A tu per tu con Francescoriana Guglielmi e Nicola Ferrara che, insieme ad Antonio Ruggiero, hanno curato le riprese ed il montaggio di Morsi

Francescoriana, sei una ragazza liceale: cosa hai pensato quando ti è stato proposto di partecipare alla realizzazione di un film?

Quando mi è stata fatta questa proposta non ho esitato a dare la mia disponibilità. Del resto è ciò che mi piace fare! Con i ragazzi di IVD, che sono più o meno miei coetanei, ho lavorato benissimo instaurando un bel rapporto con ciascuno di loro. Sono stati seri, si sono immedesimati appieno nel ruolo di attori e sono stati in grado di interpretare bene le loro parti.

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato nell’effettuare le riprese e il montaggio?

Ho incontrato parecchie difficoltà, poiché mi definisco un’appassionata e non ancora una professionista. Comunque, nonostante qualche impasse, non arrendendomi e riprovando, il risultato è stato, a mio modesto avviso, ottimo.

Sei orgogliosa del lavoro svolto?

Non avevo grandi aspettative, eppure quando ho visto il film sono stata veramente soddisfatta. Questo, senza dubbio, è stato merito dello spirito di squadra e di Riccardo Cannone che ci ha guidati passo dopo passo.

Una domanda che stiamo rivolgendo a tutti: con che aggettivi e/o espressioni descriveresti questo mediometraggio?

Morsi tratta di una storia vicina a noi ragazzi, allo stesso tempo amplia il bagaglio culturale di chiunque lo guardi. Senza dubbio, è molto coinvolgente. Consiglio a tutti di non perdere assolutamente la visione del film!

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      La classe IVD del Liceo Scientifico “R. Nuzzi” – Andria

Tu, Nicola, ti sei occupato non solo delle riprese, ma anche e soprattutto del montaggio: come è andata?

Per questioni lavorative, negli ultimi anni ho puntato soprattutto alla realizzazione di contenuti per il web (reportage e Web-doc in primis). Tornare a parlare di sceneggiature, di attori, di ciak da valutare o da scartare, è stato come riprendere il discorso lasciato dieci anni fa, quando con alcuni insegnanti e con alcuni amici realizzavo shortfilms. In soli dieci anni abbiamo assistito ad un cambiamento tecnologico notevole: se nei primissimi anni del 2000 per realizzare un film risultavano indispensabili cineprese o almeno videocamere professionali, oggi, con una buona reflex o persino un ottimo smartphone è possibile registrare anche in altissima risoluzione. Questo ovviamente non basta, perché a prescindere dallo strumento utilizzato, occorre un minimo di preparazione artistica, di conoscenza dal punto di vista storico e culturale, e anche una strategia ben progettata per evitare che tutte le risorse investite vengano sfruttate in maniera poco efficace. Questa presa di coscienza l’ho notata nei ragazzi con cui ho avuto il piacere di lavorare: da coloro che hanno interpretato il ruolo di protagonisti, sino a chi ha partecipato in ruoli secondari (davvero simpatici ed indispensabili!), passando per chi ha curato la registrazione audio e la correzione dello stesso. Devo dire che da ragazzi come Luca Di Bari ho anche imparato qualcosa di nuovo, mentre è stato emozionante rivedere Rino Inchingolo all’opera, sempre pronto a raccontarti aneddoti sulla pizzica tarantata. Come dimostrano anche le prove di registrazione con la pizzica, tutti i ragazzi, a prescindere dai ruoli definitivi attribuiti ad ognuno di loro, hanno avuto modo di conoscere, grazie a persone come Rino, questa incredibile realtà famosa in tutta Europa e a mio parere paradossalmente non sufficientemente riconosciuta a livello locale. Altra bella scoperta sono stati i componenti della band “Ovest di Tahiti”: ci siamo incontrati per una proiezione “prototipo” del film. Loro sono rimasti entusiasti ed io contentissimo di aver lavorato con una colonna sonora del tutto originale. Un connubio praticamente perfetto tra artisti giovanissimi e artisti più grandi, in un film che al giorno d’oggi potremmo definire “a km0” e che tutti da tempo speravamo di vedere.

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              Il maestro Rino Inchingolo

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato nell’effettuare le riprese e il montaggio?

In realtà nessuna. È stato un ottimo lavoro, davvero. Sono state effettuate diverse registrazioni per ogni singola inquadratura, proprio come nelle grandi produzioni, e il sonoro è stato registrato separatamente. Un gran bel lavoro. Merito sicuramente del regista Riccardo Cannone, ma anche dei partecipanti: in loro ho percepito la voglia di fare tutto per il meglio. Bisogna anche considerare che le basi dell’offerta formativa del loro percorso scolastico sono sostanzialmente differenti da quelle proposte da istituti più rivolti all’arte. Quindi è stata una vera scommessa, un esperimento riuscito. Ma anche la dimostrazione che al giorno d’oggi tutti abbiamo le stesse possibilità e che queste vanno semplicemente coltivate nel modo giusto. L’unica vera difficoltà è emersa nel momento della decisione: valutare quale dei ciak disponibili fosse quello da inserire nella versione definitiva del film e dove posizionare la colonna sonora. In alcuni casi abbiamo dovuto effettuare una scelta di stile più che di regolarizzazione.

Sei orgoglioso del lavoro che hai svolto?

Orgogliosissimo. Ho avuto l’opportunità di credere di nuovo nel Cinema. Mi ha stimolato tanto. Sono un appassionato di film indipendenti perché credo siano quelli meno influenzati a livello industriale e commerciale e di conseguenza che rispondono meglio alle scelte artistiche degli autori. Opere d’arte che oggi vengono arricchite dal web, strumento spesso criticato dai più anziani, ma che al contrario, se sfruttato nella maniera opportuna, può regalarci splendidi risultati e dare l’opportunità a giovani artisti di avere una seconda possibilità. Ciò che sino a poco tempo fa doveva, per ragioni logistiche, essere proiettato solo in alcuni contesti (come nei Film Festival), e poi finire nel dimenticatoio, grazie ai siti di videosharing e ai social network, può essere visualizzato dal mondo intero istantaneamente, senza dover sperare in miracoli. E del resto, in casi come questo, il film merita davvero. In Morsi ho intravisto alcune caratteristiche del realismo poetico francese e soprattutto del neorealismo italiano: la finzione è ridotta al minimo, tutto, dai personaggi alle ambientazioni, corrisponde alla realtà quotidiana. Le caratteristiche dei personaggi, le caratteristiche fisiche dei luoghi, la tempistica con un ritmo agiato, non prevedibile, credo rappresentino un’occasione unica per celebrare Andria e non per adattarla, “truccarla” come avviene troppo spesso nelle operazioni commerciali. È tutto reale, dal modo di parlare e socializzare dei ragazzi sino ai piccoli dettagli della vita quotidiana, come il papà severo che ti spiega qualcosa di poco interessante, ma che difficilmente dimenticherai, e l’insegnante che ti parla di argomenti apparentemente noiosissimi, ma che in realtà hanno a che fare con l’intera vicenda. Un realismo che notiamo sino agli ultimi fotogrammi del film.

Anche a te la domanda standard: con che aggettivi e/o espressioni descriveresti Morsi?

Morsi è un’opera pittorica. Un quadro con un’ambientazione molto semplice, interessante e mai sofisticata. Al suo interno vi sono gli sguardi di giovani che osservano l’ambiente circostante, chiedendosi dove siano diretti e per conto di chi. La cornice è altrettanto particolare: una parte è di un legno antico, inconfondibile e sempre appassionante, mentre le decorazioni della stessa sono moderne, ma non prepotenti. Un film crudo, realista ed estroverso.

https://youtu.be/9yplP4ZMpz0

Ricordiamo che Morsi sarà proiettato venerdì 3 giugno nella sala Roma ad Andria.

ATTENZIONE: DATO L’ALTO NUMERO DI PRENOTAZIONI, LE PROIEZIONI PASSANO DA DUE, COME ORIGINARIAMENTE PREVISTO, A TRE, RISPETTIVAMENTE ALLE 19.00, ALLE 20.15 E ALLE 21.30.

Ingresso libero, ma con obbligo di prenotazione.

Info e prenotazioni ai numeri: 380758267; 3209130243; 3296964945; 3292233146.