Un ethos mediterraneo

Sulla suggestione di quanto scritto la settimana fa, a dimostrazione dell’essere “di sinistra” del “Mare Nostrum”, abbiamo immaginato di dover ideare una lista d’idee tipiche di un ethos mediterraneo, che potrebbero ragionevolmente essere base teorica per politiche di sinistra con cui cambiare l’Europa, contrapposte ad idee tipiche di un ethos continentale, base teorica per le politiche di destra che oggi governano l’Europa.

  • “Natura” in quanto cosmo del quale essere parte, contro “natura” in quanto materiale manipolabile a nostro giovamento.
  • “Ragione” nel senso di Phrònesis, ossia “ragionevolezza”, contro ragione intesa come Lògos epistemikòs, ossia “razionalità” tecnica e scientifica.
  • “Amor loci”, particolarismo, cultura delle piccole patrie, contro globalizzazione, uniformità, Impero.
  • “Multiculturalità”, meticciato, tolleranza nei confronti del diverso, contro nazionalismo, purezza, chiusura.
  • Importanza dei legami comunitari, tendenza alla personalizzazione dei rapporti, contro anomìa e formalismo.
  • Lentezza contro velocità
  • Ospitalità contro diffidenza
  • Misura contro eterno progresso
  • Cultura del dono, contro cultura dello scambio commerciale
  • Vita contro teoria

Va precisato che in questa sede abbiamo contrapposto coppie di idee in maniera così manichea solo per ragioni di chiarezza. Non si vuole dire che le une debbano essere deposte per lasciar spazio alle altre, né che la sinistra debba lavorare per una società rurale, basata sul baratto, ordinata in piccoli paesi, in cui il progresso venga visto con sospetto. Tutt’altro. Si vuole dire che visto il vicolo cieco in cui si è cacciata l’Europa forse è il caso di ripensare alcune dinamiche e integrare certe teorie sulla base di un pensiero rimasto marginale per secoli. A fare ciò, considerato l’assetto attuale, dovrebbe essere la sinistra.

Lo scontro Germania-Grecia del luglio 2015

Del resto lo scontro fra i due tipi di “ethos” di cui si è parlato è qualcosa di molto meno teorico e astratto di quanto sembri. A emblema di ciò può essere presa la contesa fra Germania e Grecia consumatasi a inizio luglio 2015. Come si ricorderà il braccio di ferro ha riguardato le misure di politica fiscale che avrebbe dovuto adottare la Grecia, e può coerentemente essere letto con le categorie fin qui presentate.

Il modo in cui il negoziato si è concluso, le concessioni del governo greco alle richieste della Troika, se Tsipras alla fine abbia fatto bene o male, in questa sede, non ci interessano. Quello su cui rifletteremo sono le posizioni di partenza, ancora non corrotte dalle esigenze materiali di un concordato. Queste posizioni, a gennaio 2015, quando Tsipras ha vinto, erano molto distanti. Syriza chiedeva fine dell’austerità e alleggerimento del debito, mentre Merkel e compagnia continuazione dell’austerità e pagamento totale del debito. Seguendo queste linee Tsipras inseriva nel suo programma punti come elettricità gratis e buoni pasto per 300 mila famiglie, piano casa con 30 mila appartamenti, aumento del salario minimo, assistenza medica gratuita per disoccupati. Mentre le istituzioni sovranazionali proponevano la solita lista di tagli alla spesa e privatizzazioni.

Andando ancora più in profondità, si può dire che il governo greco abbia steso un programma di intervento umanitario per supportare le esigenze concrete del suo popolo, quello tedesco invece, premendo sulle istituzioni preposte, abbia chiesto delle misure perché i conti tornassero e fossero rispettati i parametri suggeriti dalla dottrina dell’austerità. Il governo tedesco è stato razionale facendo parlare i numeri, quello greco ragionevole proponendo di accompagnare alle ragioni dei numeri quelle di un’emergenza sociale. Il governo tedesco è stato intransigente e formale perché bisogna al più presto tornare a crescere e progredire, quello greco ha cercato una misura, un equilibrio, fra le varie esigenze non perdendo di vista l’integrità della propria comunità. Il governo tedesco non ha voluto concedere altre dilazioni nei pagamenti preferendo la velocità, il governo greco avrebbe preferito avere più tempo dimostrando prudenza e più lentezza. Il governo tedesco ha dimostrato uniformità volendo far valere le stesse politiche per tutti, quello greco ha provato ad essere particolarista, cercando di adattare certe politiche alle peculiarità del proprio popolo. In questo senso nello scontro fra Germania e Grecia si è consumato lo scontro fra i due ethos originari d’Europa: quello continentale che ha giocato da favorito facendo pesare la sua egemonia, quello mediterraneo che ha provato a rialzare la testa provando a ritagliarsi una sua autonomia.

È così che le diverse sinistre in Europa, sia al governo che all’opposizione, in questo momento storico, chiedendo la fine dell’austerità, cercano di far valere, per quel che possono, il peso dello stato per arginare il mercato. Lungi dal voler ripiegare su posizioni nazionaliste, esse provano a difendere la vita vera della gente dall’attacco dell’economia che condiziona pesantemente la politica attraverso le misure neo-liberiste dell’Europa. Questo, in sostanza, è quello che ha sempre fatto il Mediterraneo, difendere l’uomo da qualsiasi forma di assolutismo e uniformità, ed è questa tendenza che oggi lo rende un mare di sinistra. Tutto ciò lascia intendere che un’Europa diversa, come quella che si immaginano le sinistre, non possa prescindere dal suo mare del Sud: il Mediterraneo.

(Leggi la prima parte dell’articolo)