Il dibattito sullo ius soli impazza ma, a ben guardare, fra le ragioni di chi è contro la sua approvazione, non ce n’è una buona

Alla fine del 2015 la Camera dei deputati ha approvato una nuova legge per regolare la concessione della cittadinanza italiana. Da allora tale legge – chiamata genericamente ius soli – è ferma al Senato. In particolare lo ius soli riguarderebbe la cittadinanza per i bambini nati su suolo italiano da genitori stranieri. Al momento nel nostro Paese vige lo ius sanguinis, ossia il diritto di sangue. In sostanza un bambino è considerato italiano se almeno uno dei genitori è italiano. Se invece entrambi sono stranieri ma risiedono in Italia, loro figlio diventa italiano solo dopo aver compiuto il diciottesimo anno di età, sempre che abbia risieduto nel paese ininterrottamente durante la sua vita.

Per come è adesso la legge italiana in questa materia è una delle più restrittive d’Europa. È abbastanza complicato fare paragoni con le altre nazioni considerato che ciascun paese ha gestito la cosa in modo diversa, tuttavia se lo ius soli fosse approvato l’Italia verrebbe ad avere una legge simile a quella francese, tedesca o inglese. Del resto la norma proposta è molto equilibrata, tanto che si parla di uno ius soli “temperato”. La cittadinanza, secondo la nuova legge, verrebbe concessa ai figli di stranieri in possesso di un “permesso di soggiorno di lungo periodo”. Questo può ottenerlo chi ha vissuto in Italia regolarmente e continuativamente per 5 anni. Se poi lo straniero in questione è un extracomunitario, a questo requisito si deve aggiungere un reddito adeguato, un alloggio idoneo e una buona conoscenza della lingua italiana. Sarebbe ben diverso dunque dallo ius soli praticato negli Usa dove ottiene la cittadinanza automaticamente chiunque nasca su suolo americano.

Il dibattito fra sostenitori e contrari della legge, nelle ultime settimane, si è fatto più serrato che mai. Un dibattito alimentato e snaturato dai media  e da diverse forze politiche che, come sempre accade quando in qualche modo si tratta d’immigrazione, provano a legittimarsi prendendo posizione sull’argomento. È un dibattito però che a ben guardare non avrebbe senso di esistere, o almeno non nei termini in cui viene posto, perché le ragioni di chi è contrario allo ius soli sono obiettivamente inconsistenti.

Proviamo a presentarne una sintesi…

Ondata migratoria di proporzioni bibliche

Chi è contro sostiene che approvando lo ius soli si incentiverebbero gli stranieri a venire in Italia perché si spargerebbe la voce che è più facile ottenere la cittadinanza per i figli. Una paura simile sarebbe fondata se lo ius soli proposto fosse quello americano, non ha senso invece se si pensa che nel caso italiano, qualunque straniero, prima di poter usufruire di questa legge, dovrebbe aspettare come minimo 5 anni. Del resto se gli immigrati davvero scegliessero il paese in cui arrivare in base alla legge sulla cittadinanza, la Spagna dovrebbe ospitarne più dell’Italia, considerato che lì è molto più facile ottenerla (l’Italia ha 5 milioni di stranieri, la Spagna 4 milioni e mezzo). Lo stesso il Regno Unito avrebbe dovuto averne molti meno, vista la sua legge più stringente ( il Regno Unito ospita 5,6 milioni di stranieri)

La cittadinanza va meritata

È un’affermazione ai limiti del surreale, eppure viene fatta in continuazione, contrapposta all’automatismo che si avrebbe con lo ius soli nel concederla. Viene subito da chiedere: ma i bambini nati da genitori italiani cosa fanno per meritarsi la cittadinanza italiana? In che modo dimostrano di “amare la nostra cultura”, “di accettare le nostre regole, i nostri usi e i nostri costumi”? Avere una cittadinanza piuttosto che un’altra non è un merito, semplicemente perché la cittadinanza non è un premio. È semplicemente uno status che viene concesso, per questioni di tutela e praticità, a chi si ritiene che spetti. Se fosse elargita come un merito, a quanti andrebbe revocata?

Snaturamento della cultura italiana

Quando si pensa agli stranieri si pensa poi automaticamente all’Islam. L’idea è allora che concedendo cittadinanza ai figli degli stranieri, questa si conceda in sostanza a piccoli musulmani, che una volta cresciuti rigetteranno la nostra cultura e religione per imporre la loro. A parte il fatto che secondo la nostra costituzione non c’è niente di male nel concedere la cittadinanza a piccoli musulmani, e non è vero che cresciuti questi tentano di imporre il loro credo, c’è da dire che i musulmani sono una parte minoritaria fra gli immigrati. Un sondaggio ha dimostrato che gli italiani pensano che il 20 per cento della popolazione sia di fede islamica. Niente di più esagerato. I musulmani in Italia sono 1,4 milioni, cioè il 4 per cento della popolazione. Fra gli immigrati i più numerosi sono i cristiani ortodossi con 1,6 milioni di fedeli, seguono i musulmani, terzi i cattolici che sono un milione. La maggior parte dei nuovi concittadini sarebbero dunque cristiani.

Aumenta il rischio di terrorismo

Concedendo la cittadinanza, si sostiene, non si ha più l’arma dell’espulsione contro quelli sospettati di terrorismo. Con un po’ d’imbarazzo tocca far notare che anche oggi, che lo ius soli non c’è, se un minorenne figlio di stranieri viene fermato per terrorismo, non può essere espulso da nessuna parte, perché i suoi genitori sono in Italia. Le espulsioni funzionano per stranieri adulti, giunti nel nostro paese in età matura, o in casi rari per minorenni solo se la famiglia è nel paese d’origine. Il minorenne figlio di stranieri fermato per sospetto terrorismo verrebbe dunque messo sotto osservazione o in apposite comunità, o addirittura in carcere, esattamente come avviene oggi.

È una questione europea

Si dice che chi diventa cittadino italiano, diventa anche cittadino europeo, quindi è giusto che della cosa si occupi l’Europa. Assolutamente no. L’Unione Europea non è competente in materia di cittadinanza, né lo è mai stata. Prova ne è che ciascuna nazione dell’Unione ha una propria legislazione in merito. Prova ne è anche che un extracomunitario adulto che fa richiesta di permesso di soggiorno lo fa presso lo stato competente,  non presso un ufficio dell’Unione Europa. Un paese che tira in mezzo l’Europa su questa questione è come un padrone di casa che chiede al capo condomino chi può far restare nel suo appartamento.


2 COMMENTI

  1. Soffermiamoci un attimo sul concetto di cittadinanza. Aristotele definiva il cittadino come colui che partecipa al governo della città. In tempi più moderni, però, il cittadino è diventato colui che legittima il governo, il potere, ma solo in una situazione di democrazia partecipativa. A. de Tocqueville, per fare solo un esempio, proponeva una visione dello Stato in cui i cittadini si potessero associare per contrastare l’eventuale potere dispotico dello Stato. Questi processi di partecipazione, però, hanno origine dallo sviluppo delle società civili, che, a sua volta, discende dai processi di emancipazione di ciascun individuo dai legami di servaggio, sociale o religioso, dalla capacità, per citare uno famoso, di “uscire dallo stato di minorità”.
    Non ci nascondiamo dietro un atteggiamento ipocritamente politically correct: il problema si pone proprio nel caso dell’immigrazione islamica, ossia di persone provenienti da paesi in cui l’illuminismo non è stato non dico digerito, ma neanche assaggiato. Se l’obiettivo è l’integrazione, la condivisione dei valori occidentali, temo che non basti una legge per ottenerlo. Il rischio, e dobbiamo pensarci se teniamo alla nostra cultura, ai nostri valori e al nostro modo di vivere, non è quello di diventare la sala parto dell’Europa, quanto quello di trovarci in breve tempo a fare i conti con un partito di ispirazione religiosa che tenti, e ci riuscirebbe, di avere il suo posto in Parlamento. Magari con quella piccola percentuale che in Italia ti rende vitale per la sopravvivenza di un governo.
    La cultura laica e democratica non si può né imporre, né donare; va compresa e conquistata. Anche la rivoluzione francese ha dovuto fare i conti con la Vandea.
    Detto questo, torno alla mia vita, incurante di essere considerato ancora una volta idiota (stavolta almeno non pazzo) dal dottor Colasuonno. Cordialmente.

  2. Sabino Perfettamente d’accordo, con la differenza che considero idiote le argomentazioni dell’articolo facilmente smontabili e idiota chi spinge ad una legge inutile e controproducente

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