L’educazione sessuale a scuola è obbligatoria nella maggior parte dei paesi europei.

L’educazione sessuale a scuola è obbligatoria nella maggior parte dei paesi europei. In Germania lo è dal 1968, in Danimarca, Finlandia e Austria dal 1970, in Francia dal 1998. Non esiste niente del genere invece in Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania e in Italia. Intervista a Giampaolo Adda.

Nel nostro Paese, negli ultimi 20 anni, praticamente tutte le forze politiche, da Sinistra Ecologia e Libertà, passando per la Lega, fino a Forza Italia, hanno provato a integrare tale disciplina nei programmi scolastici, senza riuscirci. Una parte della classe dirigente ultracattolica continua ad opporsi a tale implementazione, ritenendo “l’educazione sessuale o civile una minaccia alla libertà religiosa delle famiglie”, come affermò Papa Benedetto XVI nel 2011. Tuttavia, grazie all’autonomia scolastica e a singoli progetti che ogni scuola ha la libertà di adottare, alcuni istituti anche da noi si sono attrezzati per offrire questo tipo di lezioni. È questo il caso della scuola media, a Milano, dove offre servizio il dottor Giampaolo Adda. Medico di base dalla pluriennale esperienza, lo abbiamo raggiunto per farci spiegare come funzionano le sue attività.

Dottore come è finito a tenere corsi di educazione sessuale agli adolescenti?

Questo è il terzo anno che tengo corsi del genere, iniziò tutto in modo totalmente casuale. Parlavo con una mia paziente raccontandole come spesso i ragazzi che vengono in studio da me, miei assistiti, mi fanno delle domande che lasciano trasparire una totale ignoranza in ambito sessuale. Per cui le dissi che mi sarebbe piaciuto tenere dei corsi di educazione sessuale. Lei mi rispose che nella scuola media frequentata dai suoi figli c’erano stati corsi simili della ASL, ma che poi aveva smesso di farli per mancanza di fondi. Per un anno gli stessi genitori avevano pagato una psicologa che andasse ad istruire i ragazzi in tal senso, poi sono finiti anche i fondi dei genitori. A quel punto mi sono detto disponibile a tenere queste lezioni gratuitamente in caso la scuola avesse voluto. Così è stato.

Quante ore di lezione tiene? A quali classi?

Sono classi di terza media. Ogni anno ho 4 classi, con una ventina di studenti ciascuna, e faccio 4 ore per ogni classe: 2 ore dedicate all’anatomia dell’apparato genitale maschile e femminile e 2 ore dedicate alle malattie sessualmente trasmissibili. In realtà poi questi temi li uso come pretesto per parlare di molti altri argomenti, uno ricorrente, ad esempio, è quello della verginità. Mi esimo completamente dal dare giudizi di valore, non è compito mio, non voglio farlo, è una cosa che tocca alle famiglie. Però mi sembra importante spiegare che si tratta di un grandissimo regalo che le donne faranno al loro primo ragazzo. In seguito non lo faranno mai più. Viceversa, i ragazzi devono essere consci dell’entità del dono che si sta ricevendo. Da ciò ne deriva che se una ragazza dice di no, non è per forza in discussione il suo amore, è solo che magari sta riflettendo su quello con cui si misurerà. Dunque non è giusto forzare nessuno e con questo mi allaccio al tema della violenza fisica e sessuale. Ancora, c’è il tema dell’igiene personale da cui parto per parlare poi di contraccettivi e anticoncezionali.

Qual è l’atmosfera in classe di solito? Ci sono battute? Risate?

Silenzio di tomba. Non si perdono una parola di quello che dico e quando finisco vengo investito dalle domande. Per le ragazze, quelle più frequenti sono su come prevenire una gravidanza: anticoncezionali, contraccettivi, aborto. Da parte dei ragazzi invece l’ossessione è quale sia la lunghezza giusta del pene, oppure se ci si può masturbare senza ripercussioni, se esiste una masturbazione femminile.

Come fa con gli alunni di altre religioni? Ha mai avuto problemi in tal senso?

Meno di quanto s’immagini. Solo una volta fino ad oggi una ragazza è voluta uscire dalla classe per non seguire la lezione. A parte questo, le professoresse mi avevano messo in guardia sul fatto che alcuni alunni musulmani o evangelici hanno le immagini del corpo umano sul libro di scienze coperte. Io quindi qualche giorno prima della lezione chiedo che si avvisino le famiglie del fatto che nelle mie due ore ci saranno contenuti espliciti. Onestamente non so se poi l’informazione arriva effettivamente ai genitori, io comunque chiedo sempre che venga fatto. Quest’anno poi la scuola mi ha chiesto di togliere dalle mie slide una foto esplicita dell’apparato genitale femminile. Era un’immagine presa da un testo scientifico, assolutamente niente di pornografico, ma ho dovuto sostituirla con qualcosa di più stilizzato. A me, forse perché sono un medico, è sembrata una cosa ipocrita, ma alla fine l’ho fatto. Mi chiedo perché la foto di una mano sì e quella dei genitali no. Non capisco cosa ci sia di sporco. Diciamoci la verità: un ragazzo di 13 anni non ha mai visto niente del genere, dunque si farà un sacco di fantasie, ma non saprà di cosa io stia parlando. Un conto è vedere un conto è cercare di capire o immaginare. Anche perché poi le ragazze si erano lamentate sì, ma solo perché non avevo previsto un’immagine altrettanto esplicita dell’apparato maschile.

Lei consiglierebbe ai suoi colleghi di cimentarsi in un volontariato di questo tipo?

Io traggo grandissima soddisfazione nel farlo, sotto certi punti di vista sono anche loro che insegnano a me certe cose. Personalmente non vado lì con l’idea d’impartire nozioni, vado lì con l’idea di farli pensare. Spiego che a breve per loro arriverà il momento in cui inizieranno a fare sesso, dunque farlo, anche tanto, ma sapendo quello che si sta facendo, senza usare violenza, e senza mai essere oggetto di violenza. Il sesso si fa in due, è bello se entrambi vogliamo farlo e se siamo pronti a ciò. Quello che consiglio ai miei colleghi che volessero cimentarsi è di provarci senza dare giudizi morali, non sta a noi. Poi il resto viene da sé.

L’OMS e l’Unesco, si spiega in un’inchiesta di Valigia Blu, hanno valutato 87 programmi di educazione sessuale nel mondo. Hanno scoperto che più di un terzo di essi riesce a ritardare l’età del primo rapporto sessuale, oltre a diminuire la frequenza e il numero di rapporti con partner diversi. Intanto in Italia, dove programmi simili non sono previsti, un’indagine del PAIDOSS ha rilevato tendenze preoccupanti. Il 19% degli adolescenti ha rapporti sessuali prima dei 14 anni, il 73% non conosce le principali malattie sessualmente trasmissibili, questo tipo di malattie non accennano a calare. Solo nel 2014 sono stati registrati 3.695 nuovi casi di AIDS. Questo suggerisce che potrebbe essere arrivato il momento di avviare un dibattito ponderato ed efficace sulla questione, che tenga fuori il più possibile punti di vista ideologici. La totale assenza d’insegnamenti di questo tipo dalla scuola pubblica, sembra una mancanza che società complesse come la nostra, non possono più permettersi.


2 COMMENTI

  1. Leggendo l’indice della nuova Esortazione Apostolica del Vescovo di Roma, Francesco, presentata in mattinata ai giornalisti e al mondo, non ho potuto non notare il paragrafo “Sì all’educazione sessuale”.
    Mi ha colpito particolarmente questo paragrafetto perché molto mi aveva colpito quel virgolettato di Benedetto XVI così in contrasto con l’umanità e con la fede di questo santo uomo, e così in contrasto con quello che è lo spirito della fede cattolica e della Chiesa dei nostri giorni.
    Un po’ per pigrizia, un po’ per assenza di tempo, non ho mai verificato quella citazione, ma aveva lasciato in me una profonda ferita.
    Leggendo l’indice adesso, allora, mi sono diretto subito ai numeri 280-286 per leggere il nuovo documento. Così recita subito all’inizio:
    “Il Concilio Vaticano II prospettava la necessità di « una positiva e prudente educazione sessuale » che raggiungesse i bambini e gli adolescenti «man mano che cresce la loro età » e «tenuto conto del progresso della psicologia, della pedagogia e della didattica »”.
    Già dal Concilio Vaticano II era prevista una educazione sessuale per i bambini e adolescenti. Possibile allora che un uomo di Dio come Benedetto XVI andasse contro il magistero della Chiesa?
    Ho dovuto fare una piccola ricerca allora (santo google) ed ho trovato una pagina del Corriere della Sera on line del 10 gennaio 2011 , che riporta alcune parole del Santo Padre. Il problema non è l’educazione sessuale in sè, ma l’imposizione alla partecipazione “a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”.
    Di seguito invio il link per verificare http://www.corriere.it/esteri/11_gennaio_10/appello-papa-medioriente-cristiani_54ccb986-1ca5-11e0-a4b5-00144f02aabc.shtml?refresh_ce-cp
    Ciò che cambia nei diversi tipi di impostazione è l’educazione e l’orientamento all’amore della sessualità e la visione antropologica dell’uomo nel suo complesso.
    Anche solo leggendo quei brevi punti citati sopra – e i suoi primi punti introduttivi – dell’Esortazione Apostolica, non si può non notare l’orientamento all’amore, essenza del cristianesimo, che questo papa voglia trasmettere e comunicare al mondo intero. Amore in tutti gli aspetti della vita.
    Orientamento all’amore che è di tutta la Chiesa, di tutta la cristianità, e a maggior ragione anche di Benedetto XVI, che non limita in nessuna maniera lo sviluppo e la crescita dell’uomo. Vero forse il contrario.

    • Nicola grazie per l’interessamento e per le ricerche. Sono molto contento di questa nuova apertura di Papa Francesco. Capisci bene che fra riaffermare “…la necessità di una prudente educazione sessuale…” e dire che bisogna stare attenti ai corsi di educazione sessuale perché “..riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”, c’è una bella differenza. A parte questo spero che le parole di Bergoglio ispirino tutta la schiera di integralisti cattolici che da sempre si oppongono a implementazioni di questo tipo.

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