La Turchia: un Paese che non vuol fare i conti con la storia. E con il massacro degli Armeni.

La Turchia: un Paese che non vuol fare i conti con la storia. E con il massacro degli Armeni.

Ci sono popoli destinati ad odiarsi. Spartani e ateniesi, romani e cartaginesi, più vicini a noi francesi e tedeschi, in guerra nei secoli passati per i territori di Alsazia e Lorena. Gli odi e le ostilità, però, prima o finiscono e riempono le pagine di quella che chiamiamo storia, colei che ci ricorda, di continuo, quello che gli uomini sono stati.

Rileggendo la storia non ci verrebbe mai in mente di accusare un romano di oggi per la distruzione di Cartagine, o prendercela con un americano per aver sganciato la bomba atomica su Hiroshima. Certo, conoscere e capire i fatti ci è di aiuto per evitare che in futuro si commettano di nuovo certi errori ma la storia, ormai, non si cambia. Si accetta e diventa patrimonio di un popolo.

Non è però un ragionamento che potremmo fare al premier turco Herdogan e ai suoi ministri.

Loro, la loro storia, non riescono ad accettarla e pretendono che anche l’occidente faccia cosi.

Sono passati cento anni dal genocidio o, come lo definiscono loro, massacro degli Armeni. Gli storici ne sono certi. Nei piani dei governanti di quell’epoca, e sottolineamo di quell’epoca, c’era l’intento, il piano sistematico di sterminio nei confronti degli Armeni, sterminati durante la Prima Guerra Mondiale per motivi etnici e religiosi.

La storia, dicevo, è unanime nel riconoscere quel massacro che costò la vita a un milione e mezzo di Armeni come genocidio. Ci sono le foto, le migliaia di testimonianze e documenti, ci sono interi villaggi e intere famiglie uccise nel deserto.

Ma no, la storia, i testimoni, l’Occidente, mentono: per la Turchia i morti furono al massimo 300 mila, morti nel 1915 a causa della guerra e, soprattutto, se lo meritavano perchè erano nemici dell’Impero Ottomano. Stavano dalla parte della Russia cristiana e quindi sbagliata, secondo loro.

I cento anni appena trascorsi non hanno rimarginato le ferite armene perchè ancora oggi, a questo popolo antichissimo e pieno di storia, è negata la dignità della memoria. Dopo un secolo di solitudine e dolore, agli Armeni tocca ancora sentir dire dai loro carnefici che i loro padri sono morti di fame o sono spariti nel nulla. Non esiste per gli Armeni la verità, per non parlare della giustizia.

È il 2 giugno del 2016. A Berlino, nel Bundestag, il parlamento tedesco, i deputati approvano una risoluzione destinata a lasciare tracce indelebili nei rapporti gia tesi tra Germania e Turchia.

Il paese tedesco colpevole di un altro genocidio, quello degli Ebrei, lo Stato che accoglie al suo interno tre milioni di cittadini di origine turca, il principale sostenitore dell’accordo con la Turchia sui migranti decreta, a distanza di un secolo che quello nei confronti degli Armeni fu un vero e proprio genocidio.

I deputati tedeschi sottolineano la mancanza di responsabilità del popolo turco per fatti accaduti cento anni fa e decisi dal gruppo politico nazionalista “I giovani turchi”. Non solo, il presidente del Bundestag, Lammert, ricorda anche le complicità dell’impero tedesco, alleato dell’impero ottmano durante il primo conflitto mondiale.

Insomma la Germania, prevedendo la reazione turca, ha cercato di addolcire il colpo che la dichiarazione del Bundestag avrebbe avuto sui Turchi.

Ma non è bastato.

La Turchia, come gia accaduto un anno fa, quando a pronunciare il termine genocidio fu papa Francesco, ha reagito in maniera non degna di un paese che spera di entrare un giorno nell’Ue.

“Errore storico”, “Passo irresponsabile e infondato”, “Rapporti compromessi”. Sono solo alcune delle reazioni da parte turca.

La peggiore, almeno a mio avviso, è la reazione del ministro degli esteri Cavusoglu che con un tweet tira in ballo la Shoah: “Il modo per chiudere pagine oscure della propria storia non è infangare la storia di altri paesi con decisioni parlamentari irresponsabili e infondate”.

Insomma, ognuno pensi ai propri errori, ma, almeno su questo punto, possiamo esser certi di una cosa. la Germania, pur se responsabile del più efferato crimine della seconda guerra mondiale ha fatto i conti con il proprio passato, ha accertato, per quanto possibile, la verità di quei fatti. Cosa che non fa la Turchia. L’odio per gli Armeni è lo stesso di cento anni fa e qui non sappiamo spiegarci il motivo.

Tornare indietro è impossibile. Punire i responsabili di fatti accaduti cento anni fa, anche. Ma ammettere i propri errori sarebbe già un piccolo passo per il paese della mezzaluna che in quanto a democrazia e rispetto dei diritti umani sembra esser rimasto a un secolo fa.