“Gandhi e l’India sono la salvezza del mondo,

non c’è altra via d’uscita dall’abominio di questo secolo”

“Le due più grandi scoperte del XX secolo:

la nonviolenza e la Bomba Atomica”

“Quando parliamo di nonviolenza come di una scoperta di questo secolo,

conviene precisare che non si tratta della rivelazione

di un nuovo valore spirituale o di una rivelazione religiosa,

ma dell’ingresso, nella storia dei popoli,

di una forza rivoluzionaria e innovatrice”

(Lanza del Vasto)

Fino al 2001, anno del centenario della sua nascita e, per questo, oggetto di iniziative volte a celebrarne la memoria, la figura di Lanza del Vasto era pressoché sconosciuta al grande pubblico, intendendo con “pubblico” non certo quello reso schiavo dal piccolo schermo televisivo, ma quello ben più striminzito dei lettori e degli “addetti ai lavori”.

Nato in Puglia (sarebbe curioso sapere quanti Pugliesi lo sanno…), a San Vito dei Normanni, il 1901, e morto all’età di 80 anni, Lanza del Vasto – pseudonimo di Giuseppe Giovanni Lanza di Trabia – è stato l’unico discepolo occidentale di Gandhi, che gli diede il nome di Shantidas (servitore di Pace). Dopo il suo soggiorno in India, Lanza del Vasto consacrò tutte le sue forze alla diffusione del verbo della nonviolenza. Grazie alla fondazione della Comunità dell’Arca, all’incessante opera di pubblicazione di libri tradotti in diverse lingue e all’ideazione e realizzazioni di azioni nonviolente dall’alto valore simbolico, Lanza del Vasto ha fatto sì che la nonviolenza non fosse più considerata una parola familiare a pochi e trasognati idealisti, ma anzi si presentasse come il terreno comune del dialogo tra Oriente e Occidente, tra religioni non cristiane e cristianesimo. Intellettuale antiaccademico, come pure fu Simone Weil, non a caso sua amica già dal primo incontro, il pensiero di Lanza del Vasto ci offre uno spaccato sulle contraddizioni del nostro tempo e in particolare sull’uso violento della scienza moderna.

Il pensiero di Lanza del Vasto. Una risposta al XX secolo, è un saggio curato da Antonino Drago (Ed. Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2010, pp.249, €22,00). Già autore di non pochi libri sulla nonviolenza e su Lanza del Vasto, a lungo responsabile della Comunità dell’Arca in Italia, già docente di Storia della Fisica presso l’Università “Federico II” di Napoli, al momento Antonino Drago tiene corsi di Nonviolenza presso le Università di Pisa e Firenze. In questo volume, egli raccoglie i contributi presentati in occasione di una giornata seminariale dedicata alla figura di Lanza del Vasto e alla diffusione della conoscenza dei suoi libri, oltreché delle sue esperienze.

A tale giornata hanno partecipato, oltre allo stesso Antonino Drago: Manfredi Lanza, Paolo Pellegrino, Paolo Trianni, Fulvio C. Manara, Leonardo Lenzi, Gabriella Fiori, Andrea Cozzo, Daniel Vigne, Carmela Ilardi, Laura Spinelli, Giovanni Tammaro, Cosimo Tomaselli.

I temi approfonditi da un numero così rilevante di relatori hanno, tra l’altro, riguardato il rapporto tra poesia e pensiero in Lanza del Vasto, quello tra la sua filosofia e lo spiritualismo cristiano, la sua relazione con Gandhi. Ancora, sono stati via via analizzati aspetti quali le esperienze “disoccidentanti” di Lanza, il suo incontro con Simone Weil, la sua analisi del trinomio scienza-coscienza-istruzione, le sue opere intitolate I quattro flagelli e La Trinité spirituelle, il suo tentativo di rinnovare il cristianesimo. Completano questo articolato quadro, le prospettive aperte su religione e nonviolenza, sulla comunità di Monte Sant’Elia e, ancora, sul ruolo della donna nella Comunità dell’Arca.

Due gemme chiudono il volume. La prima riguarda tre conferenze inedite su scienza e nonviolenza, tenute da Lanza del Vasto, tra il 18 e il 19 ottobre 1977, in lingua italiana, ad Ahmedabad, presso l’Università del Gujarat, fondata da Gandhi.

La seconda, invece, offre una preziosa guida alla lettura e allo studio degli scritti di e su Lanza del Vasto, un vero e proprio vademecum per chi volesse accingersi ad approfondire la conoscenza di una figura che ancora attende, sia detto a dispetto di chi scrive e forse anche di chi legge, di essere scoperta e valorizzata.

Il migliore invito alla lettura di questo davvero notevole saggio è forse nel suo sottotitolo, scelto con chiaro acume: una risposta al XX secolo. È proprio così: il secolo breve, il secolo della società liquida, il secolo delle due Guerre Mondiali e della Guerra fredda, della fame nel mondo e dei ricchi sempre più ricchi a fronte dei poveri sempre più poveri, è un secolo che ha incrementato la nostra sete di risposte. Lanza del Vasto, con la vita e con la parola, ce ne ha indicate alcune capaci di dissetarci nel profondo. Che possa ripetersi ancora oggi l’incontro che sconvolse la vita della Samaritana al pozzo di Giacobbe?


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...

1 COMMENTO

  1. Ho bene conosciuto Lanza-Shantidas che ho ricevuto nella mia casa nell’1973. La più bella cosa che ha scritto è la sua prefazione a “IL MESSAGGIO RITROVATO” di Louis Cattiaux (Ediz. Mediterranee 2002).

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