Il papiro P52 = P.Ryl. Gk. 457, detto papiro di Rylands, è il frammento più antico che si conosca del Nuovo Testamento. Non è noto il luogo di rinvenimento, si pensa che possa provenire da Oxyrhynchus. Nel 1935 C.H. Roberts lo ha identificato per primo con un passo del Vangelo di Giovanni, proponendo una datazione alla prima metà del II secolo.

Ancora oggi tutti gli studiosi accettano che il frammento sia stato scritto attorno alla prima metà del II secolo, precisamente nel 125 d.C., sebbene si siano levate di recente alcune voci dissenzienti dal momento che la datazione proposta è paleografica, basata sull’analogia dello stile di scrittura con quello di altri papiri e quindi non è certa in senso assoluto.

La scrittura è ovviamente in greco, con le parole una attaccata all’altra secondo l’usuale tecnica di scrittura dell’epoca (scriptio continua). Il frammento, inoltre, è scritto su entrambi i lati, appartiene chiaramente ad un codice. La parte “recto” contiene Giovanni 18:31-33, la parte “verso” contiene invece Giovanni 18:37-38; si tratta di un passo importante, la narrazione del dialogo tra Gesù e Pilato dopo l’arresto nel Getsemani e la consegna alle autorità romane da parte dei sommi sacerdoti.

Di Pilato, oltre che i Vangeli, hanno parlato anche altri storici del tempo per esempio Giuseppe Flavio. Un tempo si pensava che questo personaggio fosse leggendario e storicamente non si avevano altre prove della sua esistenza. Nel 1961, a Cesarea Marittima (i procuratori romani avevano qui la loro sede e non a Gerusalemme), è stata rinvenuta una lapide del I secolo in cui si legge chiaramente il nome di Pilato e quindi improvvisamente si è avuta una prova storica dell’esistenza di un personaggio sino ad allora solo letterario.

Il Vangelo di Giovanni, secondo la tradizione, è uno scritto relativamente tardo, presumibilmente della fine del I secolo. Ora, tra l’originale di Giovanni e questo pezzo di papiro sarebbero passati meno di cinquant’anni e questo fatto è notevole: nessun’altra opera dell’antichità ha reperti manoscritti così vicini all’originale, e stiamo parlando di un oggetto di duemila anni fa.