“L’educazione occidentale è peccato”: è questa la traduzione del nome in lingua Hausa di “Boko Haram”, gruppo islamico terroristico salito alla ribalta delle cronache internazionali in seguito alle ripetute violenze contro i cristiani in Nigeria negli ultimi anni.

Dalla scorsa primavera Boko Haram rappresenta anche l’orrore e la vergogna per il rapimento di centinaia di ragazze nigeriane portate via da un liceo di Chibok, il 14 aprile scorso.
È li, nello stato del Borno, nel deserto africano del Nord-Est della Nigeria, al confine con il Ciad, che i terroristi hanno preso le ragazze mostrando al mondo la forza e la crudeltà di cui sono capaci.
Due, forse tre settimane è durata la mobilitazione internazionale per le ragazze rapite: “bring back our girls”, riportate a casa le nostre ragazze, è stato lo slogan apparso sui social network e nelle proteste di piazza dei mesi scorsi per mantenere alta l’attenzione sulle 200 e più liceali rapite, slogan a cui hanno aderito anche importanti personalità tra cui Michelle Obama, che si è espressa con le parole: “Barak farà di tutto per trovare le ragazze”, nonchè Hillary Clinton che aderisce alla campagna con il tweet “L’accesso all’istruzione è un diritto fondamentale ed è senza scrupoli chi attacca ragazze innocenti per questa ragione” . Allo slogan si sono aggiunte marce e veglie di preghiera fino allo scorso luglio, in occasione dei 100 giorni dal loro rapimento.
E adesso? Sembra calato il silenzio sulla vicenda e i terroristi di Boko Haram parlano della loro sorte con un secco: “Le abbiamo vendute come schiave, sono tutte sposate e convertite”.
Tutto questo anche grazie al vergognoso immobilismo della comunità internazionale che al di là di deboli sforzi non è riuscita a dare risposte concrete sulla sorte delle liceali.
Il Governo Nigeriano non è mai riuscito a contrastare il gruppo terrostico che, inizialmente autofinanziatosi grazie ai riscatti pagati per i rapimenti di occidentali, pare oggi possa contare su denaro proveniente da enti vicini al radicalismo islamico (gli stessi finanziatori di Al Kaida)
Ma chi sono i terroristi di Boko Haram?
Con i suoi 140 milioni di abitanti, la Nigeria è divisa tra il ricco Sud cristiano e il Nord, povero, con popolazione di religione mussulmana in cui vige la Sharìa.
Boko Haram nasce nel Nord Est del Paese, nella Savana Africana, nello stato del Borno, uno dei 36 stati che compongono la Nigeria, caratterizzato dalla presena di piccoli villagi evangelizzati, alla fine del 1800, dai missionari Spiritiani. Villaggi in cui da allora convivono in pace mussulmani e cristiani.
È li che, tra il 2001 e il 2002, viene fondato da Ustaz Mohammed Yusuf il “Gruppo della gente della Sunna per la propaganda religiosa e la Sharìa”. Il gruppo terroristico, aiutato dal territorio (con fitte foreste impenetrabili dove è facile nascondersi), dalla corruzione politica e dalla disoccupazione, riesce a instaurarsi, finanziarsi e acquisire guerriglieri con un solo obiettivo: instaurare la legge islamica ( la Sharìa) in tutto il Paese.
È questo l’obiettivo di Boko Haram: estirpare la cultura occidentale, convertire gli islamici moderati al fanatismo e alla Jihad, imporre la Sharìa e costringere i cristiani ad andarsene o convertirsi, o, extrema ratio, a morire.
Boko Haram cattura l’attenzione internazionale nel 2009, con gli scontri tra miliziani e forze governatrici nigeriane che causarono 700 vittime.
In seguito, l’obiettivo di Abubakar Shekau (dal 2009 nuovo capo del gruppo), divengono i cristiani. Attacchi a chiese, saccheggi dei loro villaggi, omicidi, attentati. Si stima che, ad ora, le vittime dei terroristi siano almeno 10.000.
Questo, fino all inizio di quest’anno, quando i terrorisi hanno deciso di colpire là, nel luogo che per loro più di tutto rappresenta il male, il peccato, la vergogna. Lì dove la cultura viene insegnata : nelle scuole.
È la notte tra il 14 e il 15 aprile quando, nel dormitorio di un liceo-collegio cristiano di Chibok, fanno irruzione uomini armati portando via oltre 270 adolescenti tra i 12 e i 15 anni.
Per alcuni giorni il Governo Nigeriano riesce a mantenere il silenzio sulla vicenda, trapelata solo in un secondo momento. In effetti, i genitori delle ragazze denunciano la responsabilità indiretta del medesimo Governo, reo di non averle cercato subito le ragazze.
La ragione del rapimento è religiosa. Le ragazze sono tutte cristiane, per questo devono essere convertite all’Islam e date in sposa ai jihadisti. Ma soprattutto non devono più studiare.
“Hallah dice di venderle, e io venderò le donne”, afferma il capo di Boko Haram in un video messaggio di alcune settimane dopo il rapimento. Anche un centinaio di ragazze appariranno in video, coperte con una tunica nera fino ai piedi mentre recitano il primo capitolo del Corano per dimostrare la loro conversione all Islam.
Unanime l’orrore e l’indignazione del mondo e della comunità internazionale, #BringBackOurGirls diviene un passaparola sui social network a cui aderiscono anche importanti personalità politiche con l’obiettivo di porre l’attenzione sulla sorte delle ragazze.
Nei giorni immediatamente successivi al rapimento è intervenuto anche un team di esperti statunitensi per aiutare le autorità nigeriane nella ricerca delle liceali, un drone ha provato dall’alto ad individuare le ragazze nella fitta foresta del Borno, ma ogni sforzo ad oggi è stato vano e solo 63 ragazze sono riuscite a fuggire, raccontando orribili storie di violenza fisica e psicologica.
Oggi, ancora 200 ragazze restano nelle mani dei terroristi. “Nessuna tregua col governo Nigeriano, sono state date in sposa”, avrebbe ribadito il capo di Boko Haram in un video del 1 novembre scorso, spegnendo ogni speranza sulla loro sorte.
Ma, come sempre, non c’è mai limite al peggio. Le Ong nigeriane parlano di oltre 15000 studenti che nella regione del Borno non vanno più a scuola da aprile per paura dei rapimenti. Boko Haram ha vinto, l’educazione e la scuola sono un peccato, verrebbe da dire.
Intanto, sono passati 7 mesi e nessuno più parla delle oltre 200 ragazze in mano ai terroristi.
Il mondo occidentale, l’Islam moderato, i governi e soprattutto le altre donne sembrano essersi dimenticati di loro.
Il silenzio sulla vicenda delle ragazze è calato anche grazie al presidente nigeriano Goodluck Jonathan che, come nei primi giorni dopo il rapimento, spera di far dimenticare la vicenda.
Ma noi, nell’Europa culla della civiltà e del Cristianesimo, nell’Europa che sà ospitare un Islam integrato e moderato, non possiamo dimenticarci di ragazze che sarebbero potute essere le nostre figlie, sorelle, di ragazze che saremmo potute essere noi stesse se solo fossimo nate in quella zona, se la nostra unica colpa fosse state quella di essere cristiane e di voler studiare.
L’attenzione del mondo sembra ora concentrarsi sulle donne Yazide vittime dell’Isis e del califfato.Donne anche loro. Cristiane o mussulmane. Ma è possibile ricordare le une dimenticando le altre?
A scuola ci hanno parlato di schiavitù nell’antica Roma o di schiavi prigionieri di guerre nel buio Medioevo, le nostre maestre ci hanno raccontato di un uomo, Abraham Lincon, assasinato per aver liberato gli afroamericani dalla schiavitù. Le nostre nonne e madri poi hanno sfilato per le strade nel 1968 per rivendicare la parità e la dignità delle donne.
Secoli di battaglie,di proteste, di dichiarazioni di diritti, per cosa? Per leggere nel 2014 titoli sulla stampa e in tv che recitano: “Le ragazze sono state vendute”, “Donne cristiane o yazide vendute come schiave a 30 o 100 euro.”
Nel silenzio di tutti. Donne comprese.

Riccarda Lopetuso


[Foto di coopertina: newamericamedia.org]