Natale

“Dimmi perché è Natale,

ma pace non c’è…”

(Eros Ramazzotti)

Ci accingiamo a vivere le feste natalizie ormai vicine e come sempre fervono i preparativi: vengono realizzati i presepi, allestiti gli alberi, sui balconi le luminarie si accendono e si spengono ad intermittenza, i negozi rimangono aperti.

Ma come ci stiamo preparando al Natale? Sembra che tutto vada come ogni anno, ma non è così. Si respira nell’aria una tristezza di fondo non indifferente.

Il Natale non sembra più il Natale di qualche anno fa. Oggi sembra che una nebbia si stia abbassando sul nostro Natale, una nebbia che sta impedendo la vista e rammaricando il cuore dell’uomo. Sì, si attuano le tradizioni, ma si è perduta la vitalità.

Sarà perché il mondo sta vivendo un momento non bello della storia? Sarà il terrore e la guerra? Sarà perché molti sono senza lavoro o chi ce l’ha deve lavorare anche nei giorni di festa? Sarà che l’indifferenza sta dominando sull’amore? O sarà che stiamo preparando la festa e dimenticando il Festeggiato?

Insomma molte possono essere le cause, ma gli effetti sono noti a tutti. Il Natale è stato rubato. Il cuore dell’uomo è sempre più inquieto, anche se è vietato disperare!

Il Cristianesimo ci pone dinnanzi un Dio non rinchiuso nei suoi cieli dorati, incagliato tra le stelle, ma un Dio Bambino, indifeso, piccolo, già perseguito nel momento del suo nascere. Un Dio Bambino già rifiutato dal mondo, già avvolto nelle fasce e bende della morte, un Dio però che viene, malgrado la cattiveria e la morte. Il messaggio del Cristianesimo è un messaggio di speranza contro ogni disperazione e abbandono: Dio viene incontro all’uomo ferito nel paradosso di un Bambino, che è Dio fatto uomo, per elevare l’uomo alle altezze di Dio.

Al noto scrittore francese ateo Jean-Paul Sartre, nel Natale del 1940, su sollecitazione di alcuni cristiani detenuti, che come lui erano nel carcere nazista,  fu detto di scrivere sul Natale. Ed egli scelse di rappresentare Maria, che aveva appena dato alla luce il Bambino Gesù, e come ogni madre si mette a contemplarlo con tenerezza, consapevole dell’unicità della sua esperienza.

Ecco alcune righe veramente sorprendenti di quest’opera composta da un autore di certo non “filo-cristiano”: «Cristo è suo figlio, carne della sua carne e frutto delle sue viscere. Ella lo ha portato per nove mesi e gli darà il seno e il suo seno diventerà il sangue di Dio (…). Ella sente insieme che Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che egli è Dio. Ella lo guarda e pensa: “Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. Egli è fatto di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Egli mi assomiglia. È Dio e mi assomiglia!” Nessuna donna ha avuto in questo modo il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolissimo che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che vive».

Grande mistero, ma anche grande gioia. Ma allora che cosa possiamo fare noi per riconsegnare il Natale autentico al nostro povero mondo? Potremmo, ad esempio, ridonare un sorriso a chi lo aspetta da tempo; vivere le tradizioni con spirito di festa e non con spirito festaiolo; dedicare più tempo alle relazioni, specialmente quelle interrotte o accartocciate; non dimenticare il Festeggiato.

Si potrebbe concludere con questa lettera al piccolo Gesù:

“Mi sento emozionato, caro Gesù, nel farTi gli auguri di buon compleanno. In ogni Natale Tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa e Ti lasciamo nell’angolo di un vago ricordo: senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera! (…) Ma c’è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal Tuo Natale. A Natale, o Gesù, Tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica: Tu sei nato povero, Tu hai scelto l’umiltà di una grotta e le braccia di Maria. Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l’esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a Te, o Gesù! Questo sarebbe il vero regalo natalizio!» (Card. Angelo Comastri).


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Nicola Montereale è nato a Trani (BA) il 1 Febbraio 1994 ed è residente ad Andria. Nel 2013 ha conseguito la maturità classica presso Liceo Classico “Carlo Troia” di Andria e nel 2018 il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto Teologico “Regina Apuliae” di Molfetta. Attualmente è cultore della materia teologica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano) e docente IRC presso il Liceo Scientifico e Classico “A.F. Formiggini” di Sassuolo (Mo). Ha scritto diversi articoli e contributi, tra questi la sua pubblicazione: Divinità nella storia, Dio nella vita. Attraversiamo insieme il deserto…là dove la parola muore, Vertigo Edizioni, Roma 2014. Inoltre, è autore di un saggio di ricerca, pubblicato nel 2013 e intitolato “Divinità nella Storia, Dio nella Vita”.