Popper riteneva che la mente dell’uomo non fosse una “tabula rasa”, bensì una “tabula plena” e che la maggiore idiozia che uno studioso in generale potesse commettere fosse quella di affermare che la propria teoria sia perfettamente oggettiva, quindi totalmente vera. L’epistemologo, al contrario, affermava che una teoria fosse tanto più valida, quanto più fosse falsificabile. Le teorie che sono sempre e comunque vere, non sono teorie, bensì ragionamenti circolari, basati su assunti generici e sempre riadattabili. Noi siamo i puri, c’è una classe che vuole impedire il cambiamento e noi la ribalteremo. Se falliamo è colpa dei dissidenti, di quelli che non ci credono abbastanza e per un po’ di notorietà mettono in crisi il progetto. Queste sono le giustificazioni degli studiosi marxisti all’indomani di una rivoluzione bolscevica che si è dimostrata non perfettamente conforme alle previsioni di Marx, facendo sì che la teoria potesse essere nuovamente riadattabile a nuove condizioni. Questa estrema e forzata adattabilità della teoria, ha indotto Popper a dichiarare il marxismo “teoria pseudo-scientifica”. Non ho la superbia di elevarmi ad epistemologa dei giorni nostri, e non è un caso se si è scelto di aspettare mesi prima di pubblicare questa riflessione a voce alta, ma sono rimasta incuriosita da ciò che ho letto sul profilo facebook di Alessandro Di Battista all’indomani della sconfitta elettorale delle europee, restando estremamente colpita dalla capacità di rendere infallibile la posizione dei Cinque Stelle. Noi abbiamo perso, ma la Casta festeggia unita. Loro sorridono, ma è perché hanno scampato un pericolo. Eppure, l’aver perso voti rispetto alle politiche e la sostanziale crescita del PD avrebbe dovuto porre la questione: “Dove abbiamo sbagliato?”. Invece resta sempre netta la distinzione tra Noi e Loro, non sfiora nemmeno l’idea che, in un Paese come l’Italia che ha visto i conflitti politici esasperarsi fino alla lotta armata, possano spaventare i toni moraleggianti e le urla dai palchi. Probabilmente la caduta del m5s dipende proprio dall’aver frainteso il dialogo con la contaminazione, il confondere continuamente la politica con la corruzione, il compromesso con la mafia. Dalla vittoria di Renzi (perché va detto che non è il PD ad aver vinto) si deve imparare qualcosa e cioè che la gente ha paura della violenza, anche quella verbale. La crisi spaventa e sentir parlare di rovesciamenti terrorizza l’elettore. Sto per rivelarvi qualcosa di veramente disgustoso: la politica efficace è quella che sa usare bene il marketing. Non ci ha insegnato niente il crollo del regime di Pinochet? Anni e anni di scienza politica e ancora non risulta così scontata la “Teoria dell’elettore mediano”: per vincere bisogna puntare ad unire le posizioni del maggior numero di elettori, non dividerli in compartimenti stagni. Ah, già, meglio un elettorato di qualità. Siamo d’accordo, ma allora non possiamo sorprenderci se non si vincerà mai, dato che non si rappresenterà mai la maggioranza (a meno di diventare il Partito Unico).