Quante cose belle vi sono capitate nell’esatto momento in cui avete trovato il coraggio di affrontare una vostra paura?

Non esiste cosa più bella della fragilità.

Ho sempre pensato che la paura sia uno degli stati d’animo più avvincenti da vivere.

No, non sono masochista.

Rifletteteci.

Quante cose belle vi sono capitate nell’esatto momento in cui avete trovato il coraggio di affrontare una vostra paura?

Questo principio, se così si può chiamare, è tanto bello a dirsi quanto difficile a mettere in pratica.

Non solo perché aver coraggio di guardarsi dentro è la cosa più difficile e coraggiosa al mondo, ma anche perché le paure hanno un loro tempo biologico.

Noi, esseri umani, facciamo parte della categoria dei “viventi” su questa terra e come ogni essere vivente abbiamo un nostro preciso tempo biologico.

L’albero cresce, poi germoglia il fiore, poi spunta il frutto e, infine, il frutto matura.

Le paure sono così, fanno parte di noi ma non sempre e non tutte sono visibili da subito.

Cosa succede quando decidiamo di insabbiare un qualcosa che appartiene a noi?

Questa è una domanda che trovo molto attuale in una quotidianità abitata da parole d’odio, valutazioni superficiali, da sguardi che lentamente perdono l’alchimia delle emozioni e del sapersi emozionare.

Facciamo tutti parte della generazione del bello.

Il mondo conosce perfettamente i nostri successi, ogni cosa bella con cui condiamo le nostre giornate, ogni luogo visitato.

Il tramonto di per sé è un evento spettacolare, eppure ci metto il filtro così lo sarà di più.

Perché tutto deve essere bello, bello, ancora più bello.

Di qualsiasi cosa conserviamo tracce digitali solo del bello, perché il resto non produrrebbe lo stesso appeal.

Eppure, se ci si guarda intorno, si sente sempre più spesso parlare di ansia (quella vera), panico, senso di solitudine, inadeguatezza, paura del futuro.

Strano – mi dico – sentire sempre più spesso questi bisbigli mentre la forbice tra essere e apparire si divarica sempre più.

Già, in questo mondo alle paure non ci pensa nessuno, forse nemmeno noi alle nostre.

Ho sempre pensato che sarebbe bellissimo che anche un giorno al mese ognuno di noi potesse scrivere ovunque desiderasse un pensiero sulla paura, sulla fragilità. Che sia su un foglio, sulla home di Facebook o sulle Instagram stories.

Così da ricordare che, oltre alle cose belle, esiste anche la paura.

E forse senza la paura e le nostre fragilità tutto ciò che di bello ci accade o raggiungiamo non esisterebbe.

Ho 24 anni e sono alle porte del primo grande traguardo della mia vita: la laurea.

Ho una gran paura che non vedo l’ora di vivere, con un sorriso.

Qui condivido con voi il mio canto di paura e speranza.

 

A ME STESSO

 

Senso di onnipotenza,

stupri della paura,

ansia che toglie il respiro,

sogni che ti insegnano a volare.

 

Una proporzione letteraria

dove gli estremi equivalgono agli interni:

il conto dell’empatia.

 

Alla bellezza e all’imprevedibilità delle salite,

quei percorsi sfiancanti

caratterizzati da gambe tremanti

e voglia di mollare;

a me stesso,

in cui alberga l’educazione alla sconfitta

e il desiderio focoso di non mollare mai.

 

Al suono delle cadute

e allo stridio del dolore,

rumori atroci

che portano dritti al proprio centro della terra

dove tutto non ha colore;

a me stesso,

che anche senza il mio consenso

mi ha presentato a tempo debito graffi e ferite,

insegnando a rispettarle prima,

a innamorarsi poi.

 

Passeggeri di una giostra,

dove tutto è divenire

alternando emozioni come

montagne russe.

 

Agli errori

o meglio,

alla bellezza degli errori.

binari irrazionali che ci conducono lì,

dove la nostra essenza risiede.

Luoghi nascosti

da emozioni flebili che mordono il quotidiano,

annebbiano i nostri desideri

e ci conducono lontano da noi.

 

Ecco vita,

ci stiamo conoscendo

e questo ti prometto:

sarò fedele ai miei sogni e custode di essi.

Presentami tutto,

ti mostrerò la mia sofferenza

e ogni volta un sorriso più bello.

 

Affinché le cose belle

si coltivino sempre,

Io padrone della mia rotta,

tu bussola delle mie emozioni.