Si chiedono querce, si risponde con cavoli…

Da sempre l’umanità ricerca la bellezza, ma più che sforzarsi ad approfondire tali bisogni esistenziali e filosofici, si cercano risposte immediate e molto superficiali. Cerchi la bellezza? Sappi che, solo in Italia, si producono oltre il 70% dei cosmetici del mondo. La bellezza viene così ridotta ad estetismo commerciale.
L’uomo da sempre ha cercato la comunicazione, attraverso lo spostamento, il viaggiare ed il confronto con il diverso. La cultura moderna ti riempie dunque di pubblicità su macchine e telefonini. L’Italia è tra le primissime nazioni con più automobili e telefonini.
Da sempre, in ogni cultura, è fondamentale l’economia per il benessere comune. La nostra società, per far girare il denaro, acquista crediti  comprando debiti. Per questo agire, l’Italia ha costruito un debito pubblico mostruoso.
Se l’uomo si realizza nella bellezza e nelle relazioni, l’Italia dovrebbe essere un Paese sereno oltre che splendido, ma sappiamo che non è così. Perché? Semplicemente perché si danno false risposte, confondendo il sapore della sapienza con gli odori dell’inganno e i profumi della vanità. L’estetismo non è neppure l’ombra della bellezza, è rappresentazione lontana dal vero. La telefonia non fa comunicare nell’autentica razionalità ma, paradossalmente, isola ed allontana. Il falso benessere nel quale siamo cresciuti ha creato carenze, traducendosi in stili consumistici, proprio quando la sobrietà dovrebbe divenire la logica dominante. 
A me sembra che si chiedano querce e si risponde dando cavoli. Per avere delle querce c’è bisogno di tempo. Per avere risposte facili, superficiali ed immediate si ricevono cavoli. La bellezza veloce è uno sterile e angosciante estetismo che sfocia in un nauseante narcisismo. Confondere le chat con la comunicazione è come confondere la realtà con una immagine di giornale o una pubblicità. La comunicazione coinvolge tutto l’uomo, mentre i social sono, soltanto, uno strumento comunicativo interessante. Nonostante ciò, la penna non è il pensiero. Tutti i social non sono la comunicazione; non si può confondere un coltello con la torta da tagliare. Quando c’è confusione, i coltelli più che tagliare le torte possono fare male. Con i cavoli si fanno cavolate. Oggi ci presentano i cavoli per querce, ma basta poco per capire che ogni quercia ha bisogno di profondità. Senza fare rumore, le querce crescono senza rumore, fuori dalle apparenze. Le querce crescono in alto, ma allo stesso tempo scavano con le radici. Non esiste comunicazione, bellezza e relazione senza profondità. La bellezza, la relazione vera, con le radici profonde restano, tutte le altre cavolate saranno spazzate via. L’economia allora diventa rispetto che non dimentica la bellezza, incanto del buon vivere e non del buon utile, ponendo così ogni falso interesse nella gabbia di chi è inescusabile. Quando si comincerà ad usare un buon discernimento con le parole, ridonando senso profondo con la credibilità della vita, più che con sofismi di parole, le cose cambieranno. Tutto ciò dipende da ognuno di noi, prima che dagli altri, dal nostro pensare e sentire, coniugando il bene ideale con il senso reale. Ciò che si semina è piccolo, ma in tale nullità è nascosta la grandezza del domani.