Camminiamo tutti nella cacca, ma solo pochi hanno il coraggio di guardare le stelle…

Caro direttore,

non mi ero reso conto, nel marasma mediatico, che alcune previsioni sociali andavano fatte, ed una di queste è che nel nostro Paese, in cui la realizzazione professionale è o un miracolo personale di fatica e lacrime o una raccomandazione, gli unici a trovare in fretta un lavoro saranno i “navigator” ovvero i mediatori tra il percettori del reddito di cittadinanza e il ministero del lavoro.

Nelle Democrazie e Repubbliche, il popolo affamato, bugiardato, derubato della dignità che gli spetta per Costituzione, si arrabbia e comincia una disobbedienza civile, una resistenza al potere istituzionale che lo priva delle fondamenta umane necessarie alla vita quotidiana. No barricate, no guerriglia urbana, no violenza: nelle piazze con la sola forza della presenza.

Perché per avere giustizia amministrativa, lavorativa, mi occorre un avvocato? Non è la Costituzione italiana stessa l’avvocato di tutti noi?

“L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”: non è diventata questa una bugia di Stato su cui la Corte Costituzionale o altro Organo dovrebbe intervenire?

Rispondere ai quesiti del popolo che non ha magari i mezzi pecuniari e di istruzione necessari a provvedere alla propria difesa nelle sedi appropriate, non è un dovere?

Purtroppo in risposta arriva il silenzio, il rimandare, il rimbalzare delle solite “puttanate” riparatrici e palliative messe come toppe sul culo di chi, con i pantaloni rotti, ha freddo.

Trovo di una gravità morale e sociale senza precedenti proporre non un lavoro, seppure a tempo determinato, ma un sussidio economico. Una paraculata degna di un dittatore furbo che getta briciole dal suo balcone perché di sotto non si accorgano che è duro e vecchio il pane.

È la realizzazione del contrario di un detto cinese che professa “a chi ha fame non dare il pesce, ma la canna”.

In questo Paese che ripiega sui santi, i miracoli, le presentazioni, i baciamani, i palchi da cui si grida perché gridare è il contrario di parlare, le promesse politiche per fini elettorali, è esercitata solo l’ignoranza che diventa, per vox populi, una esimente o garanzia di impunibilità culturale e legislativa.

Qualcuno ha perso di vista la realtà, l’italiano millanta per amore dell’apparenza un benessere che non gli appartiene, compra su Amazon e Zalando durante i “Black Friday”, fa file nel periodi dei saldi. Facebook, Instagram, WhatsApp ci hanno resi ciechi, ci distolgono dalla realtà.

Camminiamo tutti nella cacca, ma solo pochi hanno il coraggio di guardare le stelle… Coraggio allora, mano nella mano, senza distinzioni di pelle e religione, classi sociali, tutti a cercare il bene comune.

John Lennon ha scritto una canzone, “Imagine”. Martin Luther King ha marciato pacificamente verso una casa comune invisibile che accogliesse la pace, sapendo che prima o poi gli sarebbe costato la vita il suo lottare, ma l’ha fatto.

E a chi risponde che stavolta è il popolo al governo, ribadisco che, se così fosse, gli onorevoli, i senatori, i consiglieri regionali e altri, percepirebbero lo stesso stipendio di un operaio, 1000 euro al mese. Perché la politica è il dovere di fare il bene del Paese, non il lavoro per il bene personale.