“Azione Cattolica passione per l’Uomo” è il tema che ha aperto, venerdì 13 aprile, presso l’Oratorio Salesiano di Andria,  la serie di incontri per la celebrazione dei 110 anni dell’Azione Cattolica della Diocesi di Andria: Azione Cattolica, passione cattolica!

Intervista al relatore, Luigi Alici, professore ordinario di Filosofia Morale presso l’Università di Macerata e Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana dal 2005 al 2008.

Professor Alici, l’Azione Cattolica diocesana di Andria si ritrova per festeggiare i suoi 110 anni, 150 per l’Azione Cattolica Italiana: solo ricordo o narrazione, che riguarda il futuro?

Gabriel Marcel, quando definisce la speranza, la chiama memoria del futuro. È un’espressione paradossale, che ci aiuta a scoprire il potere generativo della memoria, che non è solo il luogo dove si seppellisce il passato, ma è il luogo in cui noi riconosciamo un debito. Riconoscere un debito è il presupposto che ci impegna a restituire alle future generazioni e questo ci fa progredire, non solo a livello associativo, ma anche ecclesiale, sociale, civile. C’è un rapporto tra memoria e futuro: quanto più sappiamo andare indietro con lo sguardo, tanto più siamo in grado di elaborare progetti. In un momento in cui siamo tutti legati al presente, diventa difficile sporgersi oltre i prossimi giorni e per questo onorare la memoria ha un grande valore educativo anche nei confronti dei giovani!

La storia dell’Azione Cattolica è anche la storia dei laici che hanno maturato la consapevolezza della propria presenza nella Chiesa postconciliare, da corresponsabili. Quale contributo possono dare oggi i laici ed il laicato associato alla Chiesa ed al mondo?

Da un certo punto di vista, all’associazione, senza invocare anacronistici diritti di primogenitura, spetta la responsabilità di continuare a tradurre il Concilio Vaticano II in italiano ed in maniera particolare i ruoli, le idee, i compiti che il Concilio affida ai laici, cioè la capacità di testimoniare la propria fede non semplicemente con gesti scollegati, ma elaborando insieme una progettualità che ci faccia crescere come persone, cioè cristiani e cittadini. Il dono di Papa Francesco di questi giorni, l’Esortazione Apostolica Gaudete et exultate, in fondo riconferma l’invito, che era del Concilio, a sdoganare la santità, cioè a rimetterla nelle pieghe della vita feriale. Questo è un compito generale, poi ci sono dei compiti specifici, per esempio, in questo momento, un nuovo modo di servire il Paese, un Paese così scucito, una capacità di stare dentro la comunità cristiana ma anche di sapersi “allontanare”. Ricordo molto bene che Paolo VI, in un discorso all’AC nazionale, invitava gli aderenti ad essere molto vicini ma anche un po’ “lontani”! Questo doppio passo è per me il compito più attuale per un laico cristiano.

Quale dunque l’impegno per la polis, per il bene comune?

L’Assistente generale di Azione Cattolica, mons. Sigismondi, ha parlato dell’Azione Cattolica come “uno spazio intensificato di Chiesa”, cioè come un laboratorio in cui si impara a tessere relazioni generative. Questo laboratorio non può essere però chiuso, autoreferenziale o limitato all’esclusivo spazio ecclesiale, ma è un laboratorio di grande attualità a livello pubblico. Credo che, senza stravolgere la scelta religiosa, dobbiamo riconsiderare un certo modo di interpretarla come l’occupare una specie di nicchia ecologica tranquilla, che ci esonera dall’entrare nel merito delle questioni pubbliche. Certo, scelta religiosa significa non travasare in una forza politica la vita associativa. Mai, certamente no! Però oggi può significare una rinnovata capacità di elaborare quella forma di etica pubblica, senza della quale poi la democrazia non si esercita e nemmeno le diversità sono possibili! I partiti politici in una democrazia si possono differenziare se si riconoscono tutti in uno spazio di etica pubblica condivisa. Questo può significare per l’associazione interpretare in maniera generativa la scelta religiosa.

A pochi giorni dall’uscita dell’Esortazione Apostolica di Papa Francesco, Gaudete et exultate, che certamente avrà già letto, qual è la sua prima impressione?

È un testo che dobbiamo metabolizzare con amore ed anche con tanto stupore! È un testo molto intenso, non solo per alcune affermazioni particolari che contiene, ma per l’impianto generale che lo costituisce, che invita a riconciliare santità e felicità e a farlo nella ferialità della vita ordinaria. Un laico di Azione Cattolica ci trova molta aria di famiglia, però ci trova anche un invito molto serio a riconsiderare, purificare, attualizzare questa attenzione.