Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?(Gianni Rodari)
L’anno che verrà ovvero… ed ecco che un altro anno è volato via.
Un altro tempo si è concluso e sulla nostra mente si affacciano i ricordi belli e brutti del tempo trascorso, ma anche i desideri, le ansie e le speranze di ciò che sarà nel tempo dell’anno che verrà.
Subito dopo la solennità del Natale, tutti si preparano a vivere il Capodanno, stando con i propri cari e stappando lo spumante, segno dell’allegria.
Allo scoccar della mezzanotte è inevitabile che qualche lacrima scenda giù dagli occhi, forse perché c’è una sedia vuota intorno al tavolo della famiglia, o forse perché ci manca qualcuno che è andato per la sua strada, oppure perché il tempo passa e non ne abbiamo preso ancora coscienza, o magari perché l’anno passato ci ha donato una gioia da settimo cielo.
Il presente avanza e il passato ci lascia, il 2015 cede il posto al 2016.
Quanto ancora deve avvenire!
Il futuro, poi, porta sempre con sé un certo mistero: Che accadrà? Come andrà a finire? Sarà un anno sereno, tranquillo? O inquieto e pieno di solchi?
E così facendo si scopre una verità importante: «Non abbiamo poco tempo, ma ne abbiamo perso molto», come amava ripetere Seneca nel “De brevitate vitae”.
Quante cose dette e non fatte, quante parole non dette, quanto tempo perso per raggiungere qualcosa che non dura!
Il nuovo anno sia stimolo a dire parole sensate e meno chiacchiere, a praticare più che a predicare, a ricercare ciò che dura piuttosto che andare dietro a ciò che è immediato e che pian piano scompare.
Continua Seneca: «È stata data una vita abbastanza lunga e abbastanza generosamente per la realizzazione di grandissimi risultati, se tutta fosse impiegata bene; ma quando scorre via nel lusso e nel disimpegno, quando non viene spesa per nessuno scopo buono, alla fine, ci accorgiamo che è passata, che non abbiamo compreso che se ne stava andando. È così: non riceviamo breve la vita, ma tale la rendiamo, e non siamo poveri di essa, ma prodighi».
Un invito a vivere bene la vita, se vogliamo che sia lunga. Aspettando, allora, la mezzanotte e l’anno che verrà, i più sinceri auguri di un anno sereno e di pace a tutti i lettori e agli autori di Odysseo. Che il nuovo anno possa portare più bontà, più giustizia, più bellezza e più amore!
L’ultimo augurio, con le parole di Mario Luzi:
«Vita che non osai chiedere e fu,
mite, incredula d’essere sgorgata
dal sasso impenetrabile del tempo,
sorpresa, poi sicura della terra,
tu vita ininterrotta nelle fibre
vibranti, tese al vento della notte…
[…] Tempo di consentire sei venuto,
giorno in cui mi maturo, ripetevo,
e mormora la crescita del grano,
ronza il miele futuro.
[…] Con lo sgomento d’una porta
che s’apra sotto un peso ignoto, entrava
nel cuore una vertigine d’eventi,
moveva il delirio e la pietà.
Le immagini possibili di me,
passi uditi nel sogno ed inseguiti,
svanivano, con che tremenda forza
ti fu dato di cogliere, dicevo,
tra le vane la forma destinata!
Quest’ora ti edifica e ti schianta».