Il ”Cristo” di Rio de Janeiro abbraccia dall’alto un paese tutto da vivere. Già, perché il Brasile incarna nell’immaginario collettivo la meta ideale dove respirare sole mare e fantasia. I recenti Mondiali di calcio hanno dato al popolo carioca la possibilità di seguire da vicino una nazionale, la Selecao, che detiene il record di vittorie internazionali. ‘’Pentacampeòn’’, appunto, cinque Coppe alzate al cielo testimoniano l’appartenenza di due colori, verde e oro, ad un movimento sportivo che rasenta una vera e proprio fede religiosa. Il verde unito all’oro, dicevamo, una maglia gialla che avvolge di luccichìo e splendore i gioielli della squadra di Felipao Scolari. Gioielli in campo e gioielli da indossare come un vestito che hai deciso di cucirti addosso, una seconda pelle, insomma.

Oggi, infatti, la carnagione scura di Raffaele Petruzzelli si mischia a quella degli abitanti del posto. Nato ad Andria nel 1977 da una famiglia di stilisti, Lello, come si fa chiamare dagli amici, realizza immediatamente che la sua strada poteva essere la moda. Diciottenne, frequente l’Istituto Europeo di Design a Roma e, bazzicando ambienti ”in”, si accorge di avere un talento unico, creare gioielli.

Possiamo definirti un ragazzo d’oro allora?

Vista la mia abbronzatura, direi un ragazzo di carbone – ride – e che, come il carbone, vuole levigare le sue creazioni fino a trovare il suo diamante.

 E tu una miniera l’hai trovata in Brasile. Come ci sei arrivato fin lì?

È stato tutto molto veloce. Dopo una breve carriera nella Capitale, uno Store d’abbigliamento brasiliano, designer per la più grande azienda brasiliana del lusso, vedendo le mie creazioni online, ha chiesto mie referenze. Il tempo necessario a compilare il curriculum e il gioco era fatto. Catapultato improvvisamente in una realtà diversa dalla mia, ho imparato a conoscere una cultura che fa della povertà una scuola di vita eccezionale. Anche il più piccolo ornamento può regalare loro un grande sorriso. Creare gioielli in un paese come il Brasile, è molto di più di un lavoro, è un’arte, un modus vivendi.


Una saudade al contrario, insomma, la piacevole scoperta di una terra calda come poche. E chissà, forse è per questo che Lello si sente a casa, Andria come Rio, infatti, rappresenta l’esperimento sociale per eccellenza, l’affabilità e la simpatia dei suoi abitanti sono il “must’’ della felicità. Con una sola differenza, ahinoi, qui ci si addobba per apparire, lì lo si fa per vivere alla giornata, godersi il momento come dono primordiale

Il “Degli Ulivi” e il  “Maracanà”, due opposti?

Decisamente. Anche se nella culla del calcio c’è ancora posto per un andriese.

Cioè?

Beh, Lino Banfi, Oronzo Canà e il suo 5-5-5 qui sono autentiche star e, forse, i gioielli che mostro con più orgoglio!

 

 


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Iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Puglia, ho iniziato a raccontare avventure che abbattono le barriere della disabilità, muri che ci allontanano gli uni dagli altri, impedendoci di migrare verso un sogno profumato di accoglienza e umanità. Da Occidente ad Oriente, da Orban a Trump, prosa e poesia si uniscono in un messaggio di pace e, soprattutto, d'amore, quello che mi lega ai miei "25 lettori", alla mia famiglia, alla voglia di sentirmi libero pensatore in un mondo che non abbiamo scelto ma che tutti abbiamo il dovere di migliorare.