere la suddetta proposta  sottoscrivendola.

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Sono Rosa Del Giudice, già docente di italiano e latino presso il Liceo Scientifico "R. Nuzzi" di Andria dal 1969/70 al 1998/99 e, ancor prima, docente di italiano e storia presso l'ITIS "Sen. Jannuzzi" di Andria. Attualmente sono la rappresentante legale del Centro di Orientamento "don Bosco", che dal 1994 è un'Agenzia Educativa molto presente sul territorio andriese in quanto si occupa di temi pedagogici ad ampio spettro, promuovendo ed organizzando, prioritariamente, attività in due ambiti: l'orientamento scolastico nelle ultime classi delle secondarie di 1° grado, finalizzato a ridurre il fenomeno della dispersione; la formazione dei docenti, che la L.107 su "La Buona Scuola" opportunamente considera come obbligatoria, permanente e strutturale. Non lesino il mio contributo all'interno di Associazioni che si battono per il perseguimento del bene comune ed il riconoscimento dei diritti a quanti vivono nelle periferie esistenziali del mondo.