Sembrano incredibili, ma questa volta desidero raccontarvi storie vere!

All’interno dei tortuosi vicoli del Centro Antico di Andria sorge la Casa Accoglienza “Santa Maria Goretti” della Diocesi si Andria, che, pur non essendo prospiciente al mare, è divenuta, nel corso degli anni, porto di approdo di tutte le marginalità e gli scarti della nostra società e di quelle che vengono portate dalla immigrazione.

Immaginate, appunto, la riva del mare dove la risacca ha trascinato i resti dei tanti naufragi esistenziali, ormai galleggianti, rimescolati e inutili, alla vista talvolta indifferente di quanti si affacciano.

In questa struttura, oltre a “soccorrere” (capite come oltre a “correre” è necessario mettersi anche “a disposizione” cioè sub!) tutti per le necessità vitali (vestiti e cibo), opera un “ambulatorio medico” dove una squadra di medici di diverse specializzazioni e infermieri volontari offrono quotidianamente a quanti ne hanno bisogno (cioè vengono senza prenotazione e prescrizione!), assistenza sanitaria e cure mediche che vanno dalle visite a tutti gli interventi di cura possibili in un piccolo ambulatorio!

Ma è qui che talvolta succedono miracoli (cose meravigliose!).

Vi racconto la storia di un italiano di 65 anni (A.P.), raccolto per strada dagli operatori di Casa accoglienza, che una sera gelida di dicembre si presenta in ambulatorio zoppicante, il piede destro scoperto, tumefatto e dolente! Si trattava di un “piede diabetico”, infettato per la mancanza di igiene e di cure del diabete. L’opera assidua e costante dei medici e degli infermieri dell’ambulatorio ha curato l’ascesso, medicato con cura e competenza la ferita, e ha portato il paziente a rimettersi ambedue le scarpe e poter nuovamente camminare.

Ancora, la storia incredibile di una giovane ragazza italiana di 20 anni che si presenta con la madre chiedendo aiuto perché le capitava spesso di “inciampare e cadere”. I medici specialisti ortopedici della struttura pubblica le avevano richiesto una risonanza delle ginocchia! Alla visita neurologica fu fatta diagnosi di sclerosi multipla e inviata  in ambiente idoneo per le cure.

Spesse volte si presentano immigrati con ferite causate da eventi più disparati, dai traumi più banali ai “morsi” ricevuti da altri malcapitati, ferite che, non trattate adeguatamente, giungono ormai infettate. Ancora una volta interventi di toilette delle ferite e di cura costante di medicazioni da parte degli infermieri hanno consentito ai nostri pazienti di “rimettersi in sesto”.

Ma c’è anche l’azione di prevenzione con la vaccinazione antiinfluenzale alle persone prive del medico di medicina generale, così come l’azione di cura di tutte le malattie bronchiali ed articolari causate dal freddo dei tanti immigrati che vivono sparsi nelle campagne, in ambienti privi di qualsiasi servizio.

In ultimo desidero raccontarvi la storia di una umile suorina, piccola, smilza, che ha un vestito strano. Sul davanti, ha due piccole tasche inesauribili, perché ogni volta che vi mette le mani riesce a tirare fuori farmaci per tutte le necessità, latte in polvere per  le mamme che ne fanno richiesta (e sono tantissime, italiane e straniere), così come pannetti, pappine e quanto è necessario per la cura dei bambini. Questa suora è l’angelo dell’ambulatorio!

La storia comunque non è finita, anzi continua, perché nell’ ambulatorio di via Quarti si cura il disagio psichico, la marginalità e tutte le situazioni che le leggi hanno ormai hanno classificato come irregolarità, in parole semplici si cura la povertà!

Nicola Liso

medico neurologo volontario della studio medico della casa accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria.


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Ho esercitato per oltre 40 anni la professione di neurologo e noto che oggi sembra di gran moda discutere di situazioni o comportamenti che riguardano l’uomo, servendosi di parole e concetti estrapolati da letture di di psicologia o psichiatria. Si cerca di dare una veste scientifica alle nostre opinioni, azzardando talvolta anche diagnosi specifiche, perdendo di vista la comprensione dello “specifico umano”, che sempre eccede le nostre categorie e che, come specchio, riguarda anche noi, in prima persona. Nelle mie brevi riflessioni presenterò alcuni aspetti della vita quotidiana di ognuno di noi, spesse volte portati all’attenzione di medici o psicologi, rileggendoli semplicemente come “accadimenti umani”, non rientranti nel patologico, cercando di de- psicologizzare e de- medicalizzare situazioni che, invece, sono proprie della condizione umana.