Domani 10 ottobre, in occasione della festività di San Cetteo, patrono della Città di Pescara, l’Amministrazione Comunale del capoluogo abruzzese conferirà all’andriese Antonio Del Giudice l’Alta Onorificenza Civica del “Ciattè d’Oro“, un onore riservato a chi si è contraddistinto nel proprio lavoro.

Antonio, pungente firma di Odysseo, negli anni ha lavorato come collaboratore al Corriere dello Sport, è diventato professionista a La Gazzetta del Mezzogiorno, poi ha lasciato la Puglia per occupare ruoli di responsabilità a Paese Sera, la Repubblica, L’Ora di Palermo, L’Unità, La Gazzetta di Mantova, fino a diventare direttore de Il Centro d’Abruzzo per undici anni.

Ciao Antonio. Un uomo come te avrà ricevuto tanti riconoscimenti in carriera, adesso arriva l’Alta Onorificenza Civica Ciatte’ d’oro di Pescara. Puoi raccontarci la soddisfazione che provi? 

Dico subito che è stata una sorpresa, una bella sorpresa certo. Per me che pescarese non sono, ha un sapore particolare questo Ciatté. Dà stabilità simbolica a una vita, la mia, piuttosto randagia. Cinquant’anni e più fra Padova, Roma, Milano, Palermo, Mantova e infine Pescara, una sorta di ritorno a casa o nei pressi. Ho diretto il Centro per undici anni, quando il giornale era del gruppo Repubblica-Espresso, qui sono morte mia mamma e mia sorella, mia moglie Lucilla è pescarese… Non pensavo di radicarmi qui, mi  sentivo provvisorio…E, senza accorgermene,  mi sono chiuso nella giara di Pirandello con le mie mani, ma ci sto comodo. Il premio è il sigillo che ci voleva.

“Nemo propheta in patria”, diceva Cristo. Il fatto che tale riconoscimento arrivi dall’Amministrazione Comunale di Pescara, città in cui vivi da anni, può accentuare quel senso di gratitudine verso una professione (giornalismo) forse, ancora troppo, bistrattata?

Dovrei ripetere che io, la mia patria or è dove si vive…Adesso non posso più avere dubbi. La mia patria è qui, almeno quella attuale… Poi vedremo, la vita è lunga… Certo il premio, ne sono consapevole, è al mio lavoro di giornalista. Trovo la cosa stupefacente e stupenda. Non l’avrei mai detto. Professione bistrattata, è vero, però ogni tanto un San Cetteo fa il miracolo… Professione che è diventata sempre più difficile, perché la concorrenza è sleale e il mondo talvolta ci appare incomprensibile, è un po’ lo è…

Leggendo i tuoi articoli sulle pagine di Odysseo, si ha la sensazione di essere di fronte ad una penna causticamente libera. Al di là delle scempiaggini dei dioscuri Salvini e Di Maio, quale via d’uscita, se c’è, potrebbe salvare il nostro Paese dal baratro economico e politico?

La via di uscita? È una parola! Speriamo che non ci porti fuori dall’Europa, sarebbe già tanto. Ci sono due possibilità. Il Paese riprende a crescere, ricchi premi e champagne per tutti… Oppure gli osannanti di oggi ricorreranno con i forconi i Nuovissimi dioscuri. Preferirei lo champagne, ma temo che finirà con i forconi… Ci vuole una sinistra che riparta dai valori trascurati, disagio sociale, smarrimento, insicurezza… Sinistra moderna cioè all’altezza del tempo che viviamo. 

Cosa consiglieresti ai giovani che si affacciano al mondo della scrittura?

Consiglierei di studiare, studiare, studiare. Leggere, leggere, leggere i Grandi scrittori, gli storici, i filosofi, gli economisti non cialtroni… Consiglierei di non avere fretta, ma di raccontare la vita autentica, non c’è da inventare, c’è da guardarsi attorno attraverso i grandi classici. Consiglierei di non arrendersi alle difficoltà che sono normali nella vita.

Cosa ti manca di più delle tue origini andriesi?

Mi mancano le strade deserte che erano la nostra casa, i nostri campi da gioco… Mi mancano i miei genitori e fratelli che se ne sono andati in giovane età. Quando sono in Andria, passeggio la mattina presto quando le strade sono deserte. Mi sembra di essere tornato ragazzino e faccio una fermata per un tre nocelle. Una consolazione contro il tempo che passa…

Progetti futuri?

A settant’anni, il futuro è il presente. Dopo il Nistico’ che sta avendo un bel successo, confermato dal festival del Castel dei Mondi, sto lavorando con Roberto Negri, attore esperto e molto in gamba, a portare in teatro “La Pasqua bassa”, il mio primo fortunato romanzo che è ambientato nella nostra terra del secondo dopoguerra. Poi vorrei iscrivere un altro libro di racconti… Altri progetti non ho, se non di vivere il tempo di un riposo operoso e di andare ogni tanto dai miei ragazzi, Marta che vive a Roma, Pietro che vive a Vienna. Poi magari mi invento qualcos’altro. Per intanto c’è Odysseo…


1 COMMENTO

  1. Complimenti, io guarda un po’, avevo già dato i miei onori ad Antonio Del Giudice prima di questa bella notizia.

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