
Ma come vogliamo veramente che sia il nuovo anno?
“Auguri!” – “Auguri!”; “Buon anno!” – “Buon anno a te!” – “Buon anno a te e ai tuoi cari!” – “Buon anno a tutta la tua famiglia!”
E già. E certo.
Ma come vogliamo, esattamente, che sia il nuovo anno?
Quando ne auguriamo, e ce ne auguriamo, uno “buono”, cosa, di preciso, ci aspettiamo perchè sia tale?
Lavoro, famiglia, salute: si capisce, è chiaro.
Tanto più in un anno in cui abbiamo stracciato ogni precedente record negativo quanto al tasso dei disoccupati e dei mezzoccupati (alias “precari”, “esodati”, “quota 96” e chi più ne ha, più ne metta!). Ancor di più se pensi che sono anni che ci dicono che è l’ultimo di crisi e poi invece va sempre peggio…
Certo: il lavoro!
E poi: la famiglia! E come no?
La famiglia bistrattata, strattonata, sconquassata. La famiglia che tutti la nominano e nessuno sa più esattamente cosa sia. Quella che tutti vogliono qualcosa dalla famiglia e tanti (a cominciare dal Governo, anzi: dai Governi…) le negano aiuto. La famiglia, quella che: a meno che tu non sia papa Francesco, #nontiazzardareaparlare di unioni civili, divorziati, patchwork family, figli con utero in affitto e/o a tutti i costi e, di contro, abortiti (dell’aborto non osa parlare nemmeno il giullare Benigni, con buona pace del quinto comandamento). Non azzardarti a parlarne perché non è “politicamente corretto”.
Certo: la famiglia!
E la salute! Vuoi mettere?
La salute che ti ammazzano con l’inquinamento elettromagnetico, il buco nell’ozono, i gas serra, le falde acquifere inquinate, l’aria irrespirabile, i cibi ogm e quelli che costano poco perché fanno male, le bevande gasate, gli alcolici, i superalcolici, il fumo, lo strafumo e le droghe e le dipendenze (tipo quelle dal gioco d’azzardo) pubblicizzate dallo Stato perché portano soldi nelle casse dello Stato e delle Fondazioni amiche.
Certo: la salute!
Vuoi scherzare?
No. Non vogliamo scherzare. Ci piacerebbe sul serio augurare un po’ di felicità. Magari quella fatta di cose semplici. Come un lavoro dignitoso, delle persone che ti amano e che ami, il rispetto del tuo corpo e di quello dell’altro.
Ve lo siete mai chiesto? Chissà come facevano i nostri nonni ad avere poco, pochissimo, quasi niente rispetto a quanto tanti di noi possono avere, eppure ad essere felici. Sì: felici!
Con la schiena spezzata dalla fatica, nemmeno la possibilità di fare una gita fuori porta e, manco a dirlo, zero occasioni di andare a cena fuori o a ballare e sballarsi.
Eppure erano felici!
Allora: buon anno! Un anno felice. Un anno denso di vita.
E di lavoro, famiglia, salute.
Io lo vorrei più vicino all’uomo e a Dio, fatto di più misericordia e carità, meno giudicare, invertiamo la rotta e andiamo verso il mare aperto della vita invece delle certezze della terra… guardiamo oltre ciò che l’occhio può vedere… e qualcosa scopriremo, qualcosa cambierá qualcosa di nuovissimi troveremo… auguri a tutti. Diego.
“Più vicino all’uomo e a Dio”: meraviglioso! Grazie, Diego!