Esposte alla gogna mediatica dallo stesso ministro

Come pensiamo di poter educare e formare quella che sarà la classe dirigente di domani?

I cortei studenteschi sono uno dei riti di passaggio dell’adolescenza: puntualmente, ogni anno, gli studenti trovano un motivo per protestare, che sia l’edilizia scolastica o i riscaldamenti che non funzionano, le leggi della scuola o il governo di turno. Quest’anno è toccato a Salvini e alle sue politiche, a loro dire, di “odio, intolleranza e ignoranza” al centro delle proteste del No Salvini Day.

Ma Salvini sembra aver dimenticato di esser stato studente anche lui e ci è ricascato!

Il capitano non è riuscito a trattenersi neppure questa volta, scatenando i suoi followers contro tre studentesse minorenni, ree di aver manifestato a Milano, venerdì scorso, con un cartello che recitava: «Il mio sogno nel cassetto non è stato rimosso, Salvini sappia che a piazzale Loreto c’è ancora posto». Citando il rapper Kento, le ragazze, appartenenti al collettivo dell’Erasmo di Sesto San Giovanni, hanno rivolto un augurio di morte al Ministro dell’Interno.

Il vice presidente del Consiglio non se l’è tenuta e ha risposto alzando i toni: «Poverette, e ridono pure» – è stato il suo commento sui social. Giustamente irritato, Salvini ha postato la foto delle tre ragazze, visibilmente riconoscibili, dandole in pasto alla gogna mediatica di quanti lo seguono. I suoi followers si sono dilettati in insulti sessisti, praticamente in concomitanza con la giornata per la violenza contro le donne. Ha voluto fidelizzare i suoi supporters con questo gesto o sfruttare a suo vantaggio la situazione?

I collettivi antifascisti hanno subito protestato, mentre la deputata del Pd, Giuditta Pini, ha espresso l’intenzione di presentare un’interrogazione alla Camera.

Poverette le ragazze o poveretto il ministro? La vicenda offre diversi spunti di riflessione.

Al di là del cartello, contestabile o meno, le studentesse hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, partecipando a un corteo politico e manifestando le proprie idee; lo avranno fatto per gioco o perché ci credono, comunque, rispetto a tante loro coetaneeimpegnate a postare i propri selfie hot su Instagram, hanno scelto di far sentire la propria voce, dimostrando che i giovani non sono privi di valori e contenuti, ma hanno anche una loro identità, per quanto possa essere giusta o sbagliata la modalità di esprimersi.

E lui, invece, quel ministro che ci rappresenta e che dovrebbe essere un punto di riferimento per i giovani? A 45 anni, piuttosto che sorvolare sulla provocazione di quel cartello e, anzi, cercare un dialogo o un confronto, dando delle risposte, ha aizzato i suoi seguaci via social in modo banale.

Come pensiamo di poter educare e formare quella che sarà la classe dirigente di domani? Quali valori insegniamo ai nostri figli, ai nostri studenti, se noi, per primi, non li rispettiamo?

Le famiglie chiedono alle scuole di attivare corsi di educazione all’uso consapevole dei social, le nuove norme sugli esami di maturità prevedono che il colloquio si svolga anche sulladisciplina di Cittadinanza e Costituzione, ma con i nostri comportamenti di adulti siamo i primi a disattendere quanto noi stessi ci aspettiamo dai giovani.

Ultima riflessione: il Ministro dell’Interno, da sempre schierato contro la violenza sulle donne, nei giorni scorsi, non solo ha partecipato a vari eventi per il 25 novembre, ma ha addirittura dichiarato di voler portare in Consiglio dei ministri la proposta di introduzione di “bollino rosso” per le denunce di stalking e violenza contro le donne, affinché queste segnalazioni siano prioritarie. Eppure i suoi commenti social lasciano intravvedere una grande considerazione verso il genere femminile oltre al fatto che, in più di un’occasione, ha avuto delle uscite sessiste davvero volgari: non si dimentichi l’episodio della bambola gonfiabile, che ha esibito, durante un comizio, come sosia della Boldrini.

A due anni da quel deplorevole oltraggio sessista, Laura Boldrini è intervenuta alla Camera dei deputati in difesa dell’onorevole di Forza Italia, Matilde Siracusano, insultata sul blog del Movimento 5 Stelle, e, per la prima volta, ha denunciato ufficialmente l’atteggiamento di odio nei suoi confronti da parte del leader leghista oltre all’episodio delle studentesse milanesi. Mara Carfagna, che presiedeva la seduta, l’ha gentilmente invitata a rivolgersi non a Salvini, presente in aula, ma alla Presidenza. Oltraggio su oltraggio? Laura Boldrini è stata addirittura zittita per salvaguardare Salvini? Salvaguardarlo da cosa? Dal ricevere una pubblica accusa, dopo che in questi anni non si è mai sottratto dal colpire la dignità dell’essere donna della Boldrini – oltre che delle donne in generale – piuttosto che il suo operato politico, nei modi più consoni a un leader e vice presidente del Consiglio?

E vogliamo parlare della Carfagna, anche lei donna e impegnata in prima linea per le donne? Come si sentirebbe, se fosse stata messa alla gogna anche lei?

La verità è che da tempo siamo nelle mani di politici che personalizzano i loro ruoli pubblici e conducono battaglie private, assolutamente incuranti del fatto che rappresentano una nazione e il loro incarico richiede decoro e senso di responsabilità come attributi fondamentali.

Lascio a voi trarre le conclusioni.