Intervista con Franco Cardini, noto medievista, professore emerito nell’Istituto di Scienze Umane e Sociali/SNS

Intervista con Franco Cardini, noto medievista, professore emerito nell’Istituto di Scienze Umane e Sociali/SNS, Directeur de Recherches nell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi, Fellow della Harvard University.

Professor Cardini, si parla di crociata, jihad, guerra di religione e sembra di vivere un déjà vu: da un lato, giudizi razzisti di marca occidentale sembrano avere la memoria corta; dall’altro, non possiamo attendere che l’Islam scopra i valori della Rivoluzione Francese. Che fare?

Non c’è bisogno che l’Islam riconosca gli ideali della Rivoluzione Francese, anche perché, indirettamente, le classi dirigenti musulmane l’hanno già fatto da tempo. Ormai il mondo è tutto conquistato, nei livelli dirigenziali, da gente che da qualunque religione, da qualunque cultura provenga è occidentalizzata, ha studiato nelle università occidentali o in quelle non occidentali, ma sul modello occidentale: gioca in Borsa, risponde alle logiche della Banca Mondiale, è organizzata secondo l’economia della globalizzazione e quindi, praticamente, tutti i Paesi e tutti i capi di Stato hanno molto poco di non occidentale. Il re dell’Arabia Saudita che notoriamente va in giro col suo abito tradizionale, di arabo, di orientale, di musulmano ha appunto l’abito; per il resto, è un finanziere, uno che risponde a certe logiche esattamente come noi. Certamente, quando è in casa sua mantiene le sue tradizioni: taglia la mano ai ladri, tiene le donne segregate e così via, però questo noi lo accettiamo perché il suo essere occidentale come uomo d’affari, come petroliere, fa sì che noi gli diamo tranquillamente l’autorizzazione a restare arabo a casa sua, anche nel senso più retrivo del termine, perché ci serve. In altri termini, il nostro vicino di casa algerino che obbliga la moglie a coprirsi la testa con un velo è un uomo che va educato alla cultura occidentale perché è un povero disgraziato, mentre i nostri alleati che tagliano le mani ai ladri noi li lasciamo tranquilli, perché sono intoccabili, in quanto sono parte della nostra economia. Ci comprano anche le squadre di calcio! Per il resto, è evidente che la convivenza è possibile. Il problema è che questo vale all’interno delle classi dirigenti. Per gli altri, per i poveracci, vale un’altra logica.

Torri Gemelle, Charlie Hebdo, Bataclan, Bruxelles: scontro di civiltà o episodi dovuti a cellule impazzite?

Sono cellule impazzite. Anche se i terroristi hanno le loro logiche che vanno distinte: le Torri Gemelle rispondevano ad una logica, il Bataclan a un’altra. In generale, le operazioni di carattere terroristico tendono ad uno scopo, a provocare risposte isteriche, di interventismo feroce e indiscriminato. Quello che i terroristi islamisti vogliono è che il mondo occidentale reagisca non contro le cellule terroristiche, ma contro l’Islam nel suo insieme. E lo vogliono perché vogliono costringere i musulmani a dar loro ragione e ad allearsi al loro progetto. Per questo serve che gli occidentali nutrano sempre più odio, rancore e sfiducia nei confronti del mondo musulmano in quanto tale. Chi fa questo, obiettivamente, aiuta i terroristi perché i terroristi vogliono questo.

Papa Francesco da quasi due anni parla di terza guerra mondiale “a macchia di leopardo”: condivide un tale giudizio?

Sì. Quando si creano condizioni di forte sperequazione, in linea di massima, queste condizioni conducono a deflagrazioni anche militari. Oggi il mondo è attraversato da una grande ineguaglianza socio-economico e questo non sarebbe ancora nulla: il problema fondamentale è che i più colpiti da questa disuguaglianza ormai lo sanno e sapendolo non sono più disposti a subire una situazione di questo genere. Reclamano i loro diritti e questo comporta due possibili soluzioni: o una più equa ridistribuzione della ricchezza oppure una qualche forma di conflitto che potrebbe durare anche molto a lungo. Evidentemente, chi è in condizione di superiorità socio-economica non ha alcuna intenzione di cedere nulla dei suoi vantaggi e quindi è davvero probabile che si vada verso una generalizzazione dello scontro sotto forma di conflitti locali e sotto forma di operazioni terroristiche. Tenga presente che la stragrande maggioranza del mondo musulmano è immerso in una miseria che interessa ormai il 90% della popolazione mondiale e che è diventata sempre più intollerabile e da quel tipo di situazione noi possiamo aspettarci ogni sorta di reazione perché ormai, evidentemente, le persone che versano in tale situazione non la sopportano più.

Le relazioni tra Occidente cristiano e Oriente islamico affondono le loro radici già nel Medio Evo: se dovesse indicarne delle svolte cruciali, quali indicherebbe?

Le svolte cruciali fondamentalmente sono due. La prima si ha quando il generale Bonaparte, il 2 luglio 1798, sbarca in Egitto e proclama che la Rivoluzione Francese è venuta a salvare tutti i popoli perché essa riassume il succo del messaggio islamico che è un messaggio di libertà, di fratellanza e di uguaglianza. Da quel momento, questa idea di questo giovane generale francese porta delle conseguenze assolutamente fondamentali perché in tutto il mondo musulmano si aprono addirittura delle cellule massoniche: il che vuol dire che a quel punto il mondo musulmano è maturo per accettare un rapporto con l’Occidente che include che in musulmani sono interessati alla tecnologia occidentale e guardano all’Occidente con interesse, ma sono convinti di avere ancora una superiorità politica e culturale. Un secolo e qualche cosa più tardi, alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1918, si ha la seconda svolta: l’Islam capisce di aver perduto totalmente la sua superiorità nel mondo – cosa che era già accaduta da prima, ma solo in quel momento se ne è reso conto – e a quel punto il mondo musulmano cerca di organizzarsi dopo il trauma della fine dell’Impero Ottomano. Il fatto è che non ci riesce perché l’Occidente liberale gli impone un regime neocoloniale e da allora inizia una fase di inimicizia, di ostilità che arriva fino ai giorni nostri, per spiegare la quale, ricorrere al tempo delle Crociate non serve a nulla perché quello era un tempo di un forte equilibrio socio-economico fra l’Occidente e l’Oriente, in cui c’erano guerre, ma c’erano anche scambi economici, culturali, diplomatici e via discorrendo.

Un’ultimissima domanda: di chi o di cosa dobbiamo aver paura oggi?

Dobbiamo aver paura della nostra incapacità di capire che un mondo globalizzato nelle idee, un mondo globalizzato nei modi di pensare e di vivere, non può mantenersi insieme, non può convivere con un mondo dove invece le differenze socio-economiche sono talmente enormi da non rendere la convivenza possibile. E quindi bisogna agire di conseguenza, bisogna che la globalizzazione economica e culturale divenga anche una globalizzazione sociale.