9 maggio, festa dell’Unione Europea. Alla luce della chiusura delle frontiere è ancora giusto festeggiare questa Europa sognata nei secoli da re, rivoluzionari e statisti?

Cronologicamente l’inizio del processo di integrazione europea parte dopo la seconda guerra mondiale. Storicamente invece occorre partire dall’anno 800 d.C.:

Rex Pater Europae è uno dei titoli con cui è ricordato Carlo Magno, imperatore del Sacro Romano Impero a cui si deve la ricomposizione dell’Europa dopo l’ondata di invasioni barbariche.

Carlo fu definito “Re Padre dell’Europa” da un anonimo poeta del 799 che parlò di un incontro tra l’imperatore Carolingio e papa Leone III per parlare di identità europea.

Pur se la festa dell’Unione Europea del 9 maggio ricorda la Dichiarazione Schuman (1950), per risalire alle origini della Ue, bisogna tornare nei monasteri e nelle scuole europee nell anno 800 d.C. perché è in quegli anni e grazie al contributo dell’imperatore Carlo Magno che iniziano a circolare le idee che saranno poi fatte proprie a diverso titolo da Luigi XIV, Mazzini, De Gasperi e Schuman.

Il regno di Carlo era simile alla prima Comunità Europea: ne facevano parte l’Europa centrale e l’Italia culla di quella cristianità che rappresentava l’unico punto di contatto e di unione tra la civiltà classica e il mondo germanico a cui Carlo apparteneva.

I germanici erano i discendenti di quelle tribù barbare che scendendo in Italia avevano provato a distruggerne la civiltà. Goti, Vandali, Unni e Marcomanni, giunsero nelle terre dell’Impero Romano e notarono che questi romani costruivano strade, avevano delle leggi, regole, si vestivano e si lavavano. Pian piano, i barbari diventarono “civili” e soprattutto cristiani, come gia lo erano da tempo gli abitanti dell’impero romano. Questo, e solo questo, per secoli ha unito noi europei: la croce.

Quando poi fu incoronato imperatore, Carlo Magno provò a costruire per la prima volta un’identità europea, unificando un regno che si estendeva dal fiume Reno alla Sicilia non solo con la religione, che rappresentava l’unico collante, ma con leggi, regolamenti e monete uniche: “Occorre che in tutto il regno pesi e misure siano identici ed esatti”, affermò l’imperatore all’indomani della sua incoronazione, nell’800 d.C.

Ma il regno di rinascita di Carlo Magno, come si sa, era destinato a crollare. L’impero rimase in piedi fino alla morte del figlio dell’imperatore carolingio, Ludovico il Pio, venendo diviso poi tra i suoi tre eredi. Da allora, l’Europa è stata teatro di guerre e ostilità tra le eterne rivali Francia e Germania e il processo di unità culturale e geopolitica dell’Europa è rimasto solo negli ideali di rivoluzionari, re e statisti.

Dopo Carlo Magno fu la famiglia sveva degli Hohenstaufen con il grande Federico II a regnare in quasi tutta Europa. Federico, per molti il primo vero europeo della storia, provò a riportare il centro del suo impero in Italia, ma fu fortemente osteggiato dal papato. Lo Stupor Mundi, com’è universalmente ricordato, ci ha lasciato castelli, leggende e sogni di grandezza per il sud Italia.

400 anni dopo, per puro egocentirsmo personale, fu Luigi XIV a sognare di dominare in tutto il Vecchio Continente. Il Re Sole non sognava la cooperazione e l’unità monetaria, voleva piuttosto il controllo esclusivo su tutta l’Europa occidentale ma, come si sa, dopo diverse guerre, l’impresa non gli riuscì e alla sua morte i poveri francesi piansero miseria per decenni. Due secoli dopo, fu un altro francese a provarci e a riuscirci pur se per breve tempo. Napoleone Bonaparte conquistò tutta l’Europa occidentale, la Prussia e l’Italia, tentò pure di creare un’unione donagale, ma anche il suo impero crollò così che Francia e Germania tornarono a farsi guerra e a contendersi i preziosi territori di Alsazia e Lorena. Tempo un secolo, e un personaggio tedesco prova a unificare l’Europa sotto il progetto geopolitico chiamato “Nuovo Ordine”. Tutte le nazioni europee dovevano essere guidate dal “Popolo di signori”, i tedeschi. Ma unire i popoli con le armi, contro la loro volontà, non poteva essere un obiettivo raggiungibile e nessuno dei grandi personaggi di cui abbiamo parlato riuscì nell’impresa di unire l’Europa. Nemmeno un patriota italiano, Giuseppe Mazzini, andò oltre: la sua idea di Europa unita fu un proclama, ma niente di più.

Ma quel sogno di Carlo Magno e Federico II è rimasto nel cuore degli europei, ha superato totalitarismi e due guerre spaventose per emergere, vittorioso, negli anni ’50, quando altri sognatori come Carlo Magno e Mazzini hanno deciso di riprovarci e unire nuovamente gli europei.

All’indomani della seconda guerra mondiale, non c’erano vincitori. L’Europa era un cumulo di macerie, l’odio e le bombe avevano distrutto milioni di vite. Il rischio di altre guerre era all’orizzonte. Ma dalle ceneri della guerra era nata una scintilla, a tenerla viva erano stati uomini che avevano combattuto nella resistenza, uomini che per noi europei avevano sognato pace, unità, integrazione politica ed economica. Questi uomini appartenevano a varie nazioni e si chiamavano Schuman, Churchill, De Gasperi, Spinelli, Adenauer, Monnet.

All’inizio degli anni ’50, questi uomini capiscono che l’unico modo per evitare che le potenze europee tornino a farsi guerra è unirle come aveva fatto secoli prima Carlo Magno, ma non con la spada, piuttosto con “Pace, libertà, prosperità” come chiedeva Mazzini.

pa strategia è chiara: Per proteggere gli europei da altre guerre è necessario unirli con progetti comuni, con la cooperazione politica ed economica. Ma non bastano i sogni e le discussioni nei salotto europei. Occorre agire. Il primo a farlo è il ministro degli esteri francese Robert Schuman. È lui a compiere il primo passo verso l’integrazione europea. Schuman propone ad alcuni paesi europei di creare una comunità per mettere in comune la produzione del carbone e dell’ acciaio. Il suo invito implicitamente è rivolto soprattutto agli eterni rivali tedeschi e l’obiettivo è il seguente: se nessuno ha il controllo esclusivo del carbone, la guerra è lontana. Ad accettare l’invito di Schuman furono la Germania, l’Italia e i Paesi del Benelux (Belgio Olanda e Lussembrugo), i cittadini di questi sei Stati, un tempo sudditi dell’impero di Carlo Magno, rappresentano il primo nucleo di Unione Europea. Era il 9 maggio 1950.

Da allora l’integrazione europea è continuata con nuove adesioni di Stati, oggi sono 28 per 500 milioni di abitanti. Alcuni importanti Trattati ne hanno definito la fisionomia e questa Comunità oggi si chiama Ue. Questa unione ha una propria bandiera, un inno, una banca centrale e una moneta: l’Euro.

Uno dei momenti più significativi è avvenuto nel 1985. A Schengen, località lussemburgese, 5 dei paesi fondatori della Ue firmano l’Acquis di Schengen. Decidono di abolire i controlli alle frontiere per tutti i cittadini della Comunità europea.

Quella della libera circolazione delle persone è sempre stata considerata come il risultato più importante del processo di integrazione europea ma oggi, nel 2016, l’Ue sembra entrata nella nebbia più fitta.

La chiusura delle frontiere da parte di alcuni Stati dell’Est e dall’Austria sa di sconfitta. Ma ad essere sconfitta non è solo l’idea di integrazione europea. La Grecia, nonostante sia immersa in una grave crisi economica, è lasciata sola ad occuparsi dei profughi provenienti dai Paesi in guerra. Spende miliardi di euro l’anno per accogliere questi disperati e così fa l’Italia.

Inoltre, chi di noi non ha mai visto le meravigliose cinte murarie costruite in alcune città per proteggerle dalla invasioni nemiche? È azzardato pensare che in quanto a civiltà siamo rimasti ai tempi delle invasioni barbariche?

Non è solo questo. Mazzini durante il Risorgimento auspicava la nascita degli Stati Uniti d’Europa. Gli Stati, nella sua vivisione, avrebbero dovuto sentirsi uniti da una comune coscienza e civiltà europea: i popoli europei, associati tra loro, dovrebbero dunque ambire all’uguaglianza, all’umanità, alla pace. Cosa direbbe il patriota italiano oggi? Facile. L’Unione Europea dei burocrati, dei bilanci e dei muri costruiti come al tempo delle invasioni barbariche non piacerebbe nemmeno a Giuseppe Mazzini.