Caricati su un furgone della polizia per essere rispediti nei Balcani

«Se 20 anni fa – all’avvicinarsi del primo barcone – si fosse difeso il sacro e patrio bagnasciuga a cannonate, non saremmo in queste condizioni».

«Si respirava a malapena da una piccola ventola piazzata in alto. Non c’erano finestre. Alcuni di noi vomitavano, e poi c’era un forte odore di sangue. Perché quando avevamo capito che stavamo per essere riportati indietro, due ragazze avevano preso a testate i muri della caserma e continuavano a piangere»: a raccontare è Hassan, giovane pakistano di 21 anni. E la caserma di cui parla non è in Libia: è quella del Valico di Fernetti, in Friuli, a due passi dal confine con la Slovenia.

Hassan e i suoi amici ci erano arrivati a piedi: «Avevamo camminato 14 giorni dalla Bosnia Erzegovina, attraversato la Croazia e la Slovenia, dormendo nei boschi di notte, pur di arrivare in Italia. All’inizio, i poliziotti ci avevano fatto capire che dovevamo stare tranquilli. Avrebbero preso la nostra richiesta di asilo politico. Ma all’improvviso hanno cambiato idea: ci hanno detto che dovevamo salire su quel furgone».

Un viaggio breve, giusto il tempo di scaricare il “pacco” in Slovenia: «Il viaggio sul furgone della polizia è durato circa venti minuti. Ci hanno lasciati davanti a una casetta bassa, isolata, in mezzo al niente. Altri poliziotti sloveni sono venuti a prenderci su un altro furgone, ci hanno scaricati al confine con la Croazia. Allora tutti abbiamo capito come sarebbe finita. I poliziotti croati ci hanno fatto viaggiare più a lungo. Si sono fermati davanti a una foresta. Hanno preso i nostri telefoni, uno a uno, e li hanno fracassati. Poi ci hanno picchiati sulla schiena con i manganelli. A me hanno spezzato due dita. Alla fine hanno indicato un sentiero nel bosco, e ci hanno fatto segno di camminare. Così ci siamo ritrovati in Bosnia, fuori dall’Europa».

Fuori dall’Italia, dalla Slovenia, dalla Croazia, fuori dall’Europa, fuori da ogni logica umanitaria: «I migranti vengono abbandonati nei boschi come dei banditi, non esiste alcuna logica. Si ha l’impressione di essere al mercato delle vacche».

Fin qui la cronaca, emersa grazie all’articolo di Niccolò Zancan pubblicata su “La Stampa” di ieri.

Quello che, però, lascia senza parole non è tanto l’accaduto: per quanto assurdo, ci abbiamo fatto un po’ il callo e i cattivisti avranno gioco facile a dire che la polizia italiana si è comportata pari pari come quella francese sul confine opposto. In verità, quello che lascia nello sconcerto sono i commenti postati online, sotto l’articolo di Zancan, dagli “italiani brava gente”.

Ve ne riportiamo alcuni, cogliendo fior da fiore. A chi legge la responsabilità di farsi un proprio giudizio: magari dopo aver ascoltato la voce della propria coscienza.

Ma.ma51: «Questa è la conseguenza di tanta demagogia buonista. Per fortuna qualcuno al governo comincia a mostrarsi realista».

Buonsenso [sic!]: «Se 20 anni fa – all’avvicinarsi del primo barcone – si fosse difeso il sacro e patrio bagnasciuga a cannonate, non saremmo in queste condizioni».

Voce fuori dal coro [sic!]: «Qualunque cosa per bloccare l’immigrazione clandestina».

Nesi Gina: «Non ci sono risorse e non abbiamo la stessa opinione sulla religione. Quindi tutti fuori e alla svelta insieme ai piagnucoloni».

Amen. Punto e a capo. Tutto va ben, madama la marchesa.


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...