Ospite di Fucina Domestica, Ester Esabon ha impressionato il pubblico con soffici dita su corde di un violino che ha ancora molto da raccontare, un violino fertile nella commessura tra giovane entusiasmo e consumata sensibilità.

La responsabile Mirella Caldarone si è detta “molto fiera di aver ospitato il primo concerto di Ester. Fucina Domestica si conferma culla di talenti e sperimentazione”. Sperimentare tenendo ben saldi i piedi per terra, questo il diktat autoimpostosi dalla Esabon, apparsa, al tempo stesso, timida e grintosa di fronte alle nostre domande.

Ciao, Ester. Cosa spinge una giovane ragazza come te ad approcciarsi ad uno strumento storico quale il violino?

Una forte passione per la musica coniugata all’eleganza e alla dolcezza del violino mi hanno spronata ad avere un primo approccio con questo meraviglioso strumento all’età di 10 anni. Sicuramente ha influito anche un’educazione musicale di autori quali Mozart e Beethoven che, ancora in fasce, hanno accompagnato la mia vita e di cui mi sono perdutamente innamorata.

Il tuo repertorio spazia da Bach a Tchaikowsky, passando per Veracini. In che maniera è possibile, se è possibile, far coincidere, su di uno spartito, gli elementi musicali del Barocco e quelli del Romanticismo?

In maniera, effettivamente, forzata. Si tratta comunque di due epoche ben distinte e sta alla bravura dello strumentista interpretare le comunanze armoniche e strutturali.

Dopo esserti diplomata al Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, sei stata ammessa all’Accademia “L. Perosi” di Biella. Qual è l’insegnamento più interessante che hai appreso dal maestro Rudens Turku?

Iniziando questa nuova esperienza con il maestro ho ben appreso che pazienza e determinazione sono le virtù di un’artista che vuole fare della Musica la propria vita. Sotto la sua ala credo di essere cresciuta soprattutto a livello umano. Ho imparato a rispettare questo lavoro, amandolo in ogni suo aspetto, dall’estenuante pratica alla soddisfacente esibizione.

Progetti futuri?

Studiare resta la mia priorità. Odio le improvvisazioni e credo che non portino da nessuna parte, se non ad un successo momentaneo ed effimere. La fama svanisce, il talento, se ben coltivato, resta per sorprendere ed emozionare.