“Non si troverà mai la pace interiore fino a quando non si imparerà ad ascoltare il cuore”.
(George Michael)

La riflessione di questa settimana verte su un tema spinoso, ma al tempo stesso importante per l’uomo: la pace.

L’uomo da sempre ricerca la pace e spera che da puro ideale diventi stabilità reale.

Fiumi di inchiostro sono stati scritti su questo tema così delicato; si pensi, per esempio, al trattato di Kant Sulla pace perpetua o all’enciclica di papa Giovanni XXIII Pacem in terris.

Si possono distinguere due tipi di pace: la pace esteriore, intesa come assenza di guerra e di conflitti, e la pace interiore, che è la “pacem cordis”, ossia la pace del cuore.

Questi due tipi di pace ovviamente sono strettamente collegati e correlati tra loro, perché non può esserci pace interiore se non si ha la pace esteriore e viceversa. Mentre la pace esteriore è il luogo della pace interiore, la pace del cuore diviene l’atmosfera che dà stabilità ed energia alla pace esteriore.

Ma – come giustamente sentenziava il cantante inglese sopra citato – non è possibile trovare la pace interiore se non si ascolta il cuore, che è crocevia di sensazioni, emozioni, immagini, sogni e amori.

L’uomo di oggi ricerca più che mai la pace del cuore, perché è preso e ormai stanco sia della frenesia esteriore che dell’irrequietezza interiore. Seneca, nel suo illuminante De tranquillitate animi, paragona l’irrequietezza dell’animo umano a una tempesta che non riesce a sedarsi.

Bisogna, comunque, ricordare che quando l’uomo trova tale pace del cuore non significa che vive in un’aurea dorata, disincantato da ciò che accade nel mondo. Piuttosto, la pace del suo cuore gli dà la possibilità di vivere con più serenità e fiducia le avversità ed essere strumento di speranza per i vicini.

I credenti sperano di trovare la pace del cuore autentica, senza avversità e distrazioni, solo dopo aver raggiunto la città del cielo.

Per credenti e non credenti e finché si è nell’ordine di questo mondo minacciato da focolai di violenza, valgano comunque le parole che Pio XII, nel suo radiomessaggio del 1939, rivolse ai governanti e ai popoli nell’imminente pericolo della guerra: “Nulla è perduto con la pace, ma tutto può esserlo con la guerra”.


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Nicola Montereale è nato a Trani (BA) il 1 Febbraio 1994 ed è residente ad Andria. Nel 2013 ha conseguito la maturità classica presso Liceo Classico “Carlo Troia” di Andria e nel 2018 il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto Teologico “Regina Apuliae” di Molfetta. Attualmente è cultore della materia teologica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano) e docente IRC presso il Liceo Scientifico e Classico “A.F. Formiggini” di Sassuolo (Mo). Ha scritto diversi articoli e contributi, tra questi la sua pubblicazione: Divinità nella storia, Dio nella vita. Attraversiamo insieme il deserto…là dove la parola muore, Vertigo Edizioni, Roma 2014. Inoltre, è autore di un saggio di ricerca, pubblicato nel 2013 e intitolato “Divinità nella Storia, Dio nella Vita”.