Inizia un nuovo anno scolastico, che non sarà “il solito”. La “Buona Scuola” ha lasciato e lascerà il segno: alcuni, pensiamo a chi è stato assunto a tempo indeterminato, ne saranno entusiasti; altri un po’ meno, ad esempio chi ha dovuto far valigie in quattro e quattro per trasferirsi a mille km da casa. Restano i dubbi sul preside manager, sulle scuole a due velocità, quelle di serie A e quelle di serie N, sul merito che chissà se e come sarà davvero riconosciuto.

Ma intanto la scuola riparte: in diverse Regioni del Nord gli alunni sono già tra i banchi, nella stragrande maggioranza delle altre ci ritorneranno entro la prossima settimana. E ti vien voglia di girare, nascosto e invisibile, tra quei banchi. A respirare l’adrenalina dei nuovi inizi, l’ansia di chi teme di non farcela, il rossore di chi è stato colpito da un amore a prima vista.

Mistero e magia della scuola, un mondo che, quando ci sei dentro, non vedi l’ora di fuggirne via e, quando lo perdi, sotto sotto ti manca, eccome se ti manca, anche se magari non vuoi confessarlo nemmeno a te stesso.

A  chi quel tempo non l’ha vissuto come si deve non è detto, però, che restino solo rimorsi e rimpianti: oggi van di moda espressioni come “lifelong learning”, per indicare un apprendimento lungo quanto l’intero arco della vita. Si può sempre recuperare e una seconda occasione non si nega a nessuno. Anzi: in tempi di “mobilità e riqualificazione del lavoro”, spesso la seconda, terza e quarta occasione di apprendimento ti vengono imposte.

A chi, invece, è ancora tra i banchi, ci sia consentito rivolgere una pensiero speciale. Che siate bimbi, preadolescenti o teenager, ragazzi cari, non sciupate il vostro tempo. Mordete la vita e andatele incontro. Non c’è niente di più bello di sapere e di imparare a imparare. Non è forse questo che, dicono, ci differenzia dalle bestie?

Certo, imparare è spesso difficile, comporta fatica, costanza nell’impegno, ma cosa c’è che valga davvero nella vita e non richieda sforzo e sacrificio? Il segreto è nel ricercare un senso, una ragione, un “fine”, come ci hanno spiegato don Milani e i suoi ragazzi della Scuola di Barbiana.

Se si ha un fine, magari un fine alto, nobile, grande, tutto diviene sopportabile, quasi leggero, di certo piacevole, a dispetto della fatica. Se, al contrario, si naviga a vista, si ciondola da un giorno all’altro senza sapere il perché e ogni attimo è insopportabile.

Provate a immaginare l’ultima volta che vi hanno costretto a fare qualcosa contro il vostro volere, fosse anche una partita di calcio o una passeggiata: è stato un vero inferno. Ma se è la passione che vi trascina, potreste macinare chilometri, sudare, farvi male in un contrasto di gioco e alla fine ne uscireste felici.

È così anche con la scuola: bisogna amarla per imparare a viverla e non doverla un giorno rimpiangere. Se permettete un consiglio, fate così: il primo giorno di scuola, interrogate voi i vostri insegnanti. Chiedete loro la ragione del loro essere donne e uomini di scuola. Magari vi scoprirete sorpresi dalle loro risposte e magari farà piacere anche a loro tornare alla consapevolezza delle proprie radici.

Poi fate loro ancora un paio di domande: chiedete di spiegarvi l’etimologia di due parole. La prima è “sacrificio”. La seconda , “studio”. Sarebbe bello se scopriste il segreto di un “desiderio” capace di “rendere sacre” le vostre giovani esistenze.

E allora forse non sarà esattamente “buona scuola”, ma che sia davvero buon anno e buona vita a tutti voi che della Scuola, a qualsiasi titolo, fate parte.


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La mia fortuna? Il dono di tanto amore che, senza meriti, ricevo e, in minima parte, provo a restituire. Conscio del limite, certo della mia ignoranza, non sono mai in pace. Vivo tormentato da desideri, sempre e comunque: di imparare, di vedere, di sentire; di viaggiare, di leggere, di esperire. Di gustare. Di stringere. Di abbracciare. Un po’ come Odysseo, più invecchio e più ho sete e fame insaziabili, che mi spingono a correre, consapevole che c’è troppo da scoprire e troppo poco tempo per farlo. Il Tutto mi asseta. Amo la terra di Nessuno: quella che pochi frequentano, quella esplorata dall’eroe di Omero, ma anche di Dante e di Saba. Essere il Direttore di "Odysseo"? Un onore che nemmeno in sogno avrei osato immaginare...