Ipazia sì, Cialdini no…

Onorando Ipazia e sconsacrando il generale Cialdini, si compie un salto di qualità.

Ce ne sono. Ma bisogna cercarle/i con il lanternino.  Persone e personaggi del mondo della vita e della cultura indipendenti da politica, economia e religione. Autenticamente autonomi econgiuntamente rispettosi del principio di realtà ed obiettività.

Impresa improba ed infruttifera, poi, andare alla ricerca, con il lumicino di Diogene, che un tempo traballava sonnolento sotto le stanghe di carretti dalle grandi ruote di legno, di coraggiose Amministrazioni Comunali solerti in ambiti specificamente culturali. Ma girando a piedi per l’Italia è possibile rinvenire iniziative e delibere politiche di rara efficacia culturale e civile cheevocano con riconoscente memoria fatti che contano veramente, indimenticabili personalità del passato spappolate in storie raccapriccianti.

Nella Marche, a due passi dal mare e dalle colline dell’Appennino,si adagia Chiaravalle. E’ fiera di aver dato i natali alla grande pedagogista Maria Montessori, che come pochi altri sa cantare lalibertà nella costruzione della personalità dei bambini, fugando la paura che rende schiavi.

La graziosa cittadina è percorsa in lungo ed in largo da piste ciclabili, immerse nei profumi di essenze fragranti. Alla bicicletta, al semplice veicolo a due ruote, amato dalla sensibilità dei piccoli e dalla profondità di pensiero degli adulti sognanti, ha dedicato strutture artistiche. Ne va fiera. Come anche dell’abbazia di Santa Maria in Castagnola che laboriosi monaci cistercensi eressero nel lontano XII secolo.

Nella sua toponomastica tra le tante strade dedicate ad artisti, scienziati, filosofi e movimenti culturali delle epoche precedenti,spicca una via intitolata ad una personalità storica quasi sconosciuta. La stragrande maggioranza della gente comune, ma anche delle persone mediamente acculturate, legge, infatti, per la prima volta il nome “Ipazia”.

In una teca, poi, issata in onore della studiosa alessandrina, èinserito un astrolabio, un’innovazione tecnologica importantenell’astronomia e nella navigazione dell’epoca, a cavallo tra il IV ed il V secolo d.C.. Due panchine lignee consentono a chi intende riflettere e meditare di trovare deliziosa ospitalità, ed il tuo caroamico Renato Tittarelli, naturopata, esperto anche di aromaterapia, vi si reca frequentemente per omaggiare la sua musa ispiratrice.

Facendo un salto in tempi più recenti. Nei libri di storia di terza media si legge che Enrico Cialdini, il generale piemontese piombato nel Sud al momento della formazione dell’Italia unita contrasta con energia il fenomeno sociale, economico e culturale, distortamente definito “brigantaggio”.

Pochissimi sono a conoscenza che il famigerato generale ordina la distruzione con il fuoco di due miseri paesi campani,Pontelandolfo e Casalduni. Brutale strage di rappresaglia. Folta la pletora delle vittime, arse vive nei loro caseggiati.

Ancora più ridotto è il numero di quanti sanno che il Cialdinipermette lo stupro di molte inermi giovani donne e madri del Mezzogiorno, sotto gli occhi esterrefatti dei congiunti. Insomma, saccheggi, devastazione e stupri etnici! Mancano, per il momento, solo fosse comuni.

Per i suoi “meriti” sul campo, che contribuiscono a rendere il Sud una colonia, ancor oggi agonizzante, molte Amministrazioni comunali autolesionisticamente si precipitano nel santificare l’orrendo personaggio. Ultimamente, però, un atto di dignità è venuto dalla giunta “De Magistris” che revoca la cittadinanza onoraria all’infame “macellaio”.

Di Ipazia, persona molto scomoda, invece, circolano notizie lacunose e si fa strada una grande voglia, una smania di insabbiare la sua tremenda vicenda storica ed umana. Un’avvinazzata accozzaglia di parabolari, “infermieri” dell’epoca, solitamente alle prese con lebbrosi ed appestati, spietatamente la prende di mira per assassinarla turpemente.

Il suo brutale crimine? E’ donna. A tutto tondo. E, per le “civiltà”patriarcali merita una seria lezione, che serva di monito per il nugolo di altre che aspirino ad emancipare il genere femminile, da sempre ritenuto inferiore nell’”evoluto” mondo occidentale. Solo al maschio deve essere riservato ogni ufficio e ruolo sacrale. Solo lui con cinica ed autoreferenziale ambizione può aspirare a detenere il potere politico, economico, culturale e religioso.

Poi. Ipazia è… molto colta. Filosofa, matematica, astronoma ed inventrice. Da bambina coglie l’opportunità di accedere ai numerosissimi tomi, che ospita la biblioteca di Alessandria d’Editto, della quale suo padre ne è direttore, e di metabolizzarli con il talento della sua intelligenza.

Conosce un’infinita nuvola di personalità della cultura che accorrono da ogni dove nella città portuale, il cui altissimo faroillumina il Mediterraneo per molte miglia. La poderosa conoscenza e la saggezza che acquisisce non la riserva solo per sé e per pochi eletti, ma con estrema liberalità, novello Socrate in gonnella, la dispensa ambiziosamente agli altri anche in agorà improvvisate.

Appostati, i malfattori, vicino a casa sua, insidiosamente la attendono. Vomitando insulti, viene strappata dal carro che la trasporta, e brutalmente, conficcandole dita nelle orbite, le vengono cavati gli occhi, mentre agghiaccianti urla di dolore e festanti strepiti di esultanza raggiungono il cielo. Inerme! Invece di lanciare un urlo sconquassante i timpani in difesa della sacralità della vita e dell’autonomia del pensiero libero.

Il suo corpo, lapidato e ridotto in brandelli, è dato alle fiamme. Nessun brano della sua carne e della sua intelligenza deve rimanere. La cultura alta, nei tempi lunghi, sia pure a fatica, èsempre vincente, ma ben presto soggetti di dubbia caratura culturale ed umana si mettono all’opera con solerzia, sfigurandola, denigrandola, ed omaggiano congiuntamente i suoi detrattori con il consueto servilismo.

Come al solito, si riesce ad individuare la manovalanza delle gesta esecrabili, raramente si perviene ad identificare e colpire il mandante. Per molti studiosi indipendenti, però, a creare il clima di odio, che facilmente apre breccia nei ciechi esecutori materiali, è Cirillo, per un trentennio potente vescovo di Alessandria.

Nessuno può permettersi, neppure oggi, di disarcionarlo dall’altare su cui è stato issato. Sarebbe vista una tale rivoluzionaria decisione come un’ignominia, invece che come un gesto di grande dignità e coraggiosa onestà intellettuale.

Chissà se un giorno o l’altro un pontefice, autentico vicario del Cristo, cantore della buona novella, riuscirà a chiedere perdono per l’ignobile assassinio, commesso, sia pure indirettamente,dall’influentissimo personaggio della nascente gerarchia ecclesiastica.

E…, dicendola tutta, passando dal passato al presente, chissà se a potentissime entità religiose, come l’Opus Dei, sarà finalmente impedito di far piangere tante famiglie, oneste ed innocenti!?Forse… forse… il pontefice Bergoglio, che è stato capace di telefonare alla famiglia della coraggiosa attivista brasiliana Marielle Franco, per esprimerle affetto e solidarietà, possiede tutti i crismi per poterlo fare da subito, discostandosi dal fondamentalismo imperante e schierandosi di fatto, ancora una volta, dalla parte degli ultimi.

Dunque. Molte città italiane vengono infangate dalla presenza del nome del generale Cialdini e deprivate dall’assenza di un emblema femminile di civiltà. Non sarebbe giusto ormai, cancellarlo definitivamente dalla toponomastica, sostituendolo con quello della intrepida e fiera Ipazia che, sfidando la tirannia del terribile patriarca porta alto il vessillo della libertà di pensiero e della coraggiosa condotta scientifica, restia ad ogni sopruso o inquietante lusinga?

Il quesito non riceverà risposte dall’asfittico e discreditato ceto politico attuale, perché una eventuale scelta di campo, veramentedemocratica, non porta consensi, né si vuole che la gente, emulando icone straordinarie, impari a pensare, a lottare ed avivere liberamente.

Nella stagnante acqua sociale e culturale dell’Italietta, risucchiata dal vortice del consumismo e dell’imperante individualismo, il ciottolo va lanciato! Con ingenua e profonda convinzione. Proprio come insegnano Ipazia e Marielle Franco. Ambedue donne che incutono paura alle élite dominanti ed infastidiscono l’indifferenza dei più.


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Percorso scolastico. Scuola media. Liceo classico. Laurea in storia e filosofia. I primi anni furono difficili perché la mia lingua madre era il dialetto. Poi, pian piano imparai ad avere dimestichezza con l’italiano. Che ho insegnato per quarant’anni. Con passione. Facendo comprendere ai mieli alunni l’importanza del conoscere bene la propria lingua. “Per capire e difendersi”, come diceva don Milani. Attività sociali. Frequenza sociale attiva nella parrocchia. Servizio civile in una bibliotechina di quartiere, in un ospedale psichiatrico, in Germania ed in Africa, nel Burundi, per costruire una scuola. Professione. Ora in pensione, per anni docente di lettere in una scuola media. Tra le mille iniziative mi vengono in mente: Le attività teatrali. L’insegnamento della dizione. La realizzazione di giardini nell’ambito della scuola. Murales tendine dipinte e piante ornamentali in classe. L’applicazione di targhette esplicative a tutti gli alberi dei giardini pubblici della stazione di Barletta. Escursioni nel territorio, un giorno alla settimana. Produzione di compostaggio, con rifiuti organici portati dagli alunni. Uso massivo delle mappe concettuali. Valutazione dei docenti della classe da parte di alunni e genitori. Denuncia alla procura della repubblica per due presidi, inclini ad una gestione privatistica della scuola. Passioni: fotografia, pesca subacquea, nuotate chilometriche, trekking, zappettare, cogliere fichi e distribuirli agli amici, tinteggiare, armeggiare con la cazzuola, giocherellare con i cavi elettrici, coltivare le amicizie, dilettarmi con la penna, partecipare alle iniziative del Movimento 5 stelle. Coniugato. Mia moglie, Angela, mi attribuisce mille difetti. Forse ha ragione. Aspiro ad una vita sinceramente più etica.