Quando l’inglese Hurst consegnò nelle mani della Regina Elisabetta la Coppa Rimet del 1966, Sua Maestà salutò l’intera folla di Wembley con un caloroso ed impacciato “Hasta luego”. Stava idealmente dando appuntamento a tutti a Messico ’70, il Mondiale di Pelé e della rivalità tra Mazzola e Rivera. In quegli anni, il Messico arrivava alla finale dell’Azteca con uno spirito nuovo, trascinato dal soffio vitale di una ripresa economica senza precedenti.

Fu allora che Sergio Bustamante decise di non essere più un artigiano di periferia, ma di sperimentare la sua arte in un vero laboratorio che poggiava su basi d’esperienza raccolta in giro per l’Europa. Studiando in maniera approfondita l’insolita tecnica della cartapesta, Bustamante non ha solo realizzato un’originale collezione di gioielleria, ma ha ottenuto vasto riconoscimento internazionale grazie alla trasposizione materiale di forme animate. Le sue opere, ricche di magia e fascino, non perdono mai quella spontaneità di cui il Maestro è sano portatore.

Secondo Bustamante la cartapesta indica correttamente l’assetto finanziario del suo Paese. L’inconsistenza politica del Sud America è, da sempre, una piaga e le difficoltà economiche in cui versa il Messico sono il principale movente dei crimini perpetrati su uomini facoltosi ed, ultimamente, anche su giornalisti che cercano invano di denunciare tali atrocità.

Ruben Espinosa Becerril è solo l’ultimo fotoreporter messicano ucciso nel 2015. Il trentaduenne, freddato insieme ad altre quattro donne, da tempo condannava la violenza contro la libertà di espressione.

Impiegato presso l’agenzia di stampa “Cuartoscuro” e il settimanale “Proceso”, Espinosa, a causa delle continue intimidazioni da parte di personaggi vicini al governatore Javier Duarte Ochoa, aveva lasciato la sua casa a Veracruz per trasferirsi a Città del Messico dove valutava nuove opportunità di lavoro. Il giorno prima di essere assassinato, aveva partecipato ad una cerimonia in ricordo di Regina Martinez, cronista giustiziata nel 2012 mentre indagava sulla fitta rete d’affari che collegava lo Stato di Veracruz al cartello criminale di Los Zetas.

Nel libro El Jardin infinito, il poeta Raul Aveces ha scritto: «Non e’ difficile che due persone abbiano la medesima idea; è difficile che la dicano con le medesime parole».