Prima Paolo Brosio, ora Matteo Salvini. Dietro loro, chissà quanti altri.

Sembra proprio che, tra quanti si dicono cattolici, l’onda lunga del consenso a papa Francesco si vada rompendo.

Intendiamoci, il pontefice ha ancora larghissimi strati di consenso, ma la fronda di quanti, a modo loro, si ritengono “più cattolici del papa” si va allargando.

E se Brosio si era limitato, si fa per dire, a consigliargli di rivedere le sue posizioni su Medjugorje, Salvini fa di più.

Ma che aveva detto di tanto scandaloso papa Bergoglio? Eccovi le parole incriminate, rivolte ai fedeli presenti in piazza san Pietro, mercoledì scorso: “Sabato prossimo [il 20 giugno, ndr] ricorre la Giornata mondiale del rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. Preghiamo per tanti fratelli e sorelle che cercano rifugio lontano dalla loro terra, che cercano una casa dove poter vivere senza timore, perché siano sempre rispettati nella loro dignità. Incoraggio l’opera di quanti portano loro un aiuto e auspico che la comunità internazionale agisca in maniera concorde ed efficace per prevenire le cause delle migrazioni forzate. Vi invito tutti a chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita”.

Tutto qui. Nulla di così strano, a ben pensarci. Un papa che invita i suoi fedeli a chiedere perdono per chi non accoglie il prossimo derelitto, un papa che ricorda loro il senso della prossima giornata ONU per il rifugiato, un papa che auspica un’azione concorde ed efficace, da parte della comunità internazionale, per la risoluzione di una piaga sociale così profonda.

Vi sorprendono parole del genere? Non si direbbe. A meno che non condividiate il magistero salviniano…

Salvini e uno: “Quanti rifugiati ci sono in Vaticano?”

Salvini e due: “Il problema è che i rifugiati veri sono solo un quarto di quelli che arrivano. Diciamo con rispetto al papa che non abbiamo bisogno di essere perdonati, pecchiamo come tutti ma ci sentiamo buoni e generosi più di altri pseudo cattolici che dicono c’è posto per tutto il mondo“.

Salvini e tre: “Adesso [il Papa] va a Torino, chissà se oltre ai profughi incontrerà anche dei torinesi sfrattati. Non credo. Peccato, mi piaceva tanto all’inizio, ora boh…”.

Aggiudicato!

Il papa che rompe gli schemi non piace più. Finché dice messa va bene. Finché benedice e dice preghiere, nessun problema. Ma se si permette di ricordare che il cristianesimo è in primo luogo la religione dell’incarnazione, se precisa che, nel Vangelo, l’amore per Dio si misura in primo luogo dall’amore per l’uomo, allora non ci siamo più.

Che ritorni in sagrestia e la smetta di rompere.

Del resto, solo pochi giorni prima, Salvini aveva già indirizzato un elegante messaggio a papa Bergoglio, scrivendo sulla sua bacheca Facebook: “Papa Francesco si lamenta perché, quando lui prendeva l’autobus a Roma e salivano degli zingari, gli autisti dicevano ai passeggeri ‘Attenti al portafoglio’. Chissà come mai… Caro Pontefice, con tutto il rispetto che ti è dovuto, io comunque dico… buon lavoro agli autisti!”.

E, cosa impressionante, nel giro di tre ore, ecco che ben 4930 “mi piace” avevano avallato le parole del leader leghista.

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Ora, ognuno la pensi (purché pensi!) come gli pare, ma non dovrebbe forse far riflettere che un Pontefice non possa invitare a restare umani, pena essere subito redarguito quasi si fosse macchiato di lesa maestà?

Insomma, quello che più colpisce non è che Salvini non condivida le parole di papa Francesco, piuttosto ci si sarebbe dovuti meravigliare del contrario. Quello che colpisce è che nella reazione del Matteo barbuto non ci sia il benché minimo cenno alla evidente emozione del papa mentre pronunciava le sue parole. Ma l’ha visto il video? Se sì, possibile che non lo abbia minimamente sfiorato la sofferenza con cui Bergoglio ha lanciato il suo appello?

E se nemmeno questo lo ha toccato, se nemmeno questo ci tocca, se basta una battuta becera e populista per acquisire consensi, possiamo ancora dirci umani?

Ecco, sembra essere proprio questo il punto. Non è questione di essere credenti o non credenti, atei o cattolici. È questione di restare umani. E di vedere l’uomo in chi ti è di fronte. Lo ha ricordato anche il Presidente del Senato, Pietro Grasso: “Io sono col Papa: niente muri, ma ponti. Sono per la solidarietà nei confronti degli immigrati che devono essere considerati persone, non certo bestie”.