Scampia insegna non solo che si può, ma che si deve. E non dico sperare, ma fare.

Settembre, il mese dei nuovi inizi, dei buoni propositi, del saluto alla bella stagione.

Per i più, è duro il passaggio dagli asciugamani in spiaggia ai banchi di scuola, dal relax all’impegno.

Ma non tutti in estate si rilassano e non parlo di quelli che non possono prendersi giorni di ferie, ma di quelli che proprio non ce la fanno a stare nell’ozio e decidono di impegnarsi, comunque.

Migliaia di giovani partecipano a progetti di volontariato, ad opere di pulizie sulle spiagge e nei boschi ed a campi di lavoro e di servizio nel sociale.

Se il viaggio, per ritenersi tale, deve rispondere alle caratteristiche di vedere qualcosa di nuovo ed arricchirsi con una cultura diversa, non è sempre necessario prendere un aereo. A Scampia, questo è possibile.

A sole tre ore dalle nostre città, si può vedere il quartiere più malfamato di Napoli, che cerca di risorgere, e si può conoscere una nuova cultura, quella dell’anti-camorra.

Ovviamente il viaggio ti regala ciò che gli chiedi e se a Scampia ti accontenti di vedere solo il campo d’azione dove sono stati girati gli episodi della famosa serie Gomorra, difficilmente noterai altro.

Ma non tutti si fermano alla punta dell’iceberg: ci deve essere per forza molto altro.

Ci sono ragazzi del quartiere, per esempio, che hanno capito che le cose possono e devono cambiare: leggono, studiano, si documentano e si ingegnano.

Creano un centro raccolta di denunce anonime, vanno a svegliare i bimbi del quartiere per accompagnarli a scuola, si specializzano in gestione dei beni confiscati ed iniziano la lotta contro la camorra, o, come piace chiamarla a loro, la Resistenza Anticamorra.

Riaprono una vecchia scuola, usata per anni come ricovero abusivo per tossicodipendenti, e creano una comunità residenziale per minori non accompagnati, una palestra per le donne di Scampia, una sede fisica per tutte le associazioni di volontariato della zona, che organizzano costantemente corsi e laboratori.

In pratica, creano un posto per diventare uomini e donne migliori: creano l’alternativa alla camorra.

A breve, l’inaugurazione del ristorante e della pizzeria sociale, in un’ala della vecchia scuola.

E come fanno a gestire tutto questo? Con l’aiuto dei cittadini responsabili, di ex carcerati e di detenuti con permessi speciali.

Scampia insegna non solo che si può, ma che si deve. E non dico sperare, ma fare.

Non finisce qui, la stessa combriccola decide di prendere in gestione uno dei tantissimi beni confiscati alla mafia ed esattamente il primo bene confiscato nella città di Napoli, il Fondo Rustico “Amato Lamberti”, a Chiaiano, altro quartiere nella periferia nord di Napoli.

14 ettari di vigneto, pescheto e limoneto, confiscati 13 anni fa alla famiglia Simeoli, che accolse nella sua dimora, fra gli altri, anche Totò Rina, durante la sua latitanza.

Quell’immenso terreno ne ha viste di cose nel passato e quella è storia nota.

Ma oggi vede volontari di tutta Italia, che ogni estate si mettono a lavoro, perché i beni confiscati sono di tutti e perché, se pure ce ne dimenticassimo, ce lo ricordano subito, dicendo “Benvenuti a casa vostra”!

In quel verde speranza, sul finire della giornata e dopo le ore di lavoro, i ragazzi suonano la chitarra, cantano canzoni famose e ballano sotto le stelle, perché c’è stato qualcuno che, pur rischiando la propria vita, ha deciso che è bello guardarsi allo specchio, prima di andare a dormire, sapendo di aver ridato alla città ciò che era suo, di aver fatto qualcosa di buono.

Un qualcosa che non verrà mai commentato nei talk pomeridiani, né tantomeno tra le notizie di cronaca. Ma resta nel cuore di chi lo vive.

Sarebbe stato più facile fare i bagagli e partire – avrebbero avuto i mezzi per farlo -, ma loro no, hanno deciso di restare e di r-esistere.